D'un tratto nel folto bosco
Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Ozgiovedì 14 giugno 2012
Lo stato tratto' con la mafia. "Dell'Utri riferiva le richieste a Berlusconi"
14 GIU 2012
(AGI) - Palermo, 14 giu. - Gli indagati sono dodici, ma della trattativa rispondono in dieci: cinque mafiosi, quattro uomini dello Stato e Marcello Dell'Utri, personaggio che negli anni oggetto dell'inchiesta, il '92-'93 e i successivi, era border line tra l'imprenditoria, la politica e - secondo l'accusa - anche la mafia. L'avviso di conclusione delle indagini sulla cosiddetta trattativa tra Stato e mafia e' stato e notificato a partire da ieri sera ai 12 indagati.
"Dell'Utri riferì a Berlusconi le richieste di Cosa Nostra"
Tra le novita' il ruolo attribuito a Dell'Utri, che avrebbe fatto da mediatore - cosi' sostiene la Procura di Palermo - con Silvio Berlusconi, pure lui oggetto del ricatto, nella qualita' di presidente del Consiglio appena nominato, nel 1994. Fra coloro che i pm ritengono responsabili anche l'ex capo della polizia, Vincenzo Parisi, e l'ex vicedirettore del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Francesco Di Maggio, entrambi morti nel 1996.
Trattativa Stato-mafia: "un medesimo disegno criminoso"
Un intreccio di ampio respiro, tra i vertici delle forze investigative e dello Stato e i vertici di Cosa nostra, avrebbe partecipato, con reciproche concessioni, a questa intesa inconfessabile: da una parte Parisi, Di Maggio, due ex generali dei carabinieri del Ros, Mario Mori e Antonio Subranni, l'ex colonnello Giuseppe De Donno, l'ex ministro Calogero Mannino e Dell'Utri; dall'altra parte, quella di Cosa nostra, il superkiller Leoluca Bagarella, l'attuale pentito Giovanni Brusca, il medico-boss Antonino Cina', Toto' Riina e Bernardo Provenzano.
Mafia: Pm, Mancino mente su contatti fra Ros e Ciancimino
Nella lista delle persone cui e' stato notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari (per le quali si prospetta la richiesta di processo) ci sono anche altri due indagati che non sono materialmente accusati di avere partecipato alla trattativa: l'ex ministro Nicola Mancino, che rispondera' di falsa testimonianza al processo Mori, e Massimo Ciancimino, accusato di concorso in associazione mafiosa e di calunnia aggravata nei confronti dell'ex capo della polizia, Gianni De Gennaro.
"Ciancimino faceva il postino"
Fuori dall'elenco i nomi di Giovanni Conso e Adalberto Capriotti: l'ex guardasigilli e l'ex direttore del Dap sono accusati di false informazioni al pubblico ministero, reato che pero' presuppone che sia concluso il processo principale, per potere procedere nei confronti degli indagati.
Non e' secondario a questo punto il dato anagrafico: Conso ha 90 anni, Capriotti 89. Le accuse principali sono di violenza o minaccia a corpo politico, amministrativo o giudiziario dello Stato, reato che, in presenza di piu' persone e di un'associazione armata, prevede una pena da tre a 15 anni.
L'avviso conclusivo non e' stato firmato ne' dal procuratore capo, Francesco Messineo, ne' dal sostituto Paolo Guido.
Messineo non e' formalmente titolare del procedimento, anche se ha partecipato a numerosi atti di indagine; Guido, titolare a tutti gli effetti, ha invece espresso un dissenso netto e aperto rispetto alla linea portata avanti dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dai sostituti Nino Di Matteo, Lia Sava e Francesco Del Bene, che sono gli autori dell'atto di accusa.
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