Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
È musica per le mie orecchie e sinfonia per la mia anima. Gli infermieri americani stanno finalmente rendendosi conto della gravità di quanto i vaccini possono danneggiare il proprio corpo e quello dei bambini.
Uno studio sui vaccini mostra che gli infermieri americani hanno una fiducia molto bassa nelle autorità sanitarie dopo che la vaccinazione per la pandemia influenzale H1N1 si è dimostrata un falso.
La frode pandemica H1N1 del 2009 perpetrata dalle autorità sanitarie in tutto il mondo sembra aver fallito quella che era la trama orchestrata. Invece di rafforzare l’efficacia della vaccinazione come da più parti “è sostenuto”, in realtà ha creato maggiori dubbi anche all’interno della categoria medica e infermieristica.
Ciò che reputo spiacevole è che molti di questi colleghi infermieri rifiutano le vaccinazioni per se stessi, ma procedono ancora a somministrare questi veleni ai neonati per proteggere il loro rapporto di lavoro. Questo è abbastanza vile, contraddittorio e per lo meno vergognoso, non solo come professionista della salute, ma come essere umano.
L’obiettivo dello studio era di identificare le barriere e le ragioni dei perché gli infermieri hanno scelto di fatto di non vaccinarsi contro la pertosse, nonostante il fatto che il vaccino contro la pertosse è il vaccino che questi infermieri somministrano ai neonati ogni giorno.
Due grandi temi e due temi minori sono stati identificati basandosi su metodi qualitativi, come descritto nella letteratura.
Mancanza di fiducia nelle autorità sanitarie
La maggior parte degli infermieri in tutti i gruppi focus, a variabilità di gradi, hanno espresso una mancanza di fiducia nelle autorità sanitarie per quanto riguarda la loro raccomandazione ad essere vaccinati. Questo è soprattutto legato alla recente bufala pandemica influenzale H1N1.
[...] c’è stato un cambiamento drastico nella fiducia [...]
[...] mi sento veramente in crisi di fiducia per la vicenda della influenza suina [...]
La diffidenza globale generata durante la pandemia A/H1N1 si è però rivolta direttamente anche contro il vaccino per la pertosse, quando essi sono stati invitati a vaccinarsi.
Trattamento degli infermieri da parte del datore di lavoro
Gli infermieri americani hanno espresso la loro frustrazione nei confronti dell’amministrazione e hanno lamentato il trattamento ricevuto da parte dell’amministrazione che non ha avuto alcun rispetto nei loro confronti come “individui”.
Alcuni dei commenti che riguardavano il vaccino contro la pertosse, sono:
[...] essi devono trattarci come esseri umani [...]
[...] non siamo soldati [...]
La maggior parte dei commenti correlati al vaccino influenzale, sono:
[...] noi eravamo minacciati, abbiamo ricevuto più e-mail che ci chiedevano chi si è vaccinato e chi non si è vaccinato e perchè non si è vaccinato [...]
Il diritto all’autonomia
Gli infermieri hanno espresso sentimenti contrastanti di fronte alla insistente raccomandazione del Ministero della Salute, a tutela degli operatori sanitari, di essere vaccinati. Non vogliono che gli venga detto cosa devono fare e rivendicano una decisione autonoma.
Al riguardo della pertosse:
[...] Un’infermiera ha avuto casi di pertosse in ospedale ed è risultata sieropositiva. Ecco che allora tutti gli infermieri sono stati invitati a vaccinarsi per essere immunizzati, ma nessuno ha voluto sottoporsi a vaccinazione ed essa ha ritenuto questo comportamento più che corretto!… cosa siamo? in regime da Unione Sovietica?… Per principio non mi vaccino nemmeno quest’anno[...] afferma l’infermiera.
Al riguardo dell’influenza:
[...] se voglio, mi vaccinerò, io sono un adulto, sono responsabile, se vogliono che mi vaccino, esso non servirà comunque [...] dice un medico.
All’interno di questo conflitto, tra se stessi e la professione, tutti gli intervistati volevano che fosse data la possibilità di decidere autonomamente se farsi vaccinare oppure no.
Sapevano che dovevano lavorare come da “istruzioni operative” per quanto riguarda il rapporto coi neonati. Tuttavia, essi non accettavano le raccomandazioni alla cieca fornite per se stessi.
[...] c’è una linea di condotta che separa me stesso dal vaccinare all’essere vaccinato. Personalmente sono contro le vaccinazioni, ma non sono contro la politica nazionale per quanto riguarda i vaccini, chi vuole può richiedere di essere vaccinato [...]
[...] non voglio che nessuno mi obblighi ad essere immunizzato, non voglio, anche se è obbligatorio, anche se si tratta di pertosse, non voglio essere vaccinato [...]
Sfiducia nei confronti dell’informazione sanitaria
Molti infermieri hanno affermato che le informazioni ricevute non erano adeguate e non rispondevano alle loro esigenze. Hanno ritenuto che le informazioni ricevute non erano di aiuto alle famiglie, ai consulenti legali, o sufficientemene chiare per assumere decisioni in merito alle vaccinazioni. Questa è stata nel contesto la loro forma di sfiducia nei confronti del Ministero della Salute.
[...] con l’influenza suina c’era un sacco di disinformazione ancor prima dell’inizio, e c’era un sacco di confusione all’inizio [...]
[...] voi non potete farci il lavaggio del cervello proprio a noi, si aspettano che noi dimentichiamo quello che è stato detto tre mesi fa o un anno fa e ci sia un nuovo inizio, parte di ciò che abbiamo fatto noi non era così giusto, ora dobbiamo fare qualcos’altro … Si può fare sul posto di lavoro ma non posso nella mia vita privata [...]
Un modello di ruolo
La maggior parte degli infermieri non si considera come “modello di ruolo” e sostengono che non dovrebbero essere tenuti a rivelare i loro comportamenti personali o credenze ai pazienti che pongono domande su loro stessi. Tuttavia, alcuni infermieri hanno avuto problemi con la loro decisione di non essere immunizzati, nei dibattiti che erano iniziati tra gli infermieri in tutti i gruppi focus.
[...] quello che faccio come persona e le mie convinzioni come professionista non sono rilevanti per tutti [...]
Paura degli effetti collaterali
Gli infermieri hanno raccontato le loro esperienze in merito agli effetti collaterali dei vaccini. Hanno ritenuto che, tra il rischio di contrarre la malattia e la gravità della stessa, non valeva la pena di correre il rischio di farsi iniettare un vaccino che non era in uso abbastanza a lungo da sapere quali erano gli effetti collaterali. Questo comportamento è stato diretto sia verso vaccini per l’influenza che verso la pertosse, e avevano la reale sensazione che le autorità li stavano usando come cavie.
Il vento sta cambiando e il gioco della vaccinazione sta finendo
Non ho alcun dubbio che vedremo un giorno la fine delle vaccinazioni e sarà svelata la pratica barbarica che è veramente, specialmente su neonati e bambini.
Gli ideali antivaccinalisti espressi dagli infermieri americani sono un’indicazione della resistenza all’interno di circoli medici. Emozioni e atteggiamenti, quali la paura nei vaccini e la sfiducia nelle autorità sanitarie, sono i fattori principali rilevabili anche dai bassi tassi di conformità che avvengono sistematicamente nella pratica vaccinale.
Questi atteggiamenti e soprattutto le emozioni possono influenzare le azioni verso altri vaccini in futuro. Alla fine i medici e gli studenti di medicina inizieranno a porsi sagge domande in merito alla pratica vaccinale. Il castello di carte si sta sgretolando e le bufale sulle vaccinazioni, vendute dalle autorità sanitarie, hanno promosso un senso di consapevole responsabilità nella popolazione esposta.
