Licia Satirico per il Simplicissimus
«Non è vero che non abbiamo costruito nulla. Fare i grilli parlanti è uno sport molto diffuso, anche io appartenevo a questa categoria ma bisogna passare qui dentro per capire la fatica che c’è dietro ad ogni provvedimento»: con queste parole Paola Severino commenta il voto di fiducia al maxiemendamento del governo sul ddl anticorruzione. Negli ultimi giorni il ministro ha decisamente perso il suo tradizionale aplomb: «questa è una legge della quale l’Italia credo possa sentirsi orgogliosa». Le sue pretestuose lacune sarebbero addirittura intenzionali, perché, se nel ddl fossero stati inseriti i cosiddetti reati satellite (dal falso in bilancio al voto di scambio, per giungere alla quisquilia della prescrizione), si sarebbe solo “affollato” il provvedimento. Il governo interverrà – e anche presto – su tutte le questioni collaterali, perché questo esecutivo è fatto di persone oneste.
Sono un’ortottera scrivente. Non voglio definirmi grilla per evitare confusioni ideologiche con leader nuotatori politicamente in auge, e devo confessare che nutro una naturale antipatia per il grillo parlante della favola di Pinocchio. Il fatto è che l’antipatia per il grillo nasce, nella favola, da una simpatia istintiva per la fresca ingenuità del bambino di legno, capace di affetto e di grande generosità. Ma sto parlando del Pinocchio del Mare, della Balena e di Geppetto.
Il Pinocchio dei Monti è invece coriaceo nella menzogna e teso alla spending review degli insetti terrestri, specie se dotati di coscienza. Data per buona l’excusatio non petita della rivendicazione di onestà, sempre presente nelle recenti dichiarazioni della Guardasigilli, è difficile far passare per onesta la distinzione tra provvedimenti legislativi “scarni” e “affollati”, laddove quelli affollati generano virus nel Pdl arrestando il sistema. Dell’orgoglio dell’Italia, poi, sarebbe bene non parlare. Utilizzando il limitato campo visivo degli ortotteri si vede una legge che, dietro il diversivo dell’ennesima autorità terza sul contrasto alla corruzione, trasforma la concussione per induzione in una corruzione minore. Sarà collocata – chissà poi perché – dopo la corruzione in atti giudiziari, implicando la reclusione da tre a otto anni rispetto all’attuale pena da quattro a dodici anni. L’estensione della punibilità al soggetto che oggi definiamo concusso renderà assai più difficile la denuncia di questo delitto, condannandolo al sottobosco illecito inutilmente denunciato dalla Corte dei conti.
Di cosa potrà andare fiero il nostro Paese? Della fine – per abrogazione del reato o per prescrizione – di almeno la metà dei processi per concussione oggi in corso? In verità la Guardasigilli deve avere avuto questa preoccupazione, commissionando al suo ufficio statistico un’indagine sul campo. L’illustrazione di questi dati, prevista in Senato, non è però avvenuta, forse per tacitare sul nascere gli antipatici ortotteri.
Ci sono ortotteri parlanti dappertutto. Ce ne sono nell’Anm, che dovrà inaugurare un’apposita sezione entomologica, ce ne sono tra i penalisti e pure tra i giornalisti: persino tra quelli di Repubblica, che con entusiasmo ha contribuito alla causa della legalità con una petizione oceanica. Severino dovrà usare un insetticida.
Un’ultima osservazione da insetto, questa volta pensando all’impotenza dolorosa di Gregor Samsa: l’esecutivo onesto ha cominciato ad avvalersi dell’uso compulsivo del voto di fiducia, svuotando il parlamento porcello di ogni funzione anche simbolica. Nelle stesse ore al Senato si è votata la fiducia sulla legge anticorruzione, alla Camera quella sul decreto sanità: quello che riorganizza il sistema sanitario, falcia la colpa medica, promuove i nostri sani stili di vita e favorisce l’impiego “economicamente compatibile dei medicinali da parte del Servizio Sanitario Nazionale” dopo la beffa della prescrizione del principio attivo. Mentre i concussori saranno assolti, molti malati gravi dovranno pagare i farmaci che prima ottenevano gratis. Questo è il governo di cui l’Italia dovrebbe sentirsi orgogliosa, visto dagli occhi di un grillo parlante.
«Non è vero che non abbiamo costruito nulla. Fare i grilli parlanti è uno sport molto diffuso, anche io appartenevo a questa categoria ma bisogna passare qui dentro per capire la fatica che c’è dietro ad ogni provvedimento»: con queste parole Paola Severino commenta il voto di fiducia al maxiemendamento del governo sul ddl anticorruzione. Negli ultimi giorni il ministro ha decisamente perso il suo tradizionale aplomb: «questa è una legge della quale l’Italia credo possa sentirsi orgogliosa». Le sue pretestuose lacune sarebbero addirittura intenzionali, perché, se nel ddl fossero stati inseriti i cosiddetti reati satellite (dal falso in bilancio al voto di scambio, per giungere alla quisquilia della prescrizione), si sarebbe solo “affollato” il provvedimento. Il governo interverrà – e anche presto – su tutte le questioni collaterali, perché questo esecutivo è fatto di persone oneste.
Sono un’ortottera scrivente. Non voglio definirmi grilla per evitare confusioni ideologiche con leader nuotatori politicamente in auge, e devo confessare che nutro una naturale antipatia per il grillo parlante della favola di Pinocchio. Il fatto è che l’antipatia per il grillo nasce, nella favola, da una simpatia istintiva per la fresca ingenuità del bambino di legno, capace di affetto e di grande generosità. Ma sto parlando del Pinocchio del Mare, della Balena e di Geppetto.
Il Pinocchio dei Monti è invece coriaceo nella menzogna e teso alla spending review degli insetti terrestri, specie se dotati di coscienza. Data per buona l’excusatio non petita della rivendicazione di onestà, sempre presente nelle recenti dichiarazioni della Guardasigilli, è difficile far passare per onesta la distinzione tra provvedimenti legislativi “scarni” e “affollati”, laddove quelli affollati generano virus nel Pdl arrestando il sistema. Dell’orgoglio dell’Italia, poi, sarebbe bene non parlare. Utilizzando il limitato campo visivo degli ortotteri si vede una legge che, dietro il diversivo dell’ennesima autorità terