D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


lunedì 18 giugno 2012

TRATTATIVA STATO MAFIA/ Chiedere chiarimenti? Non si può: per Enrico Letta la verità è “volgare”


In Italia, purtroppo, non si possono chiedere giustificazioni di alcuna sorta. Nemmeno se si parla di pressioni della più alta carica dello Stato su un magistrato per una questione non certo di seconda mano come la trattativa Stato-mafia. E così, se Di Pietro chiede più che ragionevoli chiarimenti al Guardasigilli e al Quirinale stesso, prontamente arriva ilmoralizzatore di turno. Nella circostanza Enrico Letta, il quale parla di “attacco volgare e insultante” da parte del leader Idv. Sia chiaro: di volgare  non c’è niente. A parte la richiesta di verità.

di Antonio Acerbis
trattativa_stato_mafia_mancinoDiceva Enzo Biagi: “Alla fine il reato più grande diventa quello di chi racconta certe cose anzichè di chi le fa. La colpa non è dello specchio, ma di chi ci sta davanti”. Uno come Antonio Di Pietro deve averlo capito bene. Soprattutto nella giornata di ieri.
Il leader Idv, infatti, in una nota ufficiale, ha chiesto chiarimenti per una vicenda passata in sordina sui grandi organi di stampa (ad eccezione de Il Fatto), ma di assoluta centralità perché ci permetterebbe di far luce su una delle stagioni più nere della nostra democrazia. Nei giorni scorsi, come molti sapranno, laProcura di Palermo – una delle tre Procure con Caltanissetta e Firenze che stanno conducendo le indagini sull’ormai famosa trattativa Stato-mafia – ha iscritto nel registro degli indagati Nicola Mancino. Negli atti compare anche un’intercettazione del 9 dicembre 2011L’ex ministro degli Interni non lo sa, ma la telefonata viene registrata. Dall’altra parte della cornetta  il magistrato Loris D’Ambrosio, uno dei principali consiglieri di Giorgio Napolitano. I toni della telefonata sono forti. Mancino si definisce “un uomo solo”, abbandonato, il che potrebbe essere un problema per molti altri coinvolti: “un uomo solo va protetto”, dice Mancino, perché se questo uomo solo rimane tale “potrebbe chiamare in causa altre persone”.
Parole inquietanti. Ma lo è ancora di più quanto accaduto dopo: nei primi mesi di quest’anno il procuratore generale della Cassazione Vitaliano Esposito riceve una lettera proprio dal Quirinale, nella quale si chiedono chiarimenti sulla configurabilità penale della condotta degli esponenti politici coinvolti nell’indagine. Insomma, Napolitano interviene sotto le richieste di Mancino con pressioni sulla magistratura.
Cosa ci sia dietro non è dato sapere. Né, a quanto pare, si può domandare. Come detto, infatti, Antonio Di Pietro, nella nota di ieri, scrive: “se ci fu una trattativa tra Stato e Mafia è bene che si conoscano i responsabili, i fautori ed è bene anche che si sappia chi vuole mantenere quella pagina oscurata. In un altro Paese, di fronte alla notizia della telefonata dell’ex presidente del Senato, Nicola Mancino, al Capo dello Stato per chiedere di fare pressioni sui pm di Palermo, ci sarebbe stata un’alzata di scudi della politica e del mondo del giornalismo, ma in Italia i riflettori rimangono spenti”. Si chiede, ancora, il leader Idv: “è nel ruolo di un Presidente della Repubblica italiana scrivere al Pg della Cassazione per chiedere di intervenire prontamente sulla questione? E poi: può il segretario generale della Presidenza della Repubblica informare il Pg evidenziando che le preoccupazioni di Mancino, ex Presidente del Senato, sono ‘condivise da Napolitano’? Sono quesiti che in un Paese civile e democratico non dovrebbero neppure porsi, visto che la ricerca della verità dovrebbe essere l’unica guida”.
A pensarla così, però, pare essere soltanto Antonio Di Pietro. A dimostrarlo il partito che non t’aspetti (o vorresti non aspettarti), il Partito DemocraticoEnrico Letta, sul suo sito, ha risposto immediatamente ad Antonio Di Pietro. I toni sono talmente forti che verrebbe da pensare ad uno scherzo se non fosse maledettamente vero. Il Presidente del Pd scrive: “Con l’attacco volgare e insultante di oggi Antonio Di Pietro ha fatto fare il salto di qualità finale alla sua campagna denigratoria nei confronti del presidente della Repubblica Napolitano e del suo operato, sempre improntato al servizio delle istituzioni. Il leader dell’Idv non lesina azioni e dichiarazioni che hanno il solo scopo di terremotare ulteriormente il già precario equilibrio istituzionale del Paese e di rincorrere Grillo. L’Italia impegnata in questi giorni a salvarsi dalla spirale della crisi europea ha bisogno di leader in grado di capire le reali necessità e urgenze del Paese, sacrificando a queste i propri interessi particolari. Esattamente opposto appare l’atteggiamento scelto da Di Pietro, che in questa folle competizione con Grillo a chi la spara più grossa ottiene per ora un unico risultato concreto: tagliare definitivamente l’ultimo ormeggio che lo teneva legato al Pd”.
Siamo all’assurdo. Un parlamentare chiede chiarimenti per una vicenda che, se venisse appurata, sarebbe un orrore e, invece di vedere la solidarietà dei colleghi nell’iniziativa, viene bersagliato perché “volgare e insultante”.
Per Enrico Letta, insomma, la verità è volgare. La verità è insultante. Che forza questo Pd!

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