Si autodefiniscono comuni “virtuosi”, quei probi enti locali che presentano bilanci meno sgangherati e bricconi delle varie amministrazioni salite agli onori della cronaca giudiziaria. Verrebbe però da interrogarsi su certe virtù più pelose delle carità. Ve ne sono magari alcuni che si dedicano a lungimiranti e oculati esercizi di risparmio energetico, di razionalizzazione dei servizi. Ma in altri la lezione dell’austerità punitiva ha attecchito come un vizio contagioso, per la perversa tentazione di fare bella figura con chissà che fantasmatica autorità di controllo pronta a dare bei voti ai tagli, più che con i cittadini chiamati a partecipare di questa esibizione di composto sacrificio collettivo. E si è radicata anche quell’aspirazione di matrice pedagogica, che piace tanto al governo, a educare i cittadini secondo una didattica dimostrativa ed esemplare perché si pentano di chissà che esuberanze consumate nei tempi delle vacche grasse, perché si ficchino in quelle benedette teste che i diritti vanno pagati, che spetta alle autorità erogarli secondo propri criteri di merito, che l’welfare non c’è più per colpa di qualcuno: di quelli che se ne sono approfittati, degli immigrati che non se lo meritavano, dei cittadini sleali che si sono fatti prescrivere medicine inutili, dei meridionali parassitari che pesano sul nord operoso – perché i comuni virtuosi insistono soprattutto in quei territori e i morigerati irriducibili sono bi partisan. Mentre non si fa molta menzione di poco frugali dirigenti politici, di poco temperanti amministratori convinti dal gioco d’azzardo dei derivati, dell’egemonia bancaria che ha rapinato e continua a sottrarre risorse, di grandi evasori spesso riconoscibili in integerrimi concittadini, preoccupati delle rapine in villa.
Così a Brescia, è stato negato l’accesso ai servizi di trasporto e mensa a 321 bambini,” indigeni” e non, di cui i 72 del campo nomadi di via Borgosatollo. Per il comune la soluzione è solo una: le famiglie paghino i debiti, o non se ne fa niente. più penalizzati sono i piccoli che devono raggiungere la scuola dall’accampamento rom, percorrendo strade trafficate. Ma fa sapere il Comune, attento a criteri di equità, se “transigessimo per quei 72, commetteremmo un’ingiustizia verso gli altri 249”. E per quanto riguarda poi la mensa, il Comune propone rateizzazioni dei debiti delle famiglie morose o una soluzione “domestica”: i bambini, compresi i 72 costretti a un percorso da rally, potrebbero pranzare a casa e poi tornare alla scuole dell’obbligo, dove i servizi e l’uguaglianza sono invece un optional.
All’Ada Negri di Cavenago invece ai figli delle 120 famiglie ree di non pagare la retta viene concesso di accedere a un corner allestito alla bisogna per mangiare quello che si sono portati da casa, nel ghetto della “sciscetta” o della rosetta. Ma non c’è malizia, per carità, in questa procedura di esclusione e emarginazione: il Comune guidato da un sindaco di centro sinistra è ligio alla norma che proibisce di far entrare nei locali della mensa cibi preparati altrove, insomma prodotti che non provengano dalla società che fornisce il servizio di ristorazione, la multinazionale francese Sodexo (un fatturato da 16 miliardi e 47 milioni di euro) che reclama dal Comune la liquidazione degli arretrati. Anche in questo caso tra i 120 “discriminati” e schedati come morosi ci sono figli di immigrati ma ormai la qualità del razzismo è cambiata o è diventata più esplicita, sono i poveri di qualsiasi colore e qualunque sia il sapore del contenuto del tegamino, a subire la segregazione come una punizione. Anche gli indigeni sono indigenti e vengono colpiti là dove sono più vulnerabili, che i figli so’ piezzi e core e così il povero paga con una doppia vergogna, nei confronti del creditore e delle proprie creature che scontano con l’isolamento, con una diversità inspiegabile.
In pieno primato dell’ideologia della precarietà, solo la miseria è inflessibile. E colpisce con un senso di perdita irrimediabile anche in quei territori che si credevano inviolabili dalla povertà, quelli del Nord opulento, nei quali la regressione economica si connette a un coevo declassamento civile, e la privazione viene intesa come una sottrazione di qualcosa che sembrava naturale e inalienabile. E che ha prodotto e produrrà rancore, risentimento e quella invidia livorosa che una volta aveva una sua verticalità, dal basso verso l’alto. E che ora invece si sviluppa orizzontalmente, tra uguali e perfino in chi sta giù, al di sotto, colpevole di esistere, di aspirare al poco che si possiede, anche solo alla rabbia che tutti rivendicano, come un privilegio. Nell’espropriazione che stiamo subendo quella della solidarietà è la rapina più atroce. Condanna corpi nudi e indifesi all’emarginazione e alla solitudine in paesaggi sempre più poveri di bellezza e armonia, sottoposti alla feroce prova dello spaesamento in territori geografici e umani deformati dalla speculazione e dal profitto, tra le spire di svincoli, tangenziali, al cospetto delle nuove cattedrali dell’outlet, imbarbariti e ostili alle relazioni, agli affetti all’aiuto reciproco, alla civiltà.
Giorni intensi per il nostro premier golpista. Difatti, Mario Monti è voltato al di là dell’oceano, negli Stati Uniti. I capi l’hanno richiamato al quartier generale. Ci sono nuovi ordini da prendere. La prima tappa, da buon credente, è stata la borsa di Wall Street, tempio del mercato ultraliberista del capitale globalizzato. Poi ha bussato alla porta dei sacerdoti della speculazione finanziaria: Moody’s, Soros e Goldman Sachs.
In seguito è intervenuto all’assemblea delle Nazioni Unite, un debutto per lui, non perdento occasione di ricordare che questa in atto è la peggiore crisi della storia.
“Ormai e’ chiaro che avere piu’ Europa sia un interesse globale” ha sottolineato il tecnocrate liberista. Capite? E’ un interesse globale, quindi non è vero che gli Stati Uniti spingono per la disgregazione dell’Unione europea, sono solo luoghicomuni e falsità piddine.
Poi, citando uno dei padri nobili dell’europeismo, il filosofo francese Jean Monnet, ha ricordato uno dei mantra della oligarchia europea al potere: “L’Europa sara’ costruita’ passando attraverso le crisi“.
Se questa crisi non è creata a tavolino per schiavizzare i popoli, è di sicuro usata e fomentata per raggiungere gli scopi dei poteri forti della finanza: superstati centralizzati, base essenziale per la creazione di un Nuovo Ordine Mondiale.
Infine, ma non per importanza, il banchiere bocconiano ha partecipato all’incontro delCouncil on Foreign Relations (CFR), vero ministero degli esteri degli States.
Qui ha dato contezza del suo totale asservimento ai poteri ombra che dirigono le sorti delle nazioni e dei popoli.
Tutti ricordate quando agli inizi di Settembre dichiarò intervenendo al forum Ambrosetti, in quel di Cernobbio:
“Il mio orizzonte finisce ad aprile 2013“.
Anche se aveva nettamente lasciato uno spiraglio aperto, scatenando l’entusiasmo di politici, manager e di tutti quei personaggi che affollano i circoli elitari tanto cari a Mario Monti, dove oramai è stato spostato il potere decisionale.
Negò una sua candidatura ma nel contempo auspicò una continuità di governance:
“È sicuramente episodica, transeunte e limitata nel tempo l’esperienza del governo tecnico. Ma sono sicuro che non sarà limitata nel tempo l’esperienza di una maggiore penetrazione dei saperi e delle competenze professionali nell’attività politica con una maggiore consapevolezza del quadro internazionale ed europeo“.
Ciò significa che la politica partitica e democratica avrà sempre più un ruolo marginale. Tutto ciò che sarà avverso sarà etichettato come “populismo”, ma del resto è quello che già avviene oggigiorno.
Sta di fatto che l’alto traditore Giorgio Napolitano ha eletto Senatore a vita Mario Monti, quindi lui sarà presente e decisivo fino alla sua dipartita, le elezioni sono un dettaglio.
I poteri forti lo acclamano, l’investitura è avvenuta, si devono trovare solo le modalità “democratiche” per mantenere Mario Monti alla guida dell’Italia.
“Un proseguimento della premiership? Se ci dovessero essere circostanze speciali, che io mi auguro non ci siano, e mi verrà chiesto, prenderò la proposta in considerazione“.
Mentre in una intervista a BloombergTv aggiunge:
“Non ho piani o desideri specifici per il futuro. Voglio che le forze politiche, i mercati e la comunità internazionale sappiano che sarò sempre lì“.
Capite? Lui c’è e ci sarà a prescindere. E’ un uomo che da oltre trentanni serpeggia nel dietro le quinte della politica nazionale, questo è un dettaglio che molti ingenuamente trascurano.
I leader di partito sanno che l’unico modo per rimanere in Parlamento è appoggiare Monti senza remore e titubanze. Sono tutti propensi e concordi per un MontiBis e l’hanno più volte affermato, al di là delle posizioni di facciata, senza mezzi termini.
Che vi sarà una impasse è fuori dubbio. I due principali partiti non andranno con tutta probabilità molto oltre il 20% ciascuno. Avremo un governo di “larghe intese”, un’accozzaglia di roditori senza nessun nesso logico. Dove potrebbero mai andare? Questa sarà la “scusa”per continuare con la tecnocrazia finanziaria predatoria.
Il teatrino elettorale servirà solo a dare parvenza democratica ad un paese totalmente spogliato della sua sovranità.
Che ci piaccia o meno, avremo un altro governo tecnico il cui unico compito sarà l’annessione bancaria e fiscale degli Stati nazionali nell’Europa totalitaria. Non l’Europa dei popoli, di cui molti si riempiono la bocca, ma l’Europa degli schiavi, l’Europa della mano d’opera a basso costo per continuare ad essere competitivi sui mercati internazionali, l’Europa del libero mercato, dell’unicità e della distruzione del particolare.
Così, mentre in Italia siamo impegnati in lotte fratricide, pensando di essere fighi e alternativi, “ispirate” da vecchie ideologie inculcate ad arte per “dividere e comandare”, questi si pappano le ricchezze del Belpaese e ci svendono come merce sui mercati globali.
Siamo nell’anticamera del caos.
“Solo un disordine prolungato può giustificare l’instaurazione di una dittatura. Il disordine sistematico paralizza la vita economica e sociale, rende difficili i rapporti con l’estero, aggrava la miseria, discredita in modo irrimediabile le istituzioni, rende incerto ogni progetto e finisce col far apparire la dittatura come l’unica salvezza. Dal disordine permanente scaturiscono le condizioni spirituali in cui l’uomo della strada perde la pazienza, abbandona ogni ritegno e ripete a tutti quelli che incontra, anche agli sconosciuti: Venga chiunque, venga anche il diavolo con sua nonna, purchè governi seriamente e faccia una buona volta cessare questo caos“.
[Ignazio Silone - La scuola dei dittatori]
Non è proprio quello che è successo prima dell’arrivo di Mario Monti?
Questa dittatura usuraia non è caduta dal cielo e non ha sottomesso uomini liberi, ma folle già educate ad ubbidire da tutte le forme della vita democratica.
L’unica vera ribellione è il boicottaggio. Il resto sono armi del sistema per dare libero sfogo alla massa, per dare speranza e false illusioni. Se non comprendiamo questo non abbiamo compreso il meccanismo infernale sistemico che ci lacera lentamente e quotidianamente, senza sosta e senza pietà.
E’ ora di impare dalla storia e proporre forme di rivolta differenti.
Altrimenti non ci resterà che ammettere: un Monti è per sempre…
Negli scontri di Madrid tra i manifestanti e la Polizia davanti al Parlamento c'era qualcosa di nuovo. Le immagini non trasmettevano solo le cariche, le manganellate, i corpi di persone incoscienti trascinate di peso a cui ormai siamo abituati, ma un clima daguerra civile. I manifestanti avanzavano indifferenti ai colpi, non si curavano delle conseguenze, delle denunce e della galera. Non erano black block, ma gente normale con la faccia rassicurante del vicino di casa senza più niente da perdere. Avevano la stessa faccia dell'operaio dell'ALCOA che a Roma si diceva disposto a morire piuttosto che rinunciare al posto di lavoro che gli consente di mantenere la famiglia o la disperazione dei lavoratori dell'ILVA che sanno di barattare un misero stipendio con la salute e con la morte dei loro stessi figli. Non sono solo le aziende italiane a chiudere o a fuggire in Europa per sopravvivere, anche le multinazionali se ne vanno o tagliano il personale come la Fnac e la McDonald. Licenziano centinaia di persone, un numero che ormai non viene nemmeno preso in considerazione dai media, non fa più notizia. La rabbia spagnola è contro le misure del governo, contro una povertà che si credeva superata per sempre, contro la politica della BCE, non è rivolta contro le ruberie dei politici, contro uno Stato predone e arrogante, contro leggi disegnate su misura dai parlamentari per rubare nella legalità. Rajoy e il suo predecessore Zapatero non sono accusati di truffa, malversazioni, corruzione, appropriazione indebita. Eppure, negli occhi degli spagnoli alla Puerta del Sol che gridavano "No nos rapresentan!" o "La voce del popolo non è fuorilegge", c'era una rabbia che mi ha ricordato la folla fuori dal palazzo diCeaucescu prima che fuggisse in elicottero diretto verso la sua fine. In Italia i politici hanno persino lo stomaco, dopo decenni di silenzio, al presagire dei forconi alle porte, di dichiarare di voler urgentemente una legge anti corruzione, di cambiare la legge elettorale, di ridurre gli stipendi dei politici, di abolire i vitalizi parlamentari. Meretrici pitturate che si fingono vergini per proporre un nuovo matrimonio ai cittadini. Nessuno ammette le proprie colpe, nessuno lascia la poltrona spontaneamente senza l'intervento della magistratura, nessuno denuncia il collega corrotto, nessuno rinuncia all'ultimo euro rubato "a norma di legge" alla collettività. Intanto il corpaccione dell'Italia si muove sempre più lentamente, ondeggia, barcolla. Si tiene ancora in piedi, ma senza ragione apparente, come un vecchio ubriaco prima di collassare, all'improvviso. Rigor Montis è tornato dagli Stati Uniti con in tasca il reincarico, mentre coloro che hanno affossato, l'Italia negli ultimi decenni si propongono senza pudore come salvatori sugli schermi televisivi intervistati dai loro servi. La rabbia italiana potrebbe fare impallidire quella spagnola. Dio fa impazzire coloro che vuole perdere.
Ieri sono arrivati e sono stati stoccati in diversi magazzini di Lombardia, Veneto, Emilia e Friuli. Sto parlando di 52.000 sacchi di sementi di mais MON 810, quello iscritto al catalogo varietale europeo e seminabile in Europa ed in Italia.
Dal giorno successivo l’uscita della sentenza della Corte di Giustizia Europea, il Movim
ento Libertario ha ricevuto una messe di richieste da parte di molti agricoltori – ma non non solo – che si erano messi in contatto con noi per via dell’azione dimostrativa relativa a quei primi sei semi piantati nell’aprile del 2010 e – soprattutto – per la semina (oggi finalmente riconosciuta palesemente legale dalla massima corte continentale) di Giorgio Fidenato.
Già nel 2011, avevamo replicato l’invio, per la relativa semina – da parte di singoli cittadini – di altri 464 semi di MON 810, semina andata a buon fine ovviamente, con tanto di foto che abbiamo pubblicato sul vecchio sito. Dal canto suo, invece, la magistratura aveva deciso di agire nei confronti di Fidenato, sia rinviandolo a giudizio che mettendogli sotto sequestro la ditta. A Novembre l’udienza definitiva di quella vicenda giudiziaria.
Oggi, invece, abbiamo deciso in proprio, come Movimento, di attivarci come importatori di quelle sementi legalissime (che da anni vengono piantate in diversi paesi d’Europa e il cui commercio è sempre stato possibile) e abbiamo acquistato 52.000 sacchi da 50.000 semi cadauno, per un totale di 2.600.000.000 semi OGM, che consegneremo la primavera prossima a tutti coloro che ci han fatto richiesta, che per ovvii motivi rimarranno anonimi.
Finalmente, a partire dal 2013, anche i liberi imprenditori agricoli di questo paese potranno seminare ciò che ritengono opportuno nei loro campi. La libertà, alla fine, vince sempre.
Con l’aggettivo ‘ibrido’ ci si riferisce a un particolare tipo di sementi sviluppate all’inizio del XX secolo negli Stati Uniti. L’idea di tali sementi derivò dal fallimento dell’applicazione al mais del metodo dell’isolamento delle varietà sperimentato nell’Ottocento su orzo e frumento (cfr. Crow, 1988).
Il metodo dell’isolamento consiste nel selezionare per la semina soltanto i semi delle piante migliori di una coltivazione. In questo modo si impedisce la riproduzione delle piante meno produttive e si ottengono colture più uniformi. Tali colture sono dette “linee pure” perché sono interamente composte da piante discendenti da un’unica madre.
Il miglioramento per isolamento, sviluppato per varietà che si autofecondano, comporta tuttavia un netto calo di produttività se applicato alle varietà a fecondazione incrociata. Le varietà di questo tipo, ad esempio il mais, sono infatti soggette alla cosiddetta “depressione consanguinea”: l’incrocio di genitori geneticamente simili comporta una perdita di vigore e produttività nelle piante discendenti.
I semi ibridi rappresentano una soluzione ingegnosa per aggirare tale problema.
Per produrre sementi ibride occorre innanzitutto, procurarsi due linee pure di una medesima varietà a fecondazione incrociata. Per farlo si forza una varietà a fecondazione incrociata ad auto-fecondarsi per alcune generazioni. Si isolano così alcune linee pure che ovviamente soffrono depressione consanguinea e sono perciò inadatte alla coltivazione. Se però si incrociano due di queste linee pure, si ottiene una linea ibrida dotata di vigore e produttività normali e tuttavia caratterizzata da un’elevata uniformità. Tutte le piante della coltura ibrida sono infatti figlie dei medesimi genitori e presentano quindi corredi genetici simili.
Oltre ad aggirare la depressione consanguinea, la tecnica degli ibridi produce un effetto collaterale interessante: le cultivar ibride sono produttive soltanto alla prima generazione.
Proprio per l’uniformità genetica che garantiscono tali colture sono gravate da una depressione consanguinea di ritorno: in un campo ibrido la fecondazione avviene tra piante sorelle e dunque inadatte a essere incrociate.
Grazie a questo effetto collaterale, le varietà ibride sono a tutti gli effetti tecnologie di restrizione dell’uso perché impongono ai contadini di comprare nuove sementi ogni anno.
(tratto dalla tesi di dottorato di Tommaso Venturini, Seminare Vento, liberamente scaricabile dal web)
Un nostro valente e determinato collaboratore ha prelevato un campione di polvere da bordo di un velivolo Ryanair (volo Pisa-Creta). Dalle analisi, eseguite da un laboratorio di nostra fifucia, che, per motivi di sicurezza, vuole mantenere l'anonimato, risultano positivi tre elementi specifici. Gli elementi presenti nel campione analizzato sono:
BARIO, ALLUMINIO, CADMIO
Si temga presente che l'aria immessa nella cabina di pilotaggio nonché nella zona passeggeri, viene prelevata dalla conchiglia dei motori e cioè essa viene catturata dall'esterno. I risultati delle analisi dimostrano, in modo inequivocabile, che l'atmosfera a quota di crociera è contaminata perlomeno dai tre metalli pesanti ritrovati nel campione di polvere, raccolto da una insenatura delle pareti interne del Jet Ryanair.
Nel documento che vi mostro, sono state occultate le generalità del committente e quelle del laboratorio di analisi, per i motivi sopra chiariti.
Perché sono tutti così convinti che un semplice maggiordomo debba condividere tutti i segreti del padrone di casa? A dispetto delle fantasie di qualche illuso, Mario Monti non governa realmente l’Italia. Più verosimilmente, egli si limita ad applicare più o meno pedissequamente le precise disposizioni che nell’opinione di molti riceve dai banchieri che con un golpe bianco lo hanno installato al posto di comando dell’Italia. Il padrone di casa in Italia oggi non ci pensa neppure a parlare italiano. Che sia ben chiaro a tutti. A raccontarci qualcosa nella lingua di Dante ci pensa il maggiordomo indigeno, l’ormai famigerato Mario Monti.
Monti non è uno statista. Nei fatti non troviamo indicazioni che capisca qualcosa di politica internazionale. Ha collezionato una tale riga di gaffe che già si rimpiangono le spacconate da osteria di Berlusconi. “L’aumento di suicidi in Italia? Meno che in Grecia”. O le lezioni di democrazia alla Germania, dall’alto del suo mai essere stato eletto: “Ogni governo ha il dovere di guidare il proprio parlamento.” Con acida risposta sulla Frankfurter Allgemeine: “Bene, la Corte Costituzionale ne prenderà atto.”
Monti non è un politico. Ha espressamente dichiarato fin dall’inizio che dalle sue azioni si aspetta impopolarità – prova che dell’opinione degli italiani non gli importa granché. Di fatto è questa la vera antipolitica, non quella che a torto si attribuisce a Grillo. Cosa c’è di più antipolitico che andare dichiaratamente e programmaticamente contro la volontà del popolo sovrano?
Monti non sembra un brillante economista. Gli economisti brillanti hanno molte idee proprie e quando un intellettuale ha idee proprie di solito non riesce ad evitare di scriverle. In tutta la sua carriera accademica Monti pare abbia pubblicato solo una manciata di articoli. L’elenco su Wikipedia appare decisamente scarno. E col malcostume diffuso da parte dei baroni universitari di farsi redarre i lavori dai propri assistenti, non possiamo essere del tutto certi neppure di questi.
Monti non ha neppure un po’ di comune buon senso. Allo scoppio dell’ennesimo scandalo di calcioscommesse ha dichiarato che fosse per lui sospenderebbe il campionato di calcio per alcuni anni. Personalmente apprezzerei non poco la cosa, ma nel mondo reale non si può ignorare che l’unica cosa forse in grado di innescare una rivoluzione in Italia è proprio l’abolizione del campionato di calcio. Affermare pubblicamente una cosa del genere è la cosa più stupida ed irresponsabile che un Presidente del Consiglio possa fare nel Belpaese.
Come ciliegina Monti ha anche equiparato la riforma delle pensioni e la perdita dei diritti individuali alla liberazione dal fascismo. Ecco un uomo che passerà alla storia, anche se non per i motivi che crede lui.
Insomma, tirando le somme Monti non è un brillante alcunché. Non a caso viene chiamato dai media mainstream Mario il Grigio, che di certo non è un gran complimento. Beppe Grillo (copiando Pino Cabras?) lo ha più appropriatamente ribattezzato Rigor Montis – difficile trovare un appellativo più calzante. Dagospia rilancia a mitraglia con Tonti dei Monti, Monti dei Finti Tonti, Mao-Monti, mentre su facebook furoreggia l’applicazioneBloody Mario Monti che invita a tirare pomodori al Vampiro di Tassilvania. Peccato che non possa dire la sua anche Lombroso, il quadretto sarebbe stato perfetto con una degna cornice.
Davvero ci si aspetta che un soggetto del genere sia in grado di pienamente comprendere l’esatta natura e conseguenze delle proprie complesse azioni di governo?
Logica suggerisce che Monti riceva dai banchieri che sappiamo (e magari anche da quelli che non sappiamo) istruzioni precise su cosa fare e che semplicemente le metta in opera. Contrariamente all’opinione diffusa fra gli “indignati”, è fortemente probabile che egli davvero creda di essere lì a salvare l’Italia. La buona fede lo rende naturalmente molto, molto più pericoloso e dannoso di chi opera in perfetta cattiva fede. Monti ha tutti i crismi della brava persona, differentemente dalla masnada di politici disonesti che nei decenni ci sono toccati. Ma la buona fede non è necessariamente un vantaggio. Anzi!
La visione del mondo che si ha dall’interno di un sistema è molto diversa dalla prospettiva che se ne ha dall’esterno. Per fare un esempio a caso, all’interno del sistema nazista i gerarchi e politici nazisti non riuscivano neppure ad immaginare la possibilità di una Germania non nazionalsocialista. A tanto può giungere tale cecità ideologica che la moglie di Goebbels, quando si trovò di fronte alla prospettiva certa della imminente fine del regime, preferì suicidarsi col marito dopo avere avvelenato tutti i propri figli poiché era convinta che nessuna vita al di fuori del sistema nazionalsocialista fosse degna di essere vissuta. È proprio tipica dei gerarchi di ogni sistema politico l’incapacità di immaginare una vita al di fuori di un’ideologia che ha dato a loro molto, quando non tutto. Sia la fine del nazismo e dell’Unione Sovietica comportarono il suicidio di molti gerarchi nazisti e comunisti.
Può la stessa cecità ideologica affliggere anche i gerarchi del sistema bancario?
