Non si schiera con nessun partito, ma con la finanza e con la Merkel, pudicamente chiamati Europa. E’ giunta a puntino la messa cantata di addio Monti perché dopo una legge di stabilità sulla quale pesano la confusione, l’assalto alla diligenza, le beneficenze alle banche, i pasticci legislativi e certe intollerabili vergogne come la sottrazione di fondi ai malati di Sla, gli italiani con occhi, orecchie collegati al cervello si rendano conto dell’uomo. Il quale mentre sfoggia una presunzione da marchese del Grillo, facendo finta di non vedere nulla di ciò che accade nel Paese, senza riconoscere nessun errore, si attacca alla sua figura di salvatore che tale deve rimanere visto che dal voto gli verrebbe solo una sonora bocciatura.
Parla della fine dell’emergenza finanziaria e della crisi, come ha fatto cento volte mentre la crisi italiana si avvitava, di ripresa e di crescita nei termini già sconfessati dell’Fmi e dalle vicende greche o spagnole: così oltre alla tracotanza dimostra anche una caratteristica assai spiacevole, il sonno dogmatico di chi vive fuori dalla realtà. La realtà vera di una società, non quella dei circoli finanziari o dei banchieri che ha sempre frequentato a stipendio fisso. Infatti quando dice di essere uno statista e non un politico svela i suoi limiti culturali e mette in mostra i paraocchi firmati Bilderberg o Goldman Sach’s o Bocconi: gli statisti sono tali perché esprimono il massimo della politica, non il minimo, il massimo dell’ideazione e non il vivacchiare dentro le prigioni e le segrete di un qualunque pensiero unico. Contemporaneamente però mette a nudo l’idea dei suoi sodali secondo cui la politica è subalterna e inutile.
Devo dire che tale affettata insipienza non mi sorprende per nulla: fatto sta che Monti, piovuto dai cieli di Berlino come un’ eccezione temporanea, dice che tutto adesso va molto meglio grazie alla sua opera, ma per chissà quale motivo vuole continuare ad essere un’eccezione. Nei giorni scorsi, attribuendogli, evidentemente a torto, un minimo di decenza avevo supposto che almeno si presentasse alla testa dello schieramento centrista, elitario, vaticano e confindustriale, privo di appeal elettorale, dentro il quale nessuno avrebbe preteso una vittoria, ma almeno un mettersi in gioco. Invece no, nemmeno questo: su consiglio del Ppe e dei suoi tutori, ha preferito non mettersi in partita, per poter stare con qualsiasi possibile vincitore. Vigliacco e infingardo, ma se non altro fedele alla sua figura di portavoce di altri poteri assai poco interessati alle volontà degli italiani e allo stesso Paese: se è statista di certo non lo è dello stato italiano.
E le polemiche contro il Berluscon selvaggio che grottescamente per la terza volta tenta lo sghetto di vincere le elezioni promettendo l’abolizione delle tasse sulla casa, sono nient’altro che una divagazione. Avrebbero molto più senso se il premier avesse anche detto che con il crollo del mercato immobiliare l’Imu deve far fronte a un’emorragia di tributi da questo fronte, che metà della tassa sulle le prime case, cioè circa 4 miliardi sono andati per il salvataggio di Montepaschi, che aggiunti ai 15 miliardi spesi per le operazioni di finanziamento e rifinanziamento dei meccanismi Ue, praticamente tutto il gettito se ne è andato per far fronte alle obbligazioni che egli stesso ha firmato senza nemmeno sognarsi di contrattare. Perché l’uomo in Europa, com’è noto, tace accuratamente ritrovando la lingua solo con i giornali amici. E se avesse detto che il prossimo anno il gettito complessivo dell’Imu servirà a soddisfare la metà della cifra che dovremo pagare in base al fiscal compact. Ecco questa è la realtà inconfessabile da cui il professor eccezione si chiama fuori. Con l’applauso dei suoi principali sponsor che fanno 180 anni in due. Fossi in loro sarei più prudente a battere le mani con tanto vigore: a quell’età basta un niente per causare una frattura.
Parla della fine dell’emergenza finanziaria e della crisi, come ha fatto cento volte mentre la crisi italiana si avvitava, di ripresa e di crescita nei termini già sconfessati dell’Fmi e dalle vicende greche o spagnole: così oltre alla tracotanza dimostra anche una caratteristica assai spiacevole, il sonno dogmatico di chi vive fuori dalla realtà. La realtà vera di una società, non quella dei circoli finanziari o dei banchieri che ha sempre frequentato a stipendio fisso. Infatti quando dice di essere uno statista e non un politico svela i suoi limiti culturali e mette in mostra i paraocchi firmati Bilderberg o Goldman Sach’s o Bocconi: gli statisti sono tali perché esprimono il massimo della politica, non il minimo, il massimo dell’ideazione e non il vivacchiare dentro le prigioni e le segrete di un qualunque pensiero unico. Contemporaneamente però mette a nudo l’idea dei suoi sodali secondo cui la politica è subalterna e inutile.
Devo dire che tale affettata insipienza non mi sorprende per nulla: fatto sta che Monti, piovuto dai cieli di Berlino come un’ eccezione temporanea, dice che tutto adesso va molto meglio grazie alla sua opera, ma per chissà quale motivo vuole continuare ad essere un’eccezione. Nei giorni scorsi, attribuendogli, evidentemente a torto, un minimo di decenza avevo supposto che almeno si presentasse alla testa dello schieramento centrista, elitario, vaticano e confindustriale, privo di appeal elettorale, dentro il quale nessuno avrebbe preteso una vittoria, ma almeno un mettersi in gioco. Invece no, nemmeno questo: su consiglio del Ppe e dei suoi tutori, ha preferito non mettersi in partita, per poter stare con qualsiasi possibile vincitore. Vigliacco e infingardo, ma se non altro fedele alla sua figura di portavoce di altri poteri assai poco interessati alle volontà degli italiani e allo stesso Paese: se è statista di certo non lo è dello stato italiano.
E le polemiche contro il Berluscon selvaggio che grottescamente per la terza volta tenta lo sghetto di vincere le elezioni promettendo l’abolizione delle tasse sulla casa, sono nient’altro che una divagazione. Avrebbero molto più senso se il premier avesse anche detto che con il crollo del mercato immobiliare l’Imu deve far fronte a un’emorragia di tributi da questo fronte, che metà della tassa sulle le prime case, cioè circa 4 miliardi sono andati per il salvataggio di Montepaschi, che aggiunti ai 15 miliardi spesi per le operazioni di finanziamento e rifinanziamento dei meccanismi Ue, praticamente tutto il gettito se ne è andato per far fronte alle obbligazioni che egli stesso ha firmato senza nemmeno sognarsi di contrattare. Perché l’uomo in Europa, com’è noto, tace accuratamente ritrovando la lingua solo con i giornali amici. E se avesse detto che il prossimo anno il gettito complessivo dell’Imu servirà a soddisfare la metà della cifra che dovremo pagare in base al fiscal compact. Ecco questa è la realtà inconfessabile da cui il professor eccezione si chiama fuori. Con l’applauso dei suoi principali sponsor che fanno 180 anni in due. Fossi in loro sarei più prudente a battere le mani con tanto vigore: a quell’età basta un niente per causare una frattura.
Per quanto continuamente vanificate ogni iniziativa e buon proposito di ogni lavoratore, per quanto distorcete continuamente la realta', l'economia, la Giustizia, la Costituzione, per quanto sia duro combattere ogni giorno, e spesso invano, per portare a casa da mangiare, per quanti disastri state facendo nell'istruzione e nella sanita' di questo povero Paese, per come ci state svendendo, per come ci state piano piano omologando e rendendo servi, per questo e per ogni altro schifoso peccato che state commettendo nei nostri riguardi e nei confronti dei nostri figli, non ho timore di augurarvi il peggio. Possiate passare un Natale di merda ma, soprattutto, che l'anno nuovo possa portarvi via tutti tra atroci sofferenze. Tutti, senza pieta' alcuna. Perche siete solo una classe di politici ed affaristi porci e di malaffare.
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