D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


martedì 26 giugno 2012

Taranto, una relazione dell’Arpa sul video di Matacchiera

di Michele Tursi
 
Una relazione della direzione scientifica dell’Arpa è già sulla scrivania del direttore generale Giorgio Assennato. Il video shock realizzato dall’ambientalista Fabio Matacchiera dinanzi al canale di scarico dell’area industriale in Mar Grande, è diventato un caso su cui si concentra l’attenzione degli organi di controllo.
«Conosciamo bene quella zona – dice il professo Assennato – che è stata esaminata da noi, dall’Icram e dal Cnr di Taranto. Quel tratto di mare è interdetto alla pesca ed alla balneazione perchè le concentrazioni di Ipa, di Pcb, di metalli sui sedimenti sono elevatissime. Ciò è determinato da 50 anni di scarichi industriali che rende necessario un intervento di bonfica radicale».
Il paradosso è che, nonostante gli enormi volumi di inquinanti che finiscono in mare tutto avviene in perfetta regola. «Sulla base di criteri di legge a tutt’oggi vigenti – spiega Assennato – le aziende sono nei limiti. Forse cambierà qualcosa con l’effettiva entrata in vigore dell’Aia».
Intanto, però, il video del presidente del Fondo Antidiossina ha spopolato in rte, soprattutto nei social network ed ha richiamato l’attenzione dei leader nazionali del movimento ambientalista.
«La gravità dell’inquinamento nella zona in cui Matacchiera ha prelevato il campione è gravissima ed è attestata da una relazione scientifica del 2009 a cura di Nicola Cardellichio del Cnr di Taranto e di Luigi Lopez dell’Università di Bari». Lo afferma il presidente dei Verdi (e futuro consigliere comunale di Taranto), Angelo Bonelli. «Nella zona di mare limitrofa agli scarichi industriali – scrive in un documento - secondo la relazione, ammontano a 3.480.000 metri cubi al giorno per Ilva, mentre quelli Eni sono 240 mila metri cubi ogni giorno. In totale verrebbero scaricati ogni ora 13,2 chilogrammi di idrocarburi alifatici».
Bonelli esprime solidarietà a Matacchiera. «Non è solo – scrive – dietro di lui c’è un’intera città che non ne può più dell’inquinamento, dell’emergenza ambientale ed economica di una gravità inaudita rispetto alla quale continua il silenzio delle istituzioni e del governo».
Bonelli ricorda anche che «da un confronto tra la concentrazione media di Ipa nei sedimenti marini del Golfo di Taranto e quelle di altre aree costiere del Mediterraneo, Taranto risulta prima per concentrazione (23.742 nanogrammi/grammo di sedimento) rispetto ad altre parti d’Italia inquinate (Laguna di Venezia 8.169 nanogrammi/grammo di sedimento) e del Mediterraneo (Turchia-Cipro 4.750 e Coste Francesi e Spagnole 3.307 nanogrammi/grammo di sedimento). Il registro europeo Eprtr fornisce i dati stimati da Ilva stessa (2010) per le emissioni in acqua. Dal registro risulta un totale annuo di Ipa pari a 249 chilogrammi. Inoltre vengono stimati per l’acciaieria scarichi in acqua per 655 chilogrammi di arsenico, 629 chilogrammi di piombo, 2.420 chilogrammi di cromo e composti, 29.100 chilogrammi di cianuri, 1.240 chilogrammi di fenoli».
Bonelli annuncia che nei prossimi giorni seguirà le orme di Matacchiera. «Prenderò una barca e farò prelievi e sondaggi nello stesso punto: quindi se c’è qualcuno che pensa di poter denunciare Fabio, a cui va tutta la mia solidarietà, si prepari già da adesso a denunciare anche me».
Anche Biagio De Marzo, presidente di Altamarea esprime solidarietà a Matacchiera e aggiunge «un appello alle istituzioni nazionali, regionali e locali perchè intervengano tempestivamente nei confronti dell’Ilva». Anche De Marzo sostiene che «nel caso in questione, è risaputo che, attraverso i risultati della caratterizzazione di Mar Grande, le Istituzioni nazionali, regionali e locali conoscono bene le condizioni dei fondali ad ovest di Punta Rondinella, nettamente diverse nelle zone prospicienti gli scarichi a mare industriali rispetto alle zone adiacenti. Oltretutto la via crucis dei dragaggi che finalmente stanno per iniziare nel porto di Taranto non è connessa con la caratterizzazione dei fondali? E, a proposito, sarà solo pantalone a sostenere i costi di trattamento e bonifica dei sedimenti inquinati? In questo caso non può valere il principio secondo il quale chi inquina paga?»
Per Rosella Balestra del Comitato Donne per Taranto «compito di ogni cittadino attivo e onesto è denunciare gli scempi. Non spetta sicuramente a noi dire la provenienza di quei “fanghi” prelevati in prossimità degli scarichi industriali, ma certamente è diritto di Fabio Matacchiera, ambientalista da decenni, e di chiunque abbia a cuore le sorti di questa città, vigilare su tutti coloro che hanno distrutto il nostro mare e con esso la nostra economia e il nostro futuro.
Da parte mia non solo la massima stima e solidarietà nei confronti di Fabio Matacchiera ma l’invito a tutti i cittadini e a tutti i giornalisti a non lasciarsi intimorire né condizionare perché la tutela della nostra terra , del nostro mare e ancor prima della nostra salute è nelle nostre mani, nelle mani di tutti coloro che con passione, dedizione e coraggio continuano a informare e denunciare, nonostante il tentativo da parte di qualcuno di frenare tale impegno».

Nessun commento:

Posta un commento

In un ottica di reciproco scambio di opinioni i commenti sono graditi. Solo da utenti registrati. Evitiamo ogni abuso nascondendoci nell'anonimato. Grazie