D'un tratto nel folto bosco
Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Ozmartedì 5 febbraio 2013
Inferno Quirra, niente bonifica - di Paola Bacchiddu
Nell'area militare della Sardegna contaminata con esplosivi tossici vorrebbero fare una 'riqualificazione' senza prima pulire i campi dall'uranio impoverito e dalle altre sostanze cancerogene
Morti, tumori, torio nelle tibie dei pastori, agnelli deformi, ordigni inesplosi, omissioni, commissioni parlamentari, molte menzogne e l'attuale processo.
La storia del Salto di Quirra – costa sud-orientale della Sardegna, appena sotto l'Ogliastra – è la storia di dodicimila ettari d'inferno. Dal 1965 la Nato ha impiantato qui la sua piattaforma addestrativa. Il Poligono sperimentale interforze, cui si sono aggiunte la base di Teulada, quella di Capo Frasca e la base aerea di Decimomannu.
Da allora, in questa sorta di "zona franca", lecito e illecito si sono attorcigliati in un nodo, stretto soprattutto dal silenzio militare. Giganteschi cumuli di munizioni, brillati con esplosioni tossiche. Nanoparticelle nocive di missili e bombe, sprigionate nell'aria col sospetto – che per alcuni è certezza – che radioattività e uranio non abbiano risparmiato la natura circostante, né, tantomeno, la salute della popolazione civile, colpita da una straordinaria incidenza di patologie e forme tumorali. Popolazione in furibonda lotta con le istituzioni: quello Stato che doveva proteggerla, ma anche Regione e amministrazioni locali, spesso in equilibrio in quel rischioso gioco che è sopravvivere, e far valere, al contempo, i propri diritti.
Oggi molto di questo è confluito in un fascicolo della Procura, aperto a Lanusei dal pm Domenico Fiordalisi che, a chiusura delle indagini, ha chiesto il rinvio a giudizio di 20 soggetti tra generali, colonnelli, amministratori locali, docenti universitari, tecnici e medici. Il prossimo 20 febbraio vi sarà l'ultima udienza delle indagini preliminari. Poi il gup Nicola Clivio valuterà se vi sono gli estremi per confermare i rinvii e iniziare il dibattimento. Ma il clima, da queste parti, si è fatto di piombo. "Un uomo solo contro tutti": così chiamano qui Fiordalisi. Minacciato, scortato e sotto scacco. Perché si sarebbe messo contro l'Avvocatura dello Stato, contro i militari, contro i tanti, troppi interessi economici e strategici che ci sono in gioco. Non solo italiani.
A leggere i capi d'imputazione da lui formulati, in effetti, c'è da tremare: omissione aggravata di cautele contro infortuni e disastri, falso ideologico, omissione di atti d'ufficio, favoreggiamento aggravato.
Oggi l'area è posta sotto sequestro dalla Magistratura, in attesa del processo.
Nel frattempo, a Roma, si è chiusa l'ultima seduta del Senato sulla Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito. La relazione finale, dopo anni di indagine, suona come una beffa. Nessuna contaminazione, ma, al contempo, l'impossibilità di escludere che "una concomitante e interagente azione di fattori potenzialmente nocivi possa essere alla base delle patologie e dei decessi osservati". Falco Accame, ex generale e presidente dell'associazione vittime dei militari, parla di "menzogne", "omissioni" e di un trucco: "Anche a Quirra, nel rilevare l'uranio ?€“ dichiara all'Espresso - hanno utilizzato un dispositivo, l'intensimetro, tarato su grosse quantità di sostanza. Significa che sotto una certa soglia non registra nulla. Ma questo non significa che l'uranio non via sia".
Ma adesso su Quirra c'è una grossa novità. Un progetto di riqualificazione civile.
Fernando Codonesu, sindaco di centro sinistra di Villaputzu, uno dei comuni della Quirra, è stato anche consulente ?€“ come ingegnere - della Commissione d'inchiesta. Una figura assai contestata. Da alcuni tacciato di "connivenza" con la politica e gli interessi dello Stato, da altri giudicato in prima linea nella richiesta di dismissione del Poligono. "Occorre ragionare di realpolitik ?€“ confida oggi ?€“ Una dismissione completa è impossibile. Così come è poco produttivo agire 'muro contro muro'. Io penso al futuro. Un progetto di riqualificazione di alcune aree. Lavoriamo con la Regione per costruire un distretto areospaziale e tecnologico. Dove si sviluppino applicazioni dual-use, di tipo civile e militare. L'Esa (l'Agenzia spaziale europea), si è già mostrata disponibile. Potremmo costruire qui parte dei prossimi aerei supersonici che sostituiscono i Concorde".
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