La sua vita è stata stroncata a Roma, nello squallido garage di un condominio periferico, dentro una vettura d’infimo valore, con le gambe contratte sul petto, a causa dello spazio angusto, e poi spezzate per poter far entrare il suo corpo nella cassa. E’ stato ammazzato quando aveva 61 anni e otto mesi circa, dunque nel fiore della maturità, persino giovane in base alle attuali aspettative di vita. (…) E’ stato eliminato con una ferocia bestiale da parte di chi si è arrogato il diritto, ma ha anche avuto, di fatto, il potere, di rapirlo dopo aver sterminato la sua scorta, di tenerlo prigioniero per 55 giorni in condizioni inumane e, alla fine, di scaricargli addosso un caricatore di mitra.
Aveva una famiglia Aldo Moro: una moglie, quattro figli, un nipote che amava teneramente; aveva molti studenti, all’Università, che seguivano i suoi corsi (…)
Ebbene qualcuno ha deciso, come se fosse il Dio della vita e della morte, che Aldo Moro doveva morire e morire in quel modo stupido e straziante. Hannah Arendt ha parlato della banalità del male; qui, ripeto, non si può descrivere la situazione se non adottando la dizione: l’atroce stupidità del male (…)
Nel lungo viaggio, una vera e propria Via Crucis, verso la morte Aldo Moro non ha conosciuto solo l’esultanza della sinistra e la gelida indifferenza della componente di destra e conservatrice dell’opinione pubblica, ma anche la denegazione della sua di identità (…)
Quella mattina del 16 marzo 1978, quando era uscito di casa intorno alle nove ed era passato come sempre in chiesa per il suo quotidiano e intimo incontro con Dio, certo non immaginava che di lì a poco si sarebbe trovato repentinamente al centro di una sparatoria, davanti alla strage della sua scorta, poi rapito, chiuso in una cassa e trasportato verso la sua prigione. Un mutamento, improvviso e radicale, l’annullamento brutale di qualsiasi prospettiva della sua vita quale l’aveva vissuta fino a quel punto, fino a quel momento (…)
Aldo Moro è nato a Maglie di Lecce il 23 settembre 1916. E’ figlio di Renato, maestro elementare, sposato con Fida Stinchi, anch’ella educatrice (…)
Nell’ultima lettera scrive che
“per il futuro, c’è in questo momento una tenerezza infinita per voi, il ricordo di tutti e di ciascuno, un amore grande di ricordi apparentemente insignificanti, in realtà preziosi. Uniti nel ricordo, vivete insieme. Mi parrà di essere tra voi”. E rivolgendosi alla moglie scrive: “bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue mani”. Queste le ultime parole struggenti: “vorrei capire con i miei piccoli occhi mortali come ci si vedrà dopo, se ci fosse luce, sarebbe bellissimo. Amore mio sentimi sempre con te e tienimi stretto”.
Andreotti & Cossiga |
Lui, accusato di vigliaccheria, morirà per la viltà altrui, per la debolezza di un Stato incapace di compiere il suo primario dovere che è quello di proteggere e salvare i propri cittadini; morirà per il tragico opportunismo del sistema politico deciso ad andare oltre lui, senza di lui come se egli non fosse mai esistito (…)
* Giornalista, portavoce e assistente alla comunicazione di Aldo Moro. Autore del libro ALDO MORO, da cui è tratta la predetta citazione, pubblicato da Sellerio nel 2008.
Kissinger e Napolitano |
Dalla prigione in cui era stato rinchiuso dai brigatisti rossi (bieca manovalanza) eterodiretti dalla Central Intelligence Agency - con la compiacenza dell’ambasciatore USA Richard Gardner (intimo del presidente della Repubblica uscente Giorgio Napolitano, che più recentemente ricevuto in pompa magna il criminale internazionale Henry Kissinger, lo stesso Kissinger che aveva minacciato di morte Moro, come si evince anche dalle molteplici testimonianze processuali e documentali - Aldo Moro nella sua lettera a Zaccagnini del 24 aprile 1978, aveva scritto:
“Non creda la Dc di aver chiuso il suo problema, liquidando Moro. Io ci sarò ancora come un punto irrinunciabile di contestazione e di alternativa, per impedire che nella DC si faccia quello che se ne fa oggi. Per questa ragione, per un’evidente incompatibilità, chiedo che ai miei funerali non partecipino né Autorità dello Stato né uomini di partito. Chiedo di essere seguito dai pochi che mi hanno veramente voluto bene e sono degni perciò di accompagnarmi con la loro preghiera e con il loro amore”.
Corrado Guerzoni
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