D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


sabato 2 marzo 2013

Additivi alimentari ed iperattività nei bambini


Marianna Gentile, Dipartimento Clinico e Sperimentale di Medicina e Farmacologia, Università di Messina
... L’iperattività, sia a livello motorio che verbale, oltre alla disattenzione e all’impulsività, rappresenta il terzo sintomo costitutivo della sindrome da deficit di attenzione e iperattività, ADHD, (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder), per la cui diagnosi è necessario che tali segni siano presenti almeno per 6 mesi ed aver fatto la loro comparsa prima dei 7 anni di età. 
In base ai criteri diagnostici sistematizzati nel Diagnostic and Statistical Manual Of Mental Disorders (DSM-III; DSM-IIIR; DSM-IV) e nel Diagnostic and Statistical Manual for Primary Care, Child and Adolescent Version (DSM-PC), la diagnosi di ADHD si basa sulla presenza di ≥ 6 dei 9 sintomi di disattenzione oppure ≥ 6 dei 9 sintomi di iperattività\impulsività. 
Sono inoltre a disposizione varie scale di valutazione dei sintomi dell’ADHD e dei disturbi del comportamento.
E’ difficile dare una definizione univoca di “iperattività” nei bambini, perché è facile riscontrarne i sintomi in ogni bambino, infatti, ancora oggi non esiste una classificazione specifica e certa del fenomeno come parametri diagnostici esatti ed univoci.

Per la salvaguardia della salute dei bambini, quindi, risulta di notevole importanza valutare adeguatamente il fenomeno dell’iperattività e/o della disattenzione ai fini di una eventuale diagnosi di ADHD, dal momento che tali segni possono essere spiegati anche con cause non legate alla malattia e che alle cure farmacologiche, previste nel trattamento, è associata una serie di gravissimi effetti avversi. E’ noto che l’iperattività può essere conseguenza di carenze nutrizionali, squilibri degli acidi grassi, accumulo di metalli tossici nei tessuti , disfunzioni dei neurotrasmettitori del sistema nervoso centrale legate a carenze amminoacidiche (in paragone ad altri bambini, quelli con deficit d’attenzione possono evidenziare carenza di fenilalanina, tirosina, triptofano, istidina e isoleucina) e ad allergeni o additivi alimentari.

In particolare, che l’iperattività nei bambini possa essere un’alterazione comportamentale consequenziale ad una reazione ai coloranti ed ai conservanti contenuti in numerosi cibi, di cui i bambini fanno largo uso, è un ipotesi avanzata già a partire dal 1975, dall’allergologo americano Benjamin Feingold, che, conducendo alcune ricerche sull’argomento, dimostrò che i bambini iperattivi, se sottoposti ad una dieta priva di additivi e coloranti alimentari miglioravano sensibilmente il loro comportamento. 

Tale osservazione era stata alla base della restrittiva “dieta Feingold”, divulgata come trattamento per l’ADHD, che prevedeva l’esclusione dalla dieta non solo dei cibi contenenti tali additivi ma anche di aspirina e salicilati naturali. 
Lo studioso aveva infatti rilevato che i salicilati, in alcuni individui, possono causare reazioni allergiche, quali asma ed eczema, e che, eliminando i salicilati dalla loro dieta, si otteneva un cambiamento di comportamento come anche la scomparsa dei sintomi di asma. 
Inoltre, dal momento che molti pazienti allergici ai salicilati reagiscono ad additivi correttivi organolettici (colore, sapore), Feingold postulò che tali sostanze potessero avere un effetto sul comportamento simile a quello dei salicilati nei soggetti sensibili ad essi.

Dagli anni ’70 ad oggi, sono stati condotti vari studi sui possibili eventi avversi da additivi alimentari , in particolare uno di questi, realizzato nel 2004, nell’Isola di Wight, ha ipotizzato eventi avversi sull’iperattività, per una particolare associazione di additivi valutati attraverso il giudizio dei genitori, in bambini di 3 anni affetti dalla sindrome ADHD.
Lo studio, commissionato dalla Food Standards Agency (FSA, Agenzia britannica di vigilanza sui cibi) alla Università di Southampton e recentemente pubblicato sulla rivista Lancet, appositamente disegnato al fine di approfondire ed ampliare i dati della metanalisi, stabilisce chiaramente un legame tra alcuni additivi alimentari largamente diffusi in commercio ed iperattività (disattenzione, impulsività, attività superiore alla norma) e deficit dell’attenzione, nei bambini di 3 e 8-9 anni di età, e non solo in quelli affetti dalla sindrome ADHD. Si tratta di alcuni coloranti come il giallo arancio E110 e E104, l’azorubina E122, la artrazina E102, il rosso cocciniglia E124 e il rosso allura E129 ed un conservante, il benzoato di sodio E211 presenti in merendine, bibite, gelati, caramelle, succhi di frutta, chewing-gum, di larga diffusione.

Ai colori alimentari artificiali ed altri additivi alimentari (AFCA) sono principalmente imputati segni di alterazioni comportamentali quali: attività eccessiva, impulsività, disattenzione ed iperattività, che definisce un quadro comportamentale con sostanziali differenze individuali. I bambini che presentano tali segni, in un ampio range, hanno una buona probabilità di avere diagnosticata una sindrome da deficit dell’attenzione e disturbi da iperattività (ADHD).
A dispetto dell’insuccesso degli iniziali studi , nell’identificare la serie di eventi avversi proposti, una recente meta-analisi di trial in doppio cieco, placebo controllati, rileva un effetto significativo degli AFCA sul comportamento di bambini con ADHD.

La questione di cui ci occupiamo, però, non riguarda gli effetti dei singoli additivi sulla salute umana ma l’interazione fra gli stessi ed alcune categorie di soggetti più deboli, in particolare i bambini, anche perché nella genericità dei casi il loro utilizzo viene giustificato da finalità tecniche o strettamente commerciali.
Infatti, secondo alcuni recenti studi, taluni additivi incrementerebbero i disturbi dell’attenzione e dell’iperattività in bambini già affetti da ADHD e in generale a tutti quelli nella fascia d’età studiata (metà infanzia).
Una ricerca in particolare, si è concentrata, sull’associazione tra tartrazina (colorante giallo, E102, aggiunta nelle bevande gassate, nelle caramelle alla frutta, nei budini, nelle minestre confezionate, nel gelati, nei chewing gum, nel marzapane, nelle marmellate, nelle gelatine, nella mostarda, nello yogurt) e i coloranti blu ed ha puntato il dito sulla famosa sindrome ADHD che tanti bambini moderni sembra colpire: gli studiosi hanno messo in stretta relazione l’iperattività con il consumo contemporaneo di questi due coloranti.

In conclusione i più colpiti sono i bambini, perchè attirati da alimenti colorati con colori sgargianti e dalle consistenze più allettanti. Le lobby alimentari lo sanno bene, infatti sono proprio i bambini sui quali mirano, fregandosene altamente della loro salute. E dietro ad esse , come un'unico meccanismo la big-pharma si sfrega le mani.Boicottate qualsisai cibo industriale, boicottate qualsiasi alimento che contenga qualsiasi additivo, o almeno quelli più pericolosi!!
Qui una lista dei vari additivi alimentari https://www.facebook.com/note.php?note_id=105536982888168

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