Belpaese: faro di civiltà. Italiani? “Brava gente”. Gli schiavi del terzo millennio dormono perfino nelle tombe vuote all'interno dei cimiteri. Dove? Nel Mezzogiorno d’Italia, in particolare: Sicilia, Calabria e Puglia. La gran massa sopravvive nei casolari diruti. Senza acqua corrente, senza riscaldamento, senza energia elettrica, senza assistenza medica, senza amore, senza solidarietà, senza niente. A chi importa? “Ma che ce ne frega”, obietteranno in tanti, indaffarati a casa o in chiesa, con i crassi preparativi del Santo Natale.
Col freddo o con la pioggia oppure col vento e la neve, col cartone o con la coperta. La notte sono sempre lì, in quei loculi dove hanno trovato un rifugio di fortuna spesso a sottozero. Si ammazzano in campagna tutto il giorno e fanno di tutto, raccoglitori, trasportatori, scaricatori, irrigatori, potatori. In questo periodo e fino a febbraio sono impegnati nella raccolta degli agrumi. Le bracce gratuite, arrivano dalla Tunisia, dal Marocco, dal Senegal, dalla Polonia, dalla Romania, dalla Bulgaria. Mettono in tasca, a fine mese, se tutto va bene, da 10 a 20 euro al giorno. Ogni tanto ne muore qualcuno mentre fatica, ma viene presto dimenticato e rimpiazzato da un altro.
Gli schiavi del terzo millennio sono anche i braccianti siciliani che per un salario in nero di 600 euro al mese lavorano come “operai specializzati” negli agrumeti di mezza Sicilia. Anche la domenica. Anche quando piove. Anche nelle feste comandate.
Si svegliano nel cuore della notte, mentre noi sonnecchiamo tranquilli e pasciuti a casa nostra, e vengono caricati sui furgoncini. Così mietono quattrocento chilometri al giorno e tornano, quando fila tutto liscio, alle otto di sera. Per molti non esiste alcuna prospettiva di futuro perché i loro padroni, nella stragrande maggioranza dei casi, non versano neanche i contributi previdenziali.
Le schiave del terzo millennio sono le donne dell’Est che, giunte in Italia riescono a guadagnare qualcosa andando a morire di fatica ed umiliazioni nei campi. Sovente anche le minorenni sono costrette a prostituirsi a padroni e caporali, che le sottopongono alle umiliazioni ed ai ricatti più atroci.
Tutti, uomini di colore, donne e ragazzine dell’Est, compresi i braccianti siciliani, partono per le campagne col buio, mentre il mondo opulento dorme beato, stazionano nelle piazze, in attesa del mezzo che li porti nei giardini della Sicilia. Nessuno li vede, quindi non esistono. Eppure, secondo i dati ufficiali, in questa Isola sono almeno 30 mila i lavoratori agricoli che vivono in condizioni di schiavitù; probabilmente molti di più. Un esercito di disperati che, pur di guadagnare un tozzo di pane, è massacrato anche sotto Natale e Capodanno.
Al buio sferzante la strada è rischiarata dalla luce dei lampioni e dalla luna piena. Il vento di tramontana scuote i paesi. C’è movimento umano nelle strade del centro e nelle vie della periferia. In ogni piazza stazionano centinaia di braccianti col borsone a tracolla e col bavero rialzato. Attendono i mezzi che li porteranno negli agrumeti dell’Isola.
L’alba rischiara l’Etna innevato e le strade costeggiate dalle case abusive di questi quartieri edificati negli ultimi quarant’anni. Dal nuovo cimitero sbucano gli stranieri che vanno a raccogliere le arance. Il giovane ha gli occhi gonfi di sonno e cammina come un automa. Non ha il permesso di soggiorno ma sputa sangue in campagna. Un salario da fame, soprattutto da quando nelle tombe penetra l’acqua: probabilmente dal sottosuolo, dato che il cimitero è stato costruito sopra una falda acquifera. Adesso lui è dispiaciuto perché dovrà cercarsi un altro tetto. Da domani andrà a dormire in una baracca. Lui e i suoi amici imbottiranno una catapecchia, dove in una stanzetta col cellophane alle finestre vivono ammassati 19 giovani extraterrestri.
Italia: faro di civiltà. Italiani brava gente!
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