Beh, perché non dovrebbe? Il moderno sistema monetario è una delle creazioni più irreali della storia dell’umanità, ed è superato in irrealtà solo dall’inverosimile mostro dei derivati finanziari, nato e cresciuto come un bubbone nell’ultimo decennio. Un mostro pari ad oltre dieci volte il prodotto mondiale lordo – un’entità di dimensioni talmente improbabili che è sconcertante il fatto che quasi tutti al mondo perseverino a crederla reale. Si ride oggi della follia che portò alla bolla dei tulipani nel diciassettesimo secolo, tuttavia non ci rendiamo conto di quante grasse risate si faranno un domani i nostri discendenti nel leggere sulle pagine di storia del nostro presente delirio monetario-finanziario. A condire questa follia ci si aggiunge la diabolica architettura del debito, in virtù della quale ogni paese del mondo (quindi ogni cittadino del pianeta) è indebitato al di là di ogni senso comune con non si capisce bene chi (Ho recentemente approfondito questo argomento in un breve saggio che potete leggere qui). Questo ammasso di illusioni finanziarie non è reale, non è neppure lontanamente reale, in effetti è difficile di immaginare qualcosa di più irreale senza sconfinare negli ambiti degli dei, eppure è in grado di sortire effetti perfettamente reali poiché l’illusione è (per ora) universalmente condivisa. L’organizzazione monetaria e finanziaria del mondo di oggi è profondamente ideologica. Così ideologica che dall’interno del sistema l’ideologia è invisibile, essendo essa il modello unico di interpretazione della realtà economica. Ed è la mera ideologia con la cieca fede nei suoi assiomi il solo collante che oggi tiene in piedi questo mastodontico castello di carte.
È ovvio che per chi si trova nella posizione di dovere prendere decisioni importanti e nel contempo crede fermamente alla realtà di questo delirio, lo spettro delle scelte possibili è molto, molto ristretto. Praticamente un percorso obbligato. È importante sottolineare che con la probabile eccezione di chi alberga ai livelli di potere più alti, quelli che l’ideologia la forgiano e dove gli esami di realtà presumibilmente avvengono con lucidità e senza essere appannati dai dogmi, nella parte inferiore della piramide del potere i “gerarchi” visibili (quelli che noi vediamo esercitare il potere) sono mentalmente del tutto succubi dell’ideologia entro cui si muovono. Credono veramente che ciò che essi fanno sia non solo giusto, ma l’unica cosa possibile, analogamente ai gerarchi nazisti, fascisti e comunisti del passato, o agli inquisitori cattolici dei tempi bui, anch’essi tutti soggettivamente certi di operare per il meglio e nel solo modo possibile e quindi obbligato ed “inevitabile”. Nella quasi totalità dei casi il Male è male solo quando osservato da fuori. Solo nelle rappresentazioni di Hollywood i “cattivi” sanno di essere cattivi. Le lacrime in pubblico del ministro Fornero all’annuncio delle sue misure draconiane contro le pensioni, superficialmente bollate come false ed ipocrite, erano quasi certamente invece sincere – neppure un’attrice da Oscar avrebbe potuto recitare così bene.
È l’ignoranza dei processi psicologici all’interno di un’ideologia che fa gridare alla cattiva fede. Intrappolata della gabbia ideologica della mitologia bancaria, la Fornero era davvero convinta che non ci fosse altra scelta.
Così si spiega anche la candida innocenza con cui Monti si è spinto a dichiarare l’indichiarabile, ovvero che la crisi finanziaria “serve” a costringere i governi nazionali a rinunciare a parte della loro sovranità.
Nell’ideologia dei banchieri, il governo delle banche è da preferirsi all’autodeterminazione dei popoli in senso assoluto, ovvero soprattutto per lo stesso bene dei popoli! Celebre una nota affermazione di Rockefeller a riguardo.
Monti deve davvero essere convinto che tutto ciò sia a fin di bene, per giungere a dichiarare pubblicamente la stessa cosa che i bloggher più paranoidi vanno sostenendo in rete a mo’ di accusa sin dal principio della crisi. In pratica, ammettendo che la crisi ha una finalità e che quindi è a rigor di logica il frutto di un progetto, Monti implicitamente ammette che la sua presa di potere è una sorta di colpo di stato, tuttavia egli sovverte nella propria mente il significato di tutto ciò sino al punto di credere egli stesso di non avere in realtà effettuato alcun “colpo di stato”, ma di essersi in effetti invece assunto la “responsabilità” di “salvare l’Italia”. Se fosse stato in cattiva fede, conscio dell’esatta natura del suo operato, se ne sarebbe stato zitto. Non si confessano colpe che prima o poi potrebbero portarti a fare il trapezista involontario a Piazzale Loreto. Le si menziona solo quando si è davvero intimamente convinti che siano invece dei meriti. Poco cambia che tale dichiarazione risalga a prima della sua effettiva presa di potere. Monti non è un dittatore, indossa piuttosto le vesti del maggiordomo zelante dei dittatori – che egli tuttavia non percepisce affatto come “dittatori”. In quanto maggiordomo, Monti non nutre ambizioni personali di potere, e probabilmente non vede l’ora di farsi da parte. A riconoscergli lo status ed il decoro di maggiordomo gli rendiamo tuttavia anche fin troppo onore. Parafrasando le memorabili parole che il colonello Kurtz (Marlon Brando) rivolge al capitano Willard nella scena clou di Apocalypse Now, Monti in effetti non è né l’assassino economico che noi immaginiamo che sia né l’economista che egli crede di essere, è a mio avviso invece solo “un garzone di bottega che è stato mandato dal droghiere a incassare i sospesi.”
Col. Kurtz:Mi aspettavo uno come lei. Lei che cosa si aspettava? Lei è un assassino? Cap. Willard:Sono un soldato. Col. Kurtz:Né l’uno né l’altro. Lei è solo un garzone di bottega che è stato mandato dal droghiere a incassare i sospesi.
Sorprendendo tutti, Monti giunge a confessare che il suo operato ha aggravato la crisi in Italia, ma promette che poi le cose andranno meglio, sebbene non sia chiaro cosa mai le potrà fare andare meglio. Chi fa una dichiarazione del genere, vuol dire che ci crede. Ci crede davvero. È sul serio convinto che il suo operato avrà dei benefici, perché così impongono i dogmi a cui è asservito. Poveretto. E, soprattutto, poveri noi.
L’adesione ad un’ideologia notoriamente conduce a livelli di autoinganno che appaiono inconcepibili a chi non abbia la mente saldamente intrappolata nella stessa ideologia.
Nella narrativa mainstream, la crisi finanziaria era imprevista ed imprevedibile ed i nostri buoni governanti e banchieri stanno facendo di tutto per risolverla. È affascinante notare l’inerzia di tale narrativa, scolpita nelle nostre menti dalla reiterazione ad nauseam, benché essa sia priva di ogni senso logico (per un’analisi più approfondita della natura irreale della crisi finanziaria si legga il mio saggio La Demolizione Controllata Della Classe Media). Neppure una dichiarazione in senso contrario di Monti può scalfire la fede popolare in tale narrativa. Per la costruzione dell’immagine di un mondo, la reiterazione è tutto.
Calandoci nel ruolo di avvocati del diavolo dobbiamo naturalmente anche menzionare l’eventualità, non eccessivamente simpatica, che i banchieri possano avere ragione sostenendo che un governo mondiale retto da loro sia meglio rispetto a soluzioni alternative. Si deve riconoscere che ogni forma di ordinamento politico e sociale ha i suoi lati positivi, tanto è vero che c’è ancor oggi chi è nostalgico del fascismo, nazismo e comunismodel secolo scorso. Ognuno di questi sistemi politici, bocciati dalla storia (o se preferite superati dal corso degli eventi) offrivano evidentemente qualcosa di cui qualcuno ancor oggi sente la mancanza.
