D'un tratto nel folto bosco
Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Ozmartedì 26 giugno 2012
NON SOLO LE GUERRE UCCIDONO
Non solo le guerre e la fame uccidono. Ogni venti secondi un bambino muore per colpa dell'acqua inquinata. In totale fa 1,8 milioni di vite perdute ogni anno. Per la mancanza, o l'inadeguatezza, del liquido che copre due terzi della superficie terrestre. Attorno al problema delle risorse idriche ruota quest’anno il Rapporto sullo sviluppo umano dell'Undp, l'Agenzia per lo sviluppo dell’Onu, presentato ieri a Città del Capo, in Sudafrica.
«Al di là della scarsità: il potere, la povertà e la crisi idrica globale» è una lettura particolarmente angosciante per chi beve solo minerale e consuma qualcosa come 50 litri d’acqua ogni mattina per farsi la doccia. Piccoli lussi negati ai 2,6 miliardi di esseri umani a rischio per l'assenza di impianti igienici e al miliardo e 100 mila (uno su sei nel mondo) che non dispongono di acqua potabile. «Non avere accesso ai servizi igienico-sanitari - sottolinea Kevin Watkins, principale autore del rapporto - è un modo educato per dire che la gente prende l'acqua per bere, per cucinare e per lavare dai fiumi, laghi, fossi e canali di scolo contaminati da escrementi umani e animali. In baraccopoli come Kibera, a Nairobi, significa che la gente defeca in buste di plastica e poi le getta in strada perché non ha altra scelta».
Significa, ancora, che nel 2004 la diarrea ha ucciso più di tutte le guerre, palesi o dimenticate, e che è il peggiore killer di bambini a livello planetario. Un problema che, combinato con gli effetti del mutamento climatico, può decretare la fine dei contadini poveri, in maggioranza donne, ridotti alla fame dalle carestie e sterminati dall’impossibilità di una minima igiene, e il collasso di una voce fondamentale dell’economia umana. Perché è sempre nel disgraziato «Sud del mondo» che si va a parare, per ogni sciagura: gran parte delle persone malnutrite della Terra, oltre 830 milioni, sono piccoli contadini, pastori e braccianti agricoli. E le regioni in cui si concentrano dovranno assorbire il grosso dell'incremento della popolazione mondiale nei prossimi decenni, 2,4 miliardi in più nel 2050. Non a caso, oltre 660 milioni, tra le persone prive di servizi igienici, vivono con 2 dollari al giorno o meno, mentre 385 milioni si devono arrangiare con un dollaro. Ma persino i ricchi, fuori dall’Occidente, sono penalizzati. Secondo il rapporto, un quarto del 20% più ricco della popolazione nei Paesi in via di sviluppo non ha servizi igienici adeguati. «È necessario un Piano d'azione globale, con un ruolo attivo da parte dei paesi del G8», conclude il rapporto.
Migliorare la situazione non pare un’impresa titanica. E potrebbe rivelarsi un affare. Secondo l'Undp, per dimezzare entro il 2015 il numero di persone prive di accesso all'acqua potabile e sicura, come prevede l'Obiettivo del Millennio per lo Sviluppo, sarebbero necessari investimenti per 10 miliardi di dollari, in grado però di generare benefici economici globali per 38 miliardi di dollari l'anno. La crisi idrica e igienico-sanitaria, infatti, frena la crescita: l'Africa subsahariana perde ogni anno il 5% del Pil, molto di più di quanto riceve in aiuti. In termini spiccioli, basterebbe installare in casa un gabinetto con sciacquone per far aumentare di quasi il 60% le possibilità di un bambino peruviano di superare il primo anno di età. Peccato che, allo stato delle cose, un litro d'acqua costi di più in una baraccopoli che nel centro di Londra.
L’altro aspetto del problema sottolineato dal rapporto, è il rischio di conflitti su scala planetaria scatenati dalla lotta per il controllo delle fonti di approvvigionamento idrico. Sempre più impoverite dall'aumento della richiesta di acqua da parte dell'industria, dall'urbanizzazione, dall'aumento della popolazione e dall'inquinamento. Negli ultimi 50 anni sono stati 37 i conflitti tra stati per questioni legate all'acqua: 30 sono scoppiati in Medio Oriente.
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