D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


mercoledì 13 marzo 2013

Lo Stato-Stato contro lo Stato-mafia


di Giorgio Bongiovanni - 11 marzo 2013
Quella appena trascorsa è stata davvero una settimana di grandi novità per quanto riguarda il “fronte antimafia”. Una serie di notizie, apparentemente slegate tra loro, ha acceso il panorama politico nazionale rievocando sconcertanti ed inquietanti parallelismi con la storia che ha contraddistinto il nostro Paese in quel terribile biennio stragista del ’92-’93. Erano quelli gli anni che hanno sancito la fine della Prima Repubblica contraddistinta da una profonda crisi istituzionale, con lo scoppio dello “scandalo Tangentopoli” che mise in risalto uno scenario di corruzione politica sistemica, e dalla dirompente crisi economica-finanziaria, con l’Italia sulla soglia del fallimento ed una moneta (la lira) svalutata del 7%. Per superare il momento il Paese si aggrappò ad un governo tecnico (governo Amato) che venne anticipato appena di un mese dall’elezione a Presidente della Repubblica di Oscar Luigi Scalfaro (succeduto a Cossiga).
E le stragi di mafia (da Capaci a Via d’Amelio, agli attentati con strage di Roma-Firenze e Milano) entrano da protagoniste in quegli anni bui. Ad oltre vent’anni di distanza il quadro cambia di colore ma nel concreto resta pressoché invariato se non addirittura appare più drammatico. Oltre ad attraversare una difficile crisi economica il Paese è anche preda di un vuoto di potere che si manifesta, per il momento, nell’assenza di un nuovo Governo a distanza di due  settimane dal voto. Un Governo che tra un mese dovrà votare colui che sarà il prossimo Capo dello Stato. E in questo scenario di incertezza già si respirano avvisaglie di possibili fibrillazioni, con nuovi attentati all’orizzonte. Il rogo alla Casa della Scienza avvenuto a Napoli rappresenta, a nostro giudizio, un messaggio da parte di quei sinistri poteri vicini allo Stato e che sono legati alle organizzazioni criminali. Che qualcuno stia intavolando una nuova trattativa per un nuovo accordo politico-criminale non è un’ipotesi peregrina. E’ già avvenuto in passato che, a colpi di bombe, tra mafia e Stato si sia aperto un dialogo. E’ notizia dei giorni scorsi il rinvio a giudizio di tutti gli imputati al processo di Palermo sulla trattativa (da Mancino a Dell’Utri, da Mori a Subranni; ad eccezione di Mannino, che sarà processato con il rito abbreviato, e Provenzano, la cui posizione è stata al momento “congelata”). Un risultato importantissimo frutto del duro lavoro d’indagine, iniziato negli anni novanta con l’apertura del fascicolo “Sistemi Criminali” da parte dei pm Roberto Scarpinato, Antonio Ingroia, Guido Lo Forte e Nico Gozzo, ed oggi condotto dai pm Antonino Di Matteo, Francesco Del Bene, Lia Sava e Roberto Tartaglia, coordinati sino a pochi mesi fa dallo stesso Ingroia ed ora dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi.
Alla notizia del rinvio a giudizio, con lo Stato-Stato che processerà lo Stato-mafia, si è aggiunta la notizia dell’apertura di un secondo fascicolo in cui i pm hanno iscritto nel registro degli indagati alcuni membri legati ai Servizi segreti italiani. Un’indagine che potrebbe comprovare come importanti apparati dello Stato, che ancora oggi si trovano ai vertici del potere, siano stati corresponsabili, o peggio ancora mandanti, degli eccidi dei giudici Falcone e Borsellino e delle stragi del ’93 di Roma, Firenze e Milano. E’, infine, notizia di oggi la decisione da parte della Cassazione di dichiarare ammissibile il ricorso presentato dagli avvocati di Massimo Ciancimino contro la decisione del gup Riccardo Ricciardi di distruggere senza il contraddittorio tra le parti, le intercettazioni delle telefonate tra l’ex ministro Nicola Macino e il Capo dello Stato Napolitano. Resta quindi acceso, anche se si dovrà attendere il prossimo aprile (ovvero quando la Suprema Corte entrerà nel merito della questione), l’ultimo barlume di speranza per conoscere quel che si sono detti l’ex ministro degli Interni, indagato nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa per falsa testimonianza, ed il Presidente della Repubblica.
Di fronte a tali notizie la nostra speranza è che, al posto del frastuono delle bombe, a scoppiare sia un’entusiasmante e rivoluzionaria ricerca delle verità. Responsabilità che porta non solo la magistratura e la società civile, ma anche quelle nuove forze politiche scese in campo proponendo un’ aria diversa. E tra questi inseriamo anche il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo e Casaleggio.
Che siano loro i promotori di una storica Commissione d’inchiesta parlamentare sulle stragi. Avrà il Movimento 5 Stelle il coraggio di approfondire i fatti della trattativa sul piano storico-politico? Avrà il coraggio, la determinazione e la severità per mettere sotto inchiesta ed interrogare i politici ed i membri delle istituzioni che sono scesi a patti con la mafia? Sapranno servire lo Stato i nuovi giovani parlamentari e quindi lavorare in concerto con i magistrati di Palermo nella ricostruzione di questa inquietante verità?
In foto: il pm Antonino Di Matteo
Foto © Castolo Giannini
http://www.antimafiaduemila.com/2013031141615/giorgio-bongiovanni/lo-stato-stato-contro-lo-stato-mafia.html




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