D’altra parte, quello che preoccupa noi è che ogni forma di “perfetto” ordine politico e sociale ha pure i suoi lati negativi, alcuni dei quali a volte invero estremamente fastidiosi. Il mondo ideale solitamente ha la pessima abitudine a volersi tramutare nel peggiore degli incubi. Padroneggiando l’illusione dei soldi, i banchieri terrorizzano e nel contempo seducono l’umanità, ammaestrandola a riconoscerli come i loro signori e padroni. Ora stiamo assaggiando il bastone, aspettiamo fiduciosi la carota. Ma temo che prima ci tocchi ancora passare per una serie di bastoni più grossi. I meccanismi di base dell’esercizio del potere sono sempre gli stessi. Un gioco grandioso e tuttavia d’azzardo, pregno degli incalcolabili pericoli che non può eludere di chi si volga alla conquista del mondo. È per certi versi la costruzione di un colossale fascismo che come gli altri vorrà durare mille anni e come gli altri non ci riuscirà. L’impero millenario di Hitler durò 13 anni, l’euro compie 13 anni in questi giorni, chissà se la storia si lascia influenzare dalla numerologia.
Ma si fa presto a dire fascismo. Ormai la parola fascismo viene intesa solo in un’accezione caricaturale che di fatto la svuota di qualsiasi significato più complesso del mero insulto. Per rinfrescarci la memoria leggiamo sulla più prestigiosa enciclopedia italiana, la Treccani:
“Il termine ‘fascio’ derivava dai Fasci di azione rivoluzionaria (1914), mentre l’espressione ‘movimento fascista’ apparve nel 1915 su Il Popolo d’Italia per definire un’associazione di tipo nuovo, l’‘antipartito’, formato da ‘spiriti liberi’ che rifiutavano i vincoli dottrinari e organizzativi di un partito. Il fascismo si proclamava pragmatico e antidogmatico, anticlericale e repubblicano; proponeva riforme istituzionali, economiche e sociali molto radicali.”
Insomma, tolta la prima mezza frase sembrerebbe una definizione del movimento 5 stelle di Grillo. Poi come è noto le cose a suo tempo si evolsero e proprio come Darth Vader (il “cattivissimo” di Star Wars) il fascismo scelse “the dark side of the force” (il lato oscuro della forza) che lo avrebbe condannato all’ignominia con dannazione eterna. Tanto è vero che oggi in Italia è vietata la ricostituzione del partito fascista, nonché l’apologia del fascismo, cioè parlarne bene. Ma solo a condizione che si usi la stessa esatta etichetta – ed è qui che possiamo apprezzare fino in fondo l’intelligenza del legislatore. In effetti, in Italia non è tanto vietato il fascismo, quanto addobbarsi dell’etichetta “fascismo”. Basta non chiamarlo fascismo ed il problema magicamente si risolve. Di fatto è una legge che serve al massimo a perseguire qualche sparuto inoffensivo cretino (can che abbaia non morde), innocui nostalgici di quell’etichetta, ma rigorosamente nessuno che nei fatti agisca da novello fascista, avendo tuttavia la cura di acconciare i gesti di parole diverse, che suonano bene, di quelle alla moda nella neolingua d’ispirazione orwelliana.
Continuiamo a leggere sulla Treccani:
“Il fascismo rivendicava una diversità privilegiata dagli altri partiti, ponendosi al di sopra delle leggi in nome della pretesa superiorità della sua etica politica: chi si opponeva al fascismo era considerato un ‘nemico della nazione’, contro il quale era lecita qualsiasi forma di violenza.”
Vediamo un po’ se ho capito bene la lezione… il sedicente “governo tecnico” in Italia è formato da banchieri e tirapiedi di banchieri. Nel mondo occidentale oggi i banchieri sono in grado di porsi al di sopra delle leggi in una misura che definire assoluta è riduttivo. Costringono ad esempio gli stati (e intrinsecamente i loro cittadini) a prestare loro miliardi di euro all’1% di interesse o meno per poi riprestare agli stati il loro stesso denaro al tasso del 4-5-6-7-8%. Architettano truffe su scala planetaria (pensate ai mutui subprime, ma quella è solo la punta dell’iceberg), generando intenzionalmente rovina e distruzione in una misura sufficiente a condannare interi popoli alla povertà, e tutto ciò senza che mai siano chiamati a risponderne.
Stendiamo un velo pietoso a cosa accade a chi nei fatti (e non a parole come noi sfigati) si oppone alle banche in una misura che esse giungano a temere (i curiosi possono leggersi una riga di simpatici esempi nel mio saggio sulla demolizione della classe media).
Si iniziano a comprendere le ragioni del deputato della Lega Nord Matteo Salvini che lo spingono a dichiarare che ”il governo Monti è peggio del fascismo”.
Chiunque sia ancora in grado di pensare dovrebbe quindi giungere alla conclusione che più il giudizio che si ha del fascismo è negativo, più il governo Monti dovrebbe esserci inviso.
E non è allora un caso che a propinarci il governo Monti sia stato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Al tempo del fascismo, Napolitano era fascista, in quanto attivo membro del GUF, Gruppo Universitario Fascista. Ammiriamo quello che parrebbe essere proprio lui in spendida uniforme su questa suggestiva foto d’epoca. In seguito avrebbe dichiarato che a quell’epoca nel profondo del cuore era in realtà antifascista. Non abbiamo alcun dubbio. Tramontata una dittatura, Napolitano ne sposa un’altra, quella comunista. Che ai tempi di Stalin era mica robetta da poco. Nel 1956 plaude all’ingresso dei carri armati russi a Budapest per stroncare la rivoluzione anti-sovietica ungherese. In seguito qualcuno glielo avrebbe rinfacciato, ma Napolitano avrebbe dichiarato di avere nel frattempo cambiato opinione a riguardo e di avere fatto dolorosa autocritica. Non abbiamo alcun dubbio. Fascista durante i fasti del fascismo e comunista al tempo dei fasti del comunismo, non ci deve stupire che oggi egli si schieri anima e core coi nuovi dittatori del mondo, i grandi banchieri. Napolitano, un nome una garanzia, sempre e rigorosamente dalla parte sbagliata dalla storia (o se preferite da quella giusta, dopotutto è tutta solo una questione di punti di vista ed interpretazioni).
Ci troviamo ormai quindi in un sistema già tecnicamente fascista, secondo l’originale progetto mussoliniano, che in società indossa l’abito (sempre più liso, di fatto già a brandelli) della cosiddetta democrazia, mentre dietro le quinte ha le vesti (ideologiche) di governo illuminato dei banchieri responsabili. Tutti i giocatori giocano sotto mentite spoglie, ma la menzogna è giocoforza spesso anche autoinganno. Arduo in questo ginepraio distinguere fra il bene e il male, sempre che questo tipo di distinzioni abbia in effetti alcun senso al di là delle letture soggettive di ciascuno.
Nei circuiti dell’informazione alternativa sulla rete va per la maggiore la tesi che l’obiettivo finale dei banchieri che stanno orchestrando la crisi sia l’imposizione di una valuta mondiale completamente elettronica. I cittadini avranno tutti un microchip impiantato sotto la pelle che conterrà i dati del proprio conto corrente e che verrà usato per effettuare qualsiasi pagamento. Chiunque non si “comportasse bene” potrebbe vedersi il conto nel microchip prosciugato e da quel momento non avrebbe più alcun modo di comprare nulla, cibo compreso. Sembra la trama di un film di fantascienza. In effetti, il tema è già stato usato in vari film, dandoci l’impressione che una cosa del genere appartenga all’irreale campo della fiction. Il problema è che ci sono un paio di inquietanti testimonianze concrete in merito a questo presunto progetto.
Il film “America: Freedom to Fascism” con sottotitoli in Italiano
Nella sua ultima intervista, Russo raccontò con dovizia di particolari come uno dei Rockefeller, di cui era stato amico, gli aveva confidato sei mesi prima dell’11 settembre 2001 che a breve ci sarebbe stato un evento clamoroso che sarebbe stato usato come pretesto per invadere l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia, eccetera. E che l’obiettivo finale dell’elite fosse proprio l’imposizione di una valuta mondiale con impianto di microchip nei cittadini per le ragioni che si è appena detto.
