Egregi* … Non so a chi rivolgermi in questo periodo di abisso prostituzionale, in cui è difficile trovare un referente a cui rivolgersi. Scrivo a qualcuno – dio solo sa a chi – per mettervi al corrente di un fatto che in questi giorni pesanti pare sfuggirvi: stiamo morendo.
A differenza di molti idioti, assunti in questi giorni dopo anni di tortuoso peregrinare al ruolo di “cittadini” non ho esultato per il suicidio del dirigente della Banca Monte dei Paschi di Siena. Avendo molto rispetto per chi trova il coraggio di porre fine alla sua sofferenza – qualunque essa sia – ho avuto un moto di umana pietà. Lo stesso che ho provato dinnanzi alle vittime della Regione Umbria – tutte le vittime – compreso l’assassino, che lo stesso coraggio ha avuto, ponendo fine al suo travaglio. Pena e dolore per ogni altro che solo nella giornata di ieri ha deciso di smettere la resistenza passiva contro uno stato che ormai non c’è più, devastato dal prima, e finito dal poi.
Posso comprendere la difficoltà di dedicare qualunque tipo d’energia nel correre in nostro soccorso, in questo momento di cambiamento epocale, posso comprendere che dobbiate dedicarvi allo studio dei metodi di questa nuova politica non politica, d’abolizione e di rincorsa al nuovo non potere. Posso comprendere che dobbiate misurarvi con un nuovo avversario che a differenza degli altri tiene coperte le sue carte, ma che comunque, esattamente come nel vecchio sistema, impone di giocare d’azzardo sulle vite di tutti noi. Quello che non comprendo, è altro.
Per esempio perché si mostri al Paese la fine di un uomo – perseguitato dalla magistratura? – un eroe che non ha voluto cedere al potere dei magistrati rossi? – Un uomo che ricopriva una carica importante, per il quale avete trovato il tempo di dichiarare qualcosa, di esprimere un’opinione, una parola di conforto per i suoi familiari.
Non comprendo neppure perché un gesto altrettanto orrendo, violento e inqualificabile, sia stato archiviato frettolosamente come il classico “gesto di un folle”, e a nessuno sia venuto in mente di fermarsi un momento per interrogarsi sulle responsabilità collettive, che hanno armato la mano di quell’uomo. Un pazzo. Ottimo argomento per lavare la coscienza.
E gli altri? L’imprenditore, l’operaio, il venditore ambulante? Per loro non avete trovato alcun tempo. Povera gente incapace di chiedere aiuto – così si liquidano questi morti ignoranti.
C’è qualcuno che possa renderci conto, o si dovrà attendere ancora che abbiate messo a punto le vostre strategie di potere, o di potere non potere? Siamo ancora di casa in quest’Italia di merda, o dobbiamo iniziare noi a pensare qualcosa di veramente nuovo che non preveda ne il vecchissimo, ne l’usato sicuro, con la regola dell’ ognuno per sé?
So di avervi scritto qualcosa di terribilmente impopolare, ma a volte anche io guardo lontano fuori dalla finestra e penso che mi trascinerò fino a quando potrò, dopo di ché me ne andrò – insalutata ospite. Solo che poi rifletto, e anche a me assale la follia. Il sogno di potermene andare in compagnia.
Questa è la vita che mi hanno regalato vent’anni di barbarie berlusconiana, l’ignavia colpevole dei compatrioti, il lassismo di una classe politica che ha tradito tutto ciò in cui noi credevamo, ed ora anche questa gioventù fatta di nulla, che crede di poter trasformare ancora l’Italia da un paese di merda ad una sorta di club esclusivo ‘nzacco alternativo.
Ci state uccidendo.
Rita Pani (APOLIDE)
http://r-esistenza-settimanale.blogspot.it/2013/03/ci-state-uccidendo.html
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