Foto di Emilio Scappini
Una città si è ribellata, è scesa in piazza e ha detto NO all'apertura dell'ennesima sala da gioco a Genova. Oltre mille persone hanno risposto all'appello di Don Andrea Gallo che dalle pagine di facebook ha lanciato il grido "NO casiNO" e in due giorni il tam tam da virtuale è diventato reale. L'eco della protesta è arrivato presto anche in Comune che in tempi record ha trovato i cavilli per impedirne l'inaugurazione: "non è stata dimostrata la disponibilità di parcheggi pertinenziali imposti dall'articolo 17 del P.U.C. Sono inoltre ancora in corso le verifiche rispetto della sussistenza delle distanze minime della sala dai luoghi sensibili tutelati dalla legge regionale 17/2012 (istituti scolastici, centri ed associazioni sportive, parco pubblico con verde attrezzato)", così recita il comunicato stampa firmato dal sindaco Marco Doria.
Saltata l'inaugurazione che avrebbe dovuto avere come madrina Nicole Minetti, resta confermata la protesta. "Dove sono i posti di lavoro?" urla Don Gallo in piedi su una sedia in mezzo alla gente "È l'ora che i cittadini si riprendano le piazze, qui non vogliamo le tette della Minetti. Se vogliamo cercare le prostitute sappiamo dove andare. Non ce le devono portare qui. Genova lotterà perché ci sia una regolamentazione delle sale da gioco. Vengano con noi anche il sindaco, i cardinali e i prefetti per rendere le città a misura umana".
Al microfono si alternano poi tante testimonianze di cittadini, amministratori locali, lavoratori, sindacalisti, giovani e studenti che denunciano un degrado e una crisi ormai insopportabile in una città che vede un tasso di disoccupazione fra i più alti in Italia.
"Non ne possiamo più di vedere come in un momento di crisi come questo si risponda solo con l'apertura di sale da gioco, lucrando sulle difficoltà della gente, che esempio possiamo dare ai nostri ragazzi?" dice Giusy Vecchio pegliese e madre di un'adolescente. Ci sono tanti giovani in piazza, Roberta e Michela ricordano come solo dieci anni prima al posto della sala gioco ci fosse un punto d'incontro dove i bambini giocavano: "lì abbiamo festeggiato l'ultimo Carnevale in maschera". Ma la lotta è appena iniziata, sottolinea in chiusura Domenico "Megu" Chionetti, "come già è successo al cinema Palazzo a Roma, dove i residenti hanno impedito l'apertura di un casinò e ne hanno fatto invece un centro culturale, anche Genova si ribellerà. Perché non si tratta solo del "gioco", spesso in questi luoghi si ricicla denaro sporco, si consumano droga e alcol, ci si prostituisce".
Se il messaggio non fosse ancora chiaro conclude Don Gallo: "Ci rivedremo ancora in piazza. E ricordiamoci che nessuno si libera da solo, ci si libera tutti insieme. Riconquistiamo la città e rendiamola a nostra misura".
A manifestazione conclusa fra la gente resta la soddisfazione di essere tornati in piazza, di essere riusciti con una mobilitazione dal basso a farsi sentire dagli amministratori locali che improvvisamente hanno deciso che qualcosa andava fatto. La Slot House è infatti aperta da diversi mesi, nessuno però se ne era accorto a parte i cittadini e Don Gallo.
Saltata l'inaugurazione che avrebbe dovuto avere come madrina Nicole Minetti, resta confermata la protesta. "Dove sono i posti di lavoro?" urla Don Gallo in piedi su una sedia in mezzo alla gente "È l'ora che i cittadini si riprendano le piazze, qui non vogliamo le tette della Minetti. Se vogliamo cercare le prostitute sappiamo dove andare. Non ce le devono portare qui. Genova lotterà perché ci sia una regolamentazione delle sale da gioco. Vengano con noi anche il sindaco, i cardinali e i prefetti per rendere le città a misura umana".
Al microfono si alternano poi tante testimonianze di cittadini, amministratori locali, lavoratori, sindacalisti, giovani e studenti che denunciano un degrado e una crisi ormai insopportabile in una città che vede un tasso di disoccupazione fra i più alti in Italia.
"Non ne possiamo più di vedere come in un momento di crisi come questo si risponda solo con l'apertura di sale da gioco, lucrando sulle difficoltà della gente, che esempio possiamo dare ai nostri ragazzi?" dice Giusy Vecchio pegliese e madre di un'adolescente. Ci sono tanti giovani in piazza, Roberta e Michela ricordano come solo dieci anni prima al posto della sala gioco ci fosse un punto d'incontro dove i bambini giocavano: "lì abbiamo festeggiato l'ultimo Carnevale in maschera". Ma la lotta è appena iniziata, sottolinea in chiusura Domenico "Megu" Chionetti, "come già è successo al cinema Palazzo a Roma, dove i residenti hanno impedito l'apertura di un casinò e ne hanno fatto invece un centro culturale, anche Genova si ribellerà. Perché non si tratta solo del "gioco", spesso in questi luoghi si ricicla denaro sporco, si consumano droga e alcol, ci si prostituisce".
Se il messaggio non fosse ancora chiaro conclude Don Gallo: "Ci rivedremo ancora in piazza. E ricordiamoci che nessuno si libera da solo, ci si libera tutti insieme. Riconquistiamo la città e rendiamola a nostra misura".
A manifestazione conclusa fra la gente resta la soddisfazione di essere tornati in piazza, di essere riusciti con una mobilitazione dal basso a farsi sentire dagli amministratori locali che improvvisamente hanno deciso che qualcosa andava fatto. La Slot House è infatti aperta da diversi mesi, nessuno però se ne era accorto a parte i cittadini e Don Gallo.
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