Il video integrale dell’ultima intervista ad Aaron Russo, da parte di Alex Jones
Un brano con sottotitoli in italiano dove Aaron Russo ricorda le parole di Rockefeller
Aaron Russo insieme a Nick Rockefeller
La testimonianza di Aaron Russo è importante perché lavorando con Hollywood egli era un insider del sistema. Ha appreso delle cose riservate a pochi. Ed ha parlato. La tesi preferita dei negatori seriali di complotti è che l’inesistenza di un complotto si dimostrerebbe col fatto che “nessuno parli”, che non appaia una “gola profonda” a tradire il segreto. Lo stesso Umberto Eco, già autore di una nota “bustina di Minerva” sul tema, si è intellettualmente suicidato ripetendo pubblicamente questa castroneria per i fatti di September 11. Il piccolo dettaglio che sfugge a costoro, è che eventualmente c’è qualcuno che “parla”. Ci sono le “gole profonde”! Sul letto di morte, uno degli agenti C.I.A. che collaborarono all’assassinio di Kennedy, E. Howard Hunt, decise di confessare tutto. La confessione apparve su Rolling Stone. Non sortì alcun effetto. I giornali non la ripresero e nessuntelegiornale ne parlò. Quando le tanto invocate “gole profonde” rivelano davvero i loro segreti, chi ha paura di ascoltarli si assicura di avere ben bene la testa ficcata sotto la terra, come gli struzzi. E se per caso essi si ritrovano ad ascoltare per sbaglio ciò che non vogliono udire, sono lestissimi a bollare la “gola profonda”, della quale fingevano di sentire la mancanza, con l’antica etichetta dell’infermità mentale o quella più moderna della mitomania. Dobbiamo tristemente concludere che la follia è invece interamente loro. Sono tanti, e sono tutti matti. Affetti dalla più banale, misera, frequente e meno interessante fra le pazzie, quella comune affezione della mente che così spesso ha tenuto compagnia all’essere umano nel suo percorso fra i secoli.
Ed è l’annosa follia dell’essere umano che si abbarbica alle proprie funzionali illusioni, sordo ad ogni informazione destabilizzante, e che invariabilmente si arrocca dietro i preconcetti e i pregiudizi senza i quali la complessità della vita diverrebbe ingestibile.
È la follia del pensiero ingabbiato entro modelli rigidi. È la follia che consente ad un Mario Monti di distruggere il tessuto economico del proprio paese, senza probabilmente neppure rendersene bene conto. Colpevole, colpevolissimo, ma nel contempo soggettivamente innocente.
Quando a Monti viene rinfacciata, durante una trasmissione televisiva di Lucia Annunziata, la “compressione” della democrazia in Italia con conseguente dittatura finanziaria – la sua reazione flemmaticamente indignata, segnata da dogmatica sicumera, appare del tutto sincera. Nella propria interpretazione del suo ruolo ed azioni, egli è davvero il salvatore della patria e non – come la realtà dei fatti negli effetti dimostra – l’affossatore della stessa. Senza giungere a scomodare la figura dell’utile idiota, Monti ci ricorda nel suo operato per la salvezza dell’Italia la stessa ottusa ostinazione con cui il Papa opera per la salvezza dell’Africa vietando l’uso del preservativo alle popolazioni flagellate dall’AIDS. Un mare di “nobili” buone intenzioni che miseramente naufragano nel peggiore dei modi, affondate dalla cieca adesione agli assiomi fondanti del proprio rigido sistema di pensiero. Con la differenza che Monti non è il Papa e, diversamente dal Papa, egli davvero riceve istruzioni dall’alto. Delle quali non pare tuttavia comprendere affatto le implicazioni e conseguenze.
Per sottrarre 10,5 miliardi di euro all’anno agli italiani con la criminale imposta dell’IMU, in parte già arbitrariamente devoluta ai banchieri di Stanley Morgan e compagnia bella, Monti ha posto le basi per una svalutazione dal 20 al 50% del patrimonio immobiliare italiano. Tale catastrofica stima è stata effettuata dal Censis e riportata su Il Sole 24 Ore. In altre parole, per arraffare 10,5 miliardi annui Mario Monti ha irresponsabilmente buttato nel cesso da uno a duemila miliardi di euro degli italiani (pari a 2-4 milioni di miliardi delle vecchie lire, se la cifra in euro non vi impressiona abbastanza), un crimine per il quale qualsiasi pena appare sottodimensionata. Neppure i bombardamenti della seconda guerra mondiale fecero tanti danni all’Italia. È come un ladro che per rubare un televisore da un appartamento finisce per dare maldestramente fuoco all’intero condominio. Roba da venire radiati anche dall’albo dei ladri.
Ben svalutati, i migliori immobili del Belpaese verranno probabilmente acquistati dai gruppi finanziari stranieri che già sappiamo. Mamma RAI di tutto questo tacerà intensamente, soprattutto ora che Monti ha piazzato gli ennesimi banchieri a dirigere anche la tivù di stato. La cui gestione dell’informazione verrà d’ora innanzi probabilmente influenzata addirittura dal Qatar. Il popolino viola non scende in piazza a protestare perché ifranchiser delle rivoluzioni colorate stavolta tengono il loro telecomando della rivolta ben spento ed il pensiero autonomo è un optional rottamato da quel dì. Il conflitto di interessi per i banchieri non viene invocato – d’altra parte si sa che i banchieri si dedicano al proprio interesse senza alcuna ombra di conflitto.
Eppure, Monti non pare affatto rendersi conto dell’abisso in cui sta gettando l’Italia. Questo è l’aspetto più affascinante – e a suo modo orripilante – di tutta la questione. La celebre frase di Gesù “perdona loro, Signore, perché non sanno ciò che fanno” emotivamente a me non è mai andata del tutto giù. Chissà perché mi viene spontaneo immaginare detto Signore, dall’alto dei Suoi Cieli, ribattere con voce tanto grave quanto annoiata: “Cazzi loro.”
Però mi rendo conto che questa celebre frase potrebbe venire a buona ragione invocata per Monti e gli altri maggiordomi ignari. È proprio la stessa buona fede intrisa di follia che portò Ceausescu ad affamare il popolo rumeno per un decennio allo scopo di pagare il debito estero della Romania. E quando dico “affamare” lo intendo letteralmente – il meglio della produzione alimentare rumena veniva esportato ed ai rumeni spesso non rimaneva da mangiare che ossa di pollo tritate, teste di agnello e zampe di porco, cioè la roba che all’estero non voleva nessuno. La luce elettrica in Romania venne razionata e così il riscaldamento nelle case – dieci anni di autentico inferno. Nei suoi discorsi il dittatore rumeno non mancava di rimarcare che la democrazia rumena era migliore di quella occidentale (sic!) e sono sicuro che egli ne fosse davvero convinto. Ancora una volta ecco in azione la follia di un pensiero rigidamente ingabbiato entro assiomi di discutibile validità.
Ceausescu infine riuscì – caso unico al mondo – a pagare il debito interno per intero e subito dopo fu ammazzato. Vent’anni dopo – oggi la Romania ha di nuovo il suo bel debito estero di prammatica. Coi soldi in prestito i rumeni si sono rifatti un po’ di infrastrutture, hanno rinnovato il parco autovetture, hanno fatto indigestione di vacanzenelle località di Mamaia, Sinaia e Poiana Brasov, ma hanno smarrito per strada la sovranità. Quando oggi l’Europa ordina loro di ridurre del 25% stipendi e pensioni il governo rumeno obbedisce impotente. In effetti, i motivi per imporre ai rumeni un’amputazione del 25% delle loro entrate appaiono deboli e oscuri – parrebbe quasi che la Romania sia usata come un mero laboratorio onde testare effetti e conseguenze di misure così draconiane, in vista di iniziative analoghe in occidente. D’altra parte i monti della Romania contengono i più grossi giacimenti d’oro d’Europa e ci vuole una narrativa davvero convincente per spiegare ai rumeni che tutto quel ben di dio in realtà non appartiene più del tutto a loro.
Monti ha appena iniziato ad affamare gli italiani – avremo modo di goderci le vere conseguenze del suo operato più avanti nel tempo – e tuttavia dall’insediamento di Monti il debito dell’Italia non è affatto diminuito: anzi, è aumentato. Dato che oggi il bilancio dello stato è in attivo, questo significa che i soldi da Monti espropriati agli italiani sono solo andati a pagare gli interessi sul debito, in una misura inferiore a quella in cui il debito è nel contempo aumentato. Gli italiani possono quindi continuare a venire svenati eternamente senza che mai il problema debitorio si possa risolvere. Le fatiche di Sisifo al confronto paiono un ameno passatempo. L’opera di Monti appare quindi in prospettiva straordinariamente più insensata di quella che nel biasimo generale attuò Ceausescu e che al dittatore rumeno infine costò la vita.
Visto che siamo in tema di matti da legare, Madre Teresa di Calcutta ordinava che ai malati terminali dei suoi ricoveri non venissero somministrati analgesici oltre a qualche aspirina per placare gli orrendi dolori, perché secondo la sua ideologia il dolore avvicina a Cristo. Mario Monti ha ordinato la messa in atto di procedure che causano fallimenti a catena di aziende che creano lavoro e benessere, disperazione diffusa ed apparentemente anche suicidi a bizzeffe – ovvero in prospettiva nientedimeno che la rovina della nazione che egli è convinto di stare salvando, perché secondo la sua ideologia vanno pagate alle banche quantità impagabili di debiti illusori, basati su denaro fittizio creato dal nulla da soggetti che col nostro paese non hanno nulla a che fare.
Per quanto ci possa apparire inappropriato il confronto fra Madre Teresa e Mario Monti, dobbiamo renderci conto che la follia alla base dei rispettivi operati è della stessa esatta natura.
Non vi sono sostanziali differenze fra Madre Teresa e Mario Monti (evitiamo di aprire un confronto sul temabellezza), e forse anche lui un giorno vincerà il Nobel. Torturare inutilmente i malati in nome di Cristo od un popolo in nome del Debito sono azioni che hanno in comune la stessa qualità di follia. A chi ambisca a capire meglio Monti studiando il caso patologico di Madre Teresa e dei suoi malati, consiglio l’ottimo libro “La posizione della missionaria” (The Missionary Position) di Christopher Hitchens – anche se nel caso di Monti e dei suoi tassati un titolo più appropriato sarebbe La Posizione della Pecorina.
Propostosi di giudicare la reputazione di Madre Teresa in base alle sue azioni e parole, anziché giudicare le sue azioni e parole in base alla sua reputazione, l’autore giunge infine all’arguta conclusione che Madre Teresa, più che i poveri, amava in effetti la povertà. Per lei il povero andava accudito in quanto povero e quindi non lo si doveva giammai sottrarre alla sua povertà, né ai sui dolori terreni, necessari alla salvezza del suo spirito. Come Madre Teresa era troppo amante della povertà in astratto per accorgersi delle reali e concrete esigenze dei poveri a cui finiva per nuocere, così Monti è troppo amante dell’economia dell’Italia in astratto e non si accorge delle reali e concrete esigenze dei cittadini, a cui finisce per nuocere… pesantemente. In entrambi i casi calza il detto di provenienza medica: l’operazione è riuscita, ma il paziente è morto. (Motto che suggerisce come anche fra i medici non difettino cretini sempre pronti a far danni con la loro ottusità. Nella sola Inghilterra i mediciriescono ad uccidere 1000 persone al mese a causa di errori stupidi.)
È nozione ormai condivisa che a partire dal 2011 l’Italia subisce un attacco finanziario inquadrabile come un’azione di guerra. In questo contesto, il governo di Monti spicca nella sua funzione palesemente collaborazionista col nemico aggressore. Ma non si tratta di un collaborazionismo frutto di semplice o alto tradimento, bensì di banale follia ideologica. Nessuno può fare tali danni intenzionalmente al proprio paese e riuscire a continuare a guardarsi allo specchio. Sono matti, ci credono veramente a quello che fanno.
Tutto ciò non toglie che in mezzo a tante azioni nefaste Monti abbia forse anche preso qualche provvedimento utile. La realtà non è mai una faccenda di bianco o nero, esiste anche il grigio a confondere le idee. Alcune (poche) azioni di Monti potranno eventualmente essere utili al paese. Ma d’altra parte anche Mussolini fece cose utili all’Italia (costruì infrastrutture, eradicò la malaria, esiliò la mafia). Quello che conta è però il bilancio finale.
Come già scrissi del mio precedente saggio sul tema crisi – e cioè che la crisi sia un fenomeno del tutto artefatto - c’è anche da considerare una seconda possibilità, e cioè che tutte queste mie analisi sulle reali cause della crisi possano essere sostanzialmente errate. Bisogna sempre prendere in considerazione la possibilità di essere in errore nella propria interpretazione del mondo (cosa che i placidi ruminanti di informazione mainstream evitano accuratamente di fare). Dobbiamo quindi considerare l’eventualità che non vi sia alcun oscuro disegno dietro il terrificante effetto domino destinato a disintegrare il mondo monetario, finanziario ed economico come lo conosciamo oggi, e che in Italia Monti sia davvero la nostra ultima speranza. Dopotutto la stupidità umana non cessa mai di sorprendere e potrebbe anche darsi che non ci sia alcun progetto intelligente dietro la catastrofe monetaria e finanziaria a cui assistiamo. Questa tuttavia non sarebbe una buona notizia, bensì piuttosto il worst case scenario – il peggiore dei casi. Le implosioni incontrollate ed incontrollabili in natura non sono mai una bella cosa da sperimentarsi. Quando ciò avviene nel mondo fisico il risultato è tipicamente un buco nero dove tutta la materia viene annichilita e scompare. Nel mondo un po’ meno fisico della finanza moderna una catastrofe paragonabile sarebbe l’annichilimento e scomparsa di tutti i valori immaginari che siamo convinti di detenere. Si sa che l’orizzonte degli eventi che delimita un buco nero ci impedisce di sapere cosa accade al suo interno – analogamente siamo oggi nell’impossibilità di fare ragionevoli previsioni sul mondo che ci attenderebbe dopo la disintegrazione totale dell’attuale architettura monetaria e finanziaria.
Per complicare le cose c’è poi una terza possibilità – un ibrido fra le due ipotesi menzionate – ovvero che ci sia del vero in entrambe. La seconda e la terza ipotesi ci conducono di filato ed inevitabilmente alla Terza Guerra Mondiale. Con la prima forse ce la caviamo con una semplice dittatura globale. Sarebbe già una bella fortuna.
Ma la nostra ipotetica fortuna si ferma lì. La nostra più immediata sfiga ha il volto rigido di Mario Rigor Montis, che come Madre Teresa di Calcutta, in religioso ossequio al dogma di cui è preda, non si è mai reso conto di seviziare inutilmente quelli che è erroneamente convinto di salvare. Cioè noi.
Magrissima soddisfazione: anche l’esercito di sciocchi che a suo tempo festeggiò l’insediamento al governo di Monti e dei suoi salvifici “tecnici” oggi festeggia le prime rate di quel criminale esproprio progressivo della loro casa che si chiama IMU. Che tale infame atto contro natura riesca finalmente ad intrufolare a tutti costoro un po’ di sale in zucca, e pazienza se per via rettale, svegliandoli da quel sonno della ragione che in Italia è ormai un letargo? Non ci sperate troppo. L’encefalogramma è in rapido appiattimento.
Consoliamoci al pensiero che per una volta un grande caso criminale in Italia ha trovato un colpevole certo. L’immane delitto che oggi si compie contro gli italiani è risolto. Abbiamo scoperto che, come nei gialli più banali, l’assassino è… il maggiordomo. Anche se questi, come un perfetto Manchurian Candidate, non se ne è mica ancora accorto. Non lo sfiora proprio neanche il dubbio.
Se questo breve saggio ti è piaciuto, considera l’opportunità di acquistarne la versione ebook al prezzo di un capuccino. A questo modo sosterrai l’autore, fornendogli un incentivo a regalarti nuovi pezzi in futuro. Potrai inoltre archiviare facilmente sul tuo tablet, smarphone e/o PC questo saggio e conservarlo per sempre nella tua libreria in forma compatta ed elegante, a tua disposizione per una rilettura o condivisione con amici in qualsiasi momento.
Ecco un telegiornale che eccezionalmente spiega i problemi della crisi nei suoi più corretti termini. Ma non è la RAI. Si tratta di Tele Toscana Nord.
Ecco il senatore Massimo Garavaglia che illustra il golpe bianco visto dall’interno, essendone egli stato testimone.
Gerald Celente, uno dei più rispettati esperti nel prevedere le nuove tendenze (ci ha azzeccato su tutte le cose più importanti negli ultimi vent’anni), spiega come le banche si stiano impadronendo del mondo
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