D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


martedì 5 febbraio 2013

Eco(R)esistenza - Belluno: sementi OGM per coltivare 80.000 ettari?



Un’associazione friulana vuole importare sementi OGM Monsanto e seminarle su 80mila ettari. È concreto il rischio di una contaminazione delle colture geneticamente modificate con le coltivazioni biologiche e tradizionali, come denuncia l'associazione bellunese Coltivare Condividendo.

di Laura Pavesi - 4 Febbraio 2013
Un’associazione friulana vuole importare sementi OGM Monsanto e seminarle su 80mila ettari
La prossima primavera, in provincia di Belluno potrebbero arrivare sementi OGM in quantità tali da poter coltivare oltre 80.000 ettari di terreno, con effetti imprevedibili sulle coltivazioni tradizionali e biologiche locali. La denuncia arriva dall’Associazione bellunese Coltivare Condividendo, che si batte contro la diffusione delle sementi transgeniche in favore di quelle convenzionali.

“In ambito di biodiversità”, spiega l’Associazione, “il nostro maggior timore è legato all'incompatibilità tra le coltivazioni biologiche e tradizionali, e le coltivazioni OGM, a causa del rischio di contaminazione. È stata la stessa Bayer ad ammettere (già nel 2009, ndr) che la contaminazione da OGM è un processo fuori controllo. Purtroppo, il rischio di contaminazione da OGM non è un pericolo remoto, dato che un’associazione friulana ha già ribadito di aver fatto giungere dagli Stati Uniti una quantità tale di sementi Monsanto da coltivare oltre 80.000 ettari in tutto il nord Italia”.

Nel 2009 la Corte Federale degli Stati Uniti aveva condannato la Bayer a pagare 2 milioni di dollari di risarcimento a due risicoltori del Missouri (i primi su un totale di 1.000 coltivatori danneggiati), che avevano subito la contaminazione dei propri raccolti da parte del riso transgenico LibertyLink prodotto dalla Bayer. Fu proprio durante questo processo che la Bayer ammise pubblicamente di non essere in grado di controllare la diffusione del riso OGM, nonostante l’applicazione delle "buone prassi" e dei migliori protocolli per evitare la contaminazione.

È bene sapere che, nel 2011, il Friuli Venezia Giulia ha approvato una legge (L.R. 5/2011) che vieta la semina e la coltivazione di OGM su tutto il territorio regionale, mentre in Veneto e nel resto del nord Italia una normativa del genere non esiste. “Rischiamo, quindi”, spiega l’Associazione, “che il patrimonio di biodiversità coltivata bellunese nel volgere di pochi anni sparisca e si perda a causa di pochi coltivatori che scelgono le sementi OGM (per mero profitto economico) incuranti della devastazione che causano.


L’équipe del Prof. Séralini ha comprovato che, anche a piccole dosi il mais NK630 della Monsanto si è rivelato fortemente tossico

Pensiamo che, se si ha a cuore l'agricoltura bellunese, sia assurdo puntare sulle coltivazioni OGM; puntare, cioè, su sementi che sono uguali in tutto il mondo. Le sementi OGM del mais Monsanto non ci permettono di caratterizzare, tipicizzare un prodotto - cosa che, invece, accade se usiamo le sementi del mais bellunese”.

E continua: “Se anche ci interessasse ben poco della salute dei bellunesi e della nostra biodiversità, ci chiediamo: che senso ha coltivare un mais identico a quello del 'resto del mondo' (e con inevitabili costi di produzione molto più elevati) ed incapace di rendere tipici i nostri piatti? Che direbbero i turisti che giungono ai piedi delle Dolomiti se offriamo un piatto con fagioli gialet (presidio Slow Food e tipico bellunese), formaggio schiz e polenta di mais OGM Monsanto MON810? Che senso avrebbe parlare di 'Distretto del biologico' o 'Distretto rurale di qualità', se la nostra valle fosse infestata da coltivazioni OGM?”.

“Da sempre, abbiamo espresso la nostra contrarietà alle coltivazioni, alle sementi e al cibo OGM. Una contrarietà condivisa dalla maggioranza degli italiani, che chiedono non solo il bando degli OGM, ma anche un’etichettatura chiara e riconoscibile di quei cibi che li contengono”.

Recenti studi scientifici, infatti, hanno dimostrato che il consumo di cibi transgenici ha effetti tossici sugli animali e che esistono rischi molto elevati per la salute umana. Tra tutti spicca l’ampio studio realizzato dal Prof. Gilles-Eric Séralini - ricercatore di biologia molecolare all'Università di Caen (Francia settentrionale) - sulla tossicità del mais transgenico NK603 e dell’erbicida Roundup, prodotti dalla Monsanto. Lo studio, condotto per 2 anni su 200 ratti nutriti esclusivamente con mais NK603, è apparso sulla prestigiosa rivista scientifica americana Food and Chemical Toxicology il 19 settembre 2012, suscitando un vespaio a livello scientifico, sanitario e politico internazionale.

L’équipe del Prof. Séralini ha comprovato che, anche a piccole dosi (con e senza aggiunga di erbicida Roundup), il mais NK630 della Monsanto si è rivelato “fortemente tossico e, in molti casi, mortale”, a tal punto che, se fosse un medicinale, la vendita sarebbe immediatamente sospesa. “Inoltre, diversi test che abbiamo effettuato su cellule umane vanno nella stessa direzione”, ha dichiarato lo stesso Séralini alla stampa francese.


Il rischio di contaminazione da OGM è molto concreto

Di fronte a tali rischi per la salute pubblica, diversi Paesi europei (tra i quali Francia, Lussemburgo, Austria, Germania, Polonia, Bulgaria, Grecia e Ungheria) hanno adottato la cosiddetta “clausola di salvaguardia” che vieta ogni coltura OGM sul territorio nazionale, bloccando di fatto la liberalizzazione degli OGM voluta dalla Unione Europea.

“Coltivare Condividendo” denuncia il fatto che in Italia non è stato fatto nulla e che appare sempre più evidente il “disinteresse, da parte di un’ampia fetta della classe politica locale, regionale e nazionale, verso l'agricoltura sana, tipica e sostenibile. Il rischio di contaminazione da OGM è molto concreto. Siamo tra più fuochi: da un lato, assistiamo alla liberalizzazione di fatto alla coltivazione del famigerato mais OGM della Monsanto decisa dall’Unione Europea; dall'altro, c’è l'inerzia del nostro governo, che non adotta la clausola di salvaguardia. Infine, c’è l’annuncio da parte di un’associazione friulana dell’importazione di sementi Monsanto di mais OGM con i quali coltivare oltre 80.000 ettari di terreno”.

E conclude: “Lanciamo un appello forte e sentito a tutti i bellunesi affinché facciano sentire la loro voce presso le Istituzioni e le Amministrazioni e rispondano al questionario della Comunità Europea ribadendo il loro NO agli OGM. Ci rivolgiamo ad associazioni, gruppi, realtà locali, affinché si discuta, si agisca e si invochi la clausola di precauzione: una moratoria in attesa di dati scientifici certi e incontestabili”.

“Infine, dato che alcuni coltivatori bellunesi si sono, in più occasioni, espressi a favore degli OGM, lanciamo un appello anche a loro, affinché meditino attentamente e con scrupolo su questa scelta. Una scelta di pochi che mette a rischio un patrimonio e una tipicità che sono di tutti”.

http://www.ilcambiamento.it/inquinamenti/belluno_sementi_ogm.html

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