D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


giovedì 25 ottobre 2012

andatevene via




Bombe sulle spiagge, missili nei vigneti. La guerra permanente di un’Isola militarizzata.

Non ci sono solo i rumori assordanti degli aerei che infrangono la barriera del suono nel vasto repertorio degli “inconvenienti” legati alla massiccia presenza di servitù militari nell’Isola. C’è ben altro: dall’esplosione di ordigni in spiaggia, ai missili fuori controllo che cadono nei vigneti e persino un
 incidente nucleare al largo di Santo Stefano. Fatti che, dopo lo scalpore dei primi giorni, sono stati dimenticati. Da quasi tutti, ma non dai testimoni diretti.

Non sono stati dimenticati, per esempio, dai quattro braccianti e dal proprietario del vigneto che in una calda mattinata, era il giugno del 2003, videro un missile Hawk partito dal Poligono sperimentale interforze del Salto di Quirra e sfuggito non si sa come al controllo cadere tra le viti. Avevano appena finito lavorare nel vigneto, agro di Jerzu a poca distanza dalla statale 125, e la scamparono per poco. Non fu un episodio isolato.

Dal 9 al 19 giugno 2003, nella base era in atto una campagna per testare i missili Hawk. Ma qualcosa non andò per il verso giusto se, dei 16 missili lanciati dal V reggimento contraerei dell’esercito con il supporto del personale del poligono, almeno due sbagliarono rotta. Qualche giorno prima dello schianto nel vigneto di Jerzu, un altro Hawk impazzito finì nelle acque di fronte alla spiaggia di Murta, località balneare -militare.

Un terzo caso analogo si verificò il 16 aprile 2003, quando un altro missile, allora si trattava di un Aster 30, smarrendo completamente l’orientamento, finì nelle campagne di Villasalto.

Tra gli episodi più inquietanti il siluro imbottito di tritolo che, nel febbraio 2002, finì nelle reti di alcuni pescatori di Sant’Antioco.

Nel maggio del 2001, nelle vicinanze del poligono di Capo Frasca, una barca fece naufragio dopo essere stata squarciata. “Proiettili impazziti esplosi fuori poligono” continuarono a sostenere i due pescatori miracolosamente sopravvissuti, “Una pietra schizzata in alto mare” affermarono con forza i vertici militari. Sempre nel maggio dello stesso anno, una bomba del poligono di Teulada finì nella spiaggia di Sant’Antioco. L’ordigno esplose davanti agli occhi dei bagnanti atterriti.
Ma l’elenco non finisce qui. Era il maggio del 1998, quando si persero in mare due missili carichi di esplosivo ancora una volta partiti dal Poligono sperimentale interforze del Salto di Quirra. E negli nni Ottanta, a Villaputzu, un missile si schiantò a poca distanza dal quartiere di Santa Maria. Ma di certo l’incidente che avrebbe potuto avere le conseguenze più nefaste fu quello della base navale americana di Santo Stefano. L’unica cosa certa è la data: il 18 ottobre 2003. Protagonista la Us Navy che ancora era di stanza nell’arcipelago de La Maddalena. Di quel misterioso episodio occorso ad un sommergibile nucleare di ufficiale c’è ben poco se non l’ammissione della Marina militare statunitense di un incidente ad una sua unità, il sottomarino Hartford. Il fatto costò la carriera al commodoro della base navale e del comandante dell’Hartford ma anche (circostanza questa decisamente più inquietante) di un impennata dei valori del torio nell’area circostante.

Giusy Ferreli



Fonte: SARDINIAPost

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