Continuano le schermaglie fra vertici Fiat e Fiom e, come spesso accaduto in questi mesi, teatro dello scontro è lo stabilimento di Pomigliano d'Arco. Una situazione che vede 1.400 lavoratori in cassa integrazione, oltre che 19 lavoratori messi in mobilitàper essere iscritti alla Fiom. Essi, pur essendo lungi dall'ottenere nuovamente il proprio lavoro, mantengono se non altro la retribuzione mensile almeno fino ai prossimi sviluppi nei rapporti aziendali e nella stessa strategia produttiva del Lingotto.
L'assunzione dei 19 operai Fiom fu ottenuta lo scorso novembre solo grazie a una sentenza del Tribunale del Lavoro (clicca qui) che impose all'azienda l'inserimento degli operai all'interno di Fabbrica Italia. Chiuderà i battenti entro marzo la "newco" che fu creata per salvare la produzione a Pomigliano (col referendum che impose il "modello Pomigliano" nei rapporti aziendali).
Il risultato, oltre a 19 operai Fiom che restano a libro paga della Fiat senza tuttavia trovare collocazione sulla catena di montaggio, è la profonda incertezza sul futuro di uno stabilimento che può già "vantare" 1.400 lavoratori in cassa integrazione su 2165. Giovedì scorso si era diffusa una voce – non confermata dall'azienda – che avrebbe voluto salvi, entro breve, tutti i lavoratori di Pomigliano. Essi avrebbero trovato collocazione nella Fiat Group Automobiles – nuova compagnia del gruppo - ma la notizia, pur provenendo da ambienti sindacali, non avrebbe trovato i necessari riscontrie: dunque tutto resta in alto mare, in particolare per i 19 lavoratori Fiom che hanno fatto sapere di essere regolarmente retribuiti ma di non sapere nulla circa un futuro reinserimento in fabbrica.
Secondo Giorgio Airaudo (Sel), ex responsabile auto della Fiom, sono "medievali" le relazioni sindacali che ha in mente l'Ad Fiat Marchionne. Airaudo ha inoltre puntato l'indice sulla reiterazione del comportamento tenuto a Melfi dalla Fiat, quando Marchionne promise investimenti e sviluppo salvo rimangiarsi tutto poche settimane dopo. Scelte incomprensibili oltre che costose per la stessa azienda, che si trova a formare dipendenti a proprie spese per poi tenerli fuori dal tessuto produttivo e a pagargli lo stipendio.
Purché se ne stiano a casa.
Purché se ne stiano a casa.
Fabrizio Ferrante
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