D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


martedì 12 marzo 2013

Il fisco italiano penalizza sempre di più famiglie e imprese con nuove folli norme


Clicca per ingrandireDue notizie che “segnano” ulteriormente la crisi delle imprese e delle famiglie italiane.
Aumenta dello 0,50% il tasso per il pagamento delle cartelle esattoriali e conseguenzialmente sugli importi rateizzati con Equitalia. Il tasso annuale a questo punto arriva a oltre il 5,50%.
Ma la notizia piu’ grave arriva dal Consiglio di Stato che con una sentenza la n. 6389 del 5.3.2013, che definiamo “schizofrenica”, ritiene che le imprese che rateizzano il debito con Equitalia non possono più partecipare alle gare d’appalto perché come recita la sentenza “chi vuole lavorare con la pubblica amministrazione deve rispettare gli obblighi di correttezza e lealtà”.
Insomma, chi paga le rate regolarmente per estinguere dei debiti tributari è condannato a chiudere.
Le imprese che hanno rateizzano i debiti con Equitalia sono quasi un milione.
EquitaliaCon questa sentenza, se applicata dalla Pubblica Amministrazione appaltante, dice il presidente di Confedercontribuenti Carmelo Finocchiaro, si mette fine al lavoro di centinaia di migliaia di imprese con il conseguente licenziamento di un numero enorme di lavoratori.
Il presidente Finocchiaro chiede provocatoriamente, cosa pensa il Consiglio di Stato, degli oltre 100 miliardi che la Pubblica Amministrazione deve invece alle imprese?
Insomma, questa mattina un risveglio amaro per imprese e famiglie, che arriva direttamente da due organi dello Stato italiano. E’ necessario mettere il punto su queste questioni perché il rischio ormai prossimo è quello della “morte” del nostro Paese, conclude amaramente Finocchiaro.

Nessun commento:

Posta un commento

In un ottica di reciproco scambio di opinioni i commenti sono graditi. Solo da utenti registrati. Evitiamo ogni abuso nascondendoci nell'anonimato. Grazie