di Paolo Cardenà
Ebbene Signori! Sembra che la marcia dell'Italia verso il disastro abbia preso un ritmo significativamente più spedito, e presto arriveremo al capolinea.
Oggi, a ricordarcelo è l'Istat che ha diffuso i dati sul fatturato e sugli ordinativi all'industria e sono emersi dei dati raccapriccianti che necessitano di ben pochi commenti poiché, già di loro, rappresentano al meglio la drammaticità in cui versa l'economia italiana ormai prossima ad essere rasa al suolo.
Ad aprile il fatturato dell'industria, al netto della stagionalità, registra una diminuzione dello 0,5% rispetto a marzo, con cali dello 0,1% sul mercato interno e dell'1,4% su quello estero. Nella media degli ultimi tre mesi, l'indice totale scende dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti.Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 19, uno in meno di aprile 2011) il fatturato totale diminuisce in termini tendenziali del 4,1%, con un calo del 7,0% sul mercato interno ed un aumento del 2,6% su quello estero.Gli indici destagionalizzati del fatturato segnano diminuzioni congiunturali per quelli energetici (-9,0%), intermedi (-1,9%) e di consumo (-1,7%). L'unico aumento si registra per i beni strumentali (+7,5%).L'indice grezzo del fatturato diminuisce, in termini tendenziali, del 7,0%: il contributo più ampio a tale diminuzione viene dalla componente interna dei beni intermedi.L'incremento tendenziale maggiore del fatturato si registra per il settore della fabbricazione di mezzi di trasporto (+22,7%, dovuto essenzialmente al forte aumento registrato nell'industria cantieristica), mentre la diminuzione più marcata riguarda l'estrazione di minerali da cave e miniere (-12,3%).Per quel che riguarda gli ordinativi totali, si registra una riduzione congiunturale dell'1,9%, sintesi di diminuzioni dello 0,3% degli ordinativi interni e del 4,0% di quelli esteri. Nella media degli ultimi tre mesi gli ordinativi totali diminuiscono del 4,7% rispetto al trimestre precedente.Nel confronto con il mese di aprile 2011, l'indice grezzo degli ordinativi segna un calo del 12,3%.Per gli ordinativi tutti i settori risultano in calo. La diminuzione tendenziale maggiore si osserva per la fabbricazione di mezzi di trasporto (-16,5%).
Tradotto:
Le industrie non fatturano o meglio, fatturano drammaticamente meno. Se non fatturano non producono utili e licenziano. Se non producono utili, non pagano le tasse. Senza le tasse lo Stato non campa e si aprono così buchi di bilancio che devono essere colmati. Con cosa? BOOOO!! Secondo voi?
Quindi, al di là della carrellata dei pessimi dati economici che ci giungono ormai da mesi e mesi, e per i quali mi astengo dal rappresentarli ulteriormente, ciò che conta rilevare è che, perdurando ancora per qualche mese simili dinamiche - e non c'è ragione per poter pensare il contrario-, l'Italia capitolerà poiché non potrà essere salvata. Né risulteranno sufficienti le risolse dei fondi salva stati EFSF/ESM poiché, come è facilmente intuibile, la Spagna è in pole position nell'utilizzo dei fondi, che verrebbero pressoché prosciugati. L'Italia, per essere salvata, dovrà ricostruirsi il tessuto economico, sociale e produttivo che è stato raso al suolo da questi politici che, in un momento di grande drammaticità come quello attuale, hanno anche la faccia tosta di pensare ai soliti giochetti di palazzo finalizzati alla loro rielezione in occasione della prossima tornata elettorale; ammesso che ci sia.......
Al di la del favorevole esito elettorale in Grecia e di una nuova possibile inondazione di liquidità sui mercati, la notizia di questi giorni che sta alla base del mini rally dei mercati e che sta favorendo anche un ripiegamento dello spread fino a ridosso di quota 415 punti, è che si starebbe paventando l'ipotesi di utilizzare, appunto, le risorse dei fondi salva stati per l'acquisto dei titoli di stato dei paesi in difficoltà. Al netto delle rituali smentite giunte nell'immediato dalle varie autorità europee (ovviamente tedesche in testa), va ricordato che i due fondi, per come sono costituiti, oltre ad obbligare anche i Paesi più bisognosi alla contribuzione a favore del fondo - con l'ovvio impatto sui conti pubblici e sulle dinamiche del debito degli stessi Paesi in difficoltà- rimangono del tutto insufficienti ed inadeguati per poter salvare l'Italia e la Spagna, sia in termini operativi che in termini di fuoco spendibile. Quindi, visto che i mercati sembrano concederci ancora un po' di quiete prima della tempesta, perché non cogliere l'occasione per pensare a come mettersi in salvo e tentare di salire a bordo delle poche scialuppe di salvataggio, prima che la nave affondi?
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