D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


mercoledì 21 novembre 2012

L'Elite economica vuole che a tutti i costi Monti rimanga



FONTE: COBRAF.COM

«L'élite economica vuole a tutti i costi che Monti rimanga» titolava ieri il Financial Times (*). Per cui Monti rimarrà. E veramente semplice da capire. Perchè gli italiani (forse) si ribellino un poco bisogna prima perdere un altro milione di posti di lavoro con tutte le decine di migliaia di fallimenti che comporta. Ma visto da Washington o Bruxelles non sarebbe un fenomeno che si nota tanto...

...Il «Financial Times» descrive il momento titolando «L'élite economica vuole a tutti i costi che Monti rimanga» e per capire cosa c'è dietro tale sentimento basta ascoltare chi, nei centri studi di Washington, segue da vicino il nostro Paese. «La forza di Monti è nell'essere un leader pulito e solido che ha saputo restituire all'Italia credibilità internazionale dopo Berlusconi», spiega Steve Hanke, docente di Economia alla Johns Hopkins University ed ex consigliere del presidente Ronald Reagan.

Simon Serfay, capo del Dipartimento europeo al Centro di studi strategici e internazionali, aggiunge: «Per capire la popolarità di Monti nella comunità internazionale bisogna tener presente che nessuno conosce identità e profilo dei possibili successori e dunque a molti sembra un salto nel vuoto, tanto più che Monti fa parte di una nuova generazione di leader che, dalla Spagna al Portogallo, stanno dimostrando di voler fare le riforme più necessarie».

D'altra parte i rapporti fra Monti e Obama sono particolarmente stretti: il Presidente americano gli riconosce la capacità di saper «tradurre l'inglese in tedesco», ovvero mediare con la cancelliera Angela Merkel sul cammino dell'Unione monetaria, ed ha maturato nei suoi confronti una fiducia evidenziata dalla scelta di fargli presiedere la sessione d'apertura dell'ultimo G8 a Camp David. Nella telefonata fra i due leader a seguito della rielezione di Obama si è discusso delle elezioni che l'Italia sta per affrontare. Il fatto che Monti non sia candidato a succedere a se stesso apre uno scenario di incertezza sul dopo che in qualche maniera si riflette sui piani della Casa Bianca.... 

Durante gli ultimi giorni della campagna elettorale i portavoce di Obama hanno ipotizzato che, in giugno, vi potesse essere un viaggio in Europa - visto che Barack non ha mai fatto visita all'Ue a Bruxelles ed è stato invitato a Parigi ma la tappa italiana è al momento incerta, in quanto nessuno riesce a immaginare il dopo-Monti. 

«Nell'amministrazione come a Wall Street si spera che Monti resti in sella», sottolinea Hanke. «Per capire questo stato d'animo - aggiunge Serfaty - bisogna rendersi conto che Monti si giova del fatto di essere arrivato dopo Berlusconi proprio come Obama si giova di essere arrivato dopo George W. Bush».

Fra gli interlocutori dell'amministrazione Obama nel tentare di scrutare gli orizzonti politici italiani c'è John Podesta, che come capo di gabinetto di Bill Clinton fu fra i registi della «Terza Via» ipotizzando uno stretto legame fra democratici americani e progressisti europei. Durante la recente Convention di Charlotte, Podesta ha incontrato il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, mostrando interesse per le sue idee. Alla stessa maniera in cui, circa due anni fa, Philip Gordon, braccio destro di Hillary Clinton sull'Europa, incontrò al Dipartimento di Stato il leader del Partito democratico, Pierluigi Bersani.


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