La situazione dei beni culturali italiani è tragica. Oltre ai crolli e al degrado diffuso, si inseriscono anche casi di mala gestione e corruzione. Partendo dall’ultimo “crollo” fiorentino, esaminiamo la situazione nazionale fino ad arrivare al caso emblematico di Pompei.
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► Per fare il punto, partiamo proprio dal capoluogo toscano dove, nel centro storico, sono presenti diversi palazzi medievali di grande valore artistico e che si trovano in pessime condizioni di conservazione. Palazzo Strozzi, ad esempio, è rimasto a lungo transennato nella zona del “cornicione del Cronaca” per il pericolo di caduta calcinacci.
► Roma non è certo da meno, rivelandosi una città ricca di esempi di mala gestione. A farne maggiormente le spese sono purtroppo i grandi monumenti come il Colosseo o laFontana di Trevi: proprio nella vasca infatti, progettata nel 1731 dall’architetto Nicola Salvi, sono stati riscontrati nel giugno scorso dei distacchi di fregi che ne minano costantemente l’integrità. Infine, basterà ricordare il crollo del muro del Pincio, opera del Valadier, avvenuto la scorsa estate in via Gabriele D’Annunzio.
► Spostandoci verso il meridione, troviamo il caso della Reggia di Carditello a Caserta, costruita dall’architetto Francesco Collecini e facente parte di un gruppo di 22 siti della dinastia reale dei Borbone di Napoli. Questa si trova da molti anni in stato di abbandono, nonché vittima di razzie nei confronti di decori, sculture e arredi architettonici. Nel gennaio 2011, tra l’altro, la reggia è stata messa all’asta, rischiando così di svendere un gioiello architettonico di prim’ordine.
► A Napoli la situazione non è certo diversa: Palazzo Reale sta infatti letteralmente ”perdendo i pezzi” tra intonaci cadenti, finestre rotte, infiltrazioni d’acqua, giardini reali pieni di immondizia divenuti ricovero per randagi e senzatetto.
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E mentre le domus cadono e si sgretolano da tempo, è di soli pochi giorni fa la notizia chel’inchiesta avviata dalla Guardia di Finanza sui responsabili per i lavori di restauro e messa in sicurezza del sito di Pompei si è chiusa con diversi indagati. Durissime sono le accuse: corruzione, frode, abuso d’ufficio e truffa nell’affidamento e nella gestione di alcuni contratti sui lavori di messa in sicurezza eseguiti a Pompei dopo la dichiarazione, nel 2008, dello stato di emergenza. Tra le svariate misure cautelari, sono scattati anche gli arresti domiciliari per Annamaria Caccavo, rappresentante legale della Caccavo Srl di Salerno, la società affidataria di alcuni lavori nell’area archeologica durante la gestione commissariale. Questa sarebbe infatti accusata per concorso in abuso d’ufficio, corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio, frode nelle pubbliche forniture e truffa. Infine, ieri a Pompei sono giunti, tra i fischi, i ministri Annamaria Cancellieri, Lorenzo Ornaghi e Fabrizio Barca accompagnati dal commissario europeo alle Politiche regionali Johannes Hahn, per inaugurare i primi due cantieri del progetto di restauro finanziato con 6 milioni di euro dall’Unione europea.
A ben vedere, tra scandali e crolli, la situazione pompeiana appare esattamente lo specchio della condizione culturale italiana: non ci sono soldi (perché lo stato taglia i fondi invece di investire), la corruzione dilaga (le archeomafie ne sono un valido esempio) e, come al solito, ci tocca chiedere aiuto agli altri per risolvere i nostri problemi.
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Tommaso Zijno
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