D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


venerdì 15 febbraio 2013

Sovranità alimentare, ovvero perché lottare contro l’utilizzo di semi OGM




di MAGI

Spesso lo dimentichiamo ma tutti noi siamo titolari di speciali diritti per quanto concerne l’alimentazione: è la cosiddetta “sovranità alimentare” che implica lo sviluppo di un sistema basato sulla diversità bio-culturale a livello locale, un sistema che, peraltro, richiede conoscenze, tecniche e tecnologie radicalmente differenti da quelle imposte negli ultimi decenni dall’apparato scientifico e industriale.

A tal proposito, ricordiamo che la semente è il primo anello della catena alimentare. Tutte le colture agricole che ci nutrono provengono da sementi selezionate e tramandate dai contadini di tutto il mondo, di generazione in generazione, creando quella bio-diversità dinamica che rende le piante capaci di adattarsi alla variabilità dei suoli, dei climi, delle pratiche agricole e delle necessità umane.


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L’industrializzazione dell’agricoltura è invece un fenomeno piuttosto recente, tuttavia capace di rivoluzionare gli equilibri rurali ormai consolidati da secoli: le sementi contadine, infatti, subiscono la minaccia di una cannibalizzazione da parte delle sementi “migliorate”in laboratorio, gli OGM, per essere più resistenti a pesticidi e fertilizzanti. Secondo la FAO, questa industrializzazione massiccia ha già eroso il 75% di biodiversità ma ha anche condotto a danni ambientali e sanitari insopportabili.

Lo iato è evidente: da una parte vi è il dominio delle multinazionali sul mercato in cui, nella migliore delle ipotesi, agli agricoltori è lasciata la scelta o di omologarsi o, al contrario, di ridursi ad occupare nicchie marginali; dall’altra, vi è il modello di un’agricoltura ‘sociale’ con al centro i diritti di chi lavora e di chi consuma il cibo.

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La battaglia contro gli OGM, dunque, è anzitutto una battaglia per la sovranità dei popoli, per fare in modo che essi possano scegliere il proprio modello di produzione, distribuzione e di consumo del cibo, rifiutando il dilagare di un modello basato sull’omologazione e lo sfruttamento, presentato oramai come inevitabile e imprescindibile.

Per i movimenti contadini, l’opposizione alla globalizzazione e, quindi, agli OGM, è una lotta contro un modello standard che li espropria del diritto/dovere di poter scegliere cosa e come produrre.

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Di fronte a sfide alimentari e ambientali che diventano sempre più urgenti, dunque, la capacità di adattare le colture all’amplificazione dei cambiamenti climatici e alla diminuzione degli input energetici e chimici, impone di riportare al centro i diritti degli agricoltori, restituendo loro il diritto di scegliere, scambiare, selezionare e moltiplicare localmente le sementi.

L’invisibilità finora costitutiva per gli OGM un’ottima difesa ma è stata ormai infranta dalle mobilitazioni che si sono moltiplicate in ogni angolo del pianeta, accendendo i riflettori su questi nuovi alimenti e rendendo l’opinione pubblica cosciente, critica e partecipe. Gli OGM hanno avuto il ‘merito’di ridestare l’attenzione del grande pubblico occidentale sul cibo, su come e da chi questo venga coltivato, trasformato e commercializzato, oltre che di riaprire il dibattito sul ruolo della scienza e della ricerca nella società del XXI secolo, anche all’interno dello stesso mondo scientifico.

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Come affermato nella Dichiarazione del Forum ‘Nyeleni Europa per la Sovranità Alimentare’ tenutosi in Austria nell’agosto del 2011, con la partecipazione di più di 400 persone da 34 paesi, «cambiare la direzione di questo sistema alimentare sarà possibile solo attraverso un riorientamento completo delle politiche e delle pratiche alimentari e agricole. È indispensabile ridisegnare il sistema alimentare sulla base dei principi della sovranità alimentare, soprattutto in Europa, ed è indispensabile farlo ora».

Lo studio francese sugli OGM stroncato dall’EFSA

Una secca bocciatura allo studio francese sul mais geneticamente modificato. E’ questo il verdetto dell’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) che, dopo la pubblicazione dello studio del ricercatore francese Seralini – a quale non swembra essere stato riconosciuto alcun fondamento scientifico – non ha ritenuto necessario valutare nuovamente la sicurezza del mais OGM NK 603.

Si tratta del nuovo studio scientifico francese che ha rilanciato i dubbi sui probabili danni alla salute da parte degli OGM, di cui abbiamo parlato nell’articolo: OGM, finalmente una ricerca svela la loro reale pericolosità.


Eppure gli esperti dell’EFSA hanno dato un severo e inappellabile giudizio attraverso un secco comunicato stampa, rigettando le conclusioni descritte nello studio del prof. Seralini, basate sul trattamento sperimentale di alcuni ratti con il mais NK603 e con il glifosato, erbicida a cui questo tipo di mais pare essere resistente.

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Tra le ipotesi formulate e supportate dagli esperimenti condotti, Seralini paventava un notevole aumento del rischio di sviluppare svariate forme tumorali con l’assunzione del suddetto mais.

Secondo il comitato di esperti chiamati a pronunciarsi sulla questione, le lacune metodologiche riscontrate nello studio sarebbero tante, a cominciare dall’esiguo numero di ratti trattati, appartenenti ad un ceppo molto predisposto al cancro; anche le dosi di mais non sarebbero verosimili rispetto a quelle assunte normalmente nella dieta umana, le formulazioni dei mangimi poco dettagliate, i metodi statistici non del tutto convincenti.

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‘Le conclusioni non possono essere accolte a causa dell’inadeguatezza della progettazione, della descrizione e dell’analisi dello studio’. Queste le conclusioni espresse dai tecnici che hanno sottolineato come Seralini non sia stato nemmeno in grado di fornire i chiarimenti richiesti e ritenuti necessari per supportare con nuovi e più esaustivi dati il suo studio.

La domanda, fondamentalmente è una sola: come mai un ricercatore così stimato nell’ambiente scientifico avrebbe dovuto esporsi ad una simile bocciatura internazionale con una simile leggerezza?

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Che le sue conclusioni siano state formulate (volontariamente o no?) in maniera troppo drastica? Quel che è certo è che gli effetti degli OGM sulla salute dell’uomo sono ben lungi dall’essere chiariti una volta per tutte.

http://www.tuttogreen.it/sovranita-alimentare-ovvero-perche-lottare-contro-l’utilizzo-di-semi-ogm/

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