Persino il presidente del parlamento europeo, il socialdemocratico Shultz, simpaticamente definito a suo tempo “kapò di un lager nazista” dal Berlusca, è fortemente preoccupato per quello che sta accadendo in Slovenia. Si sa che quando cominciano a mancare i soldi i compromessi si sciolgono e la tolleranza della gente per un sistema politico uso a farsi gli affari propri termina in maniera traumatica. Accade così che le piazze si rivoltino e facciano cadere alcuni amministratori di primo piano come il sindaco di Maribor, costretto alla resa dopo giorni di proteste anche violente. Il tutto viene reso più opaco da presunte infiltrazioni che estremizzano la sommossa di popolo costringendo lo stato a intervenire con i reparti speciali. D’altronde la crisi economica morde e i conti pubblici sono in profondo rosso, con uno stato sociale che traballa di brutto tanto da far lanciare l’allarme ai sindacati che non ci sarebbero più i soldi per le pensioni. Più Grecia quindi che Svizzera dell’est, come era chiamata la vicina repubblica all’epoca dell’indipendenza da Belgrado. Altri tempi, e non ci si lasci trarre in inganno dalle pubblicità a tutta pagina di nuove case da gioco a Isola o Portorose, perché in realtà gli operatori alberghieri e turistici sloveni stanno vivendo momenti di panico di fronte a un calo delle presenze causato dal timore di incidenti , una calo che potrebbe dare il colpo di grazia ad un settore trainante dell’economia di Lubiana.
D'un tratto nel folto bosco
Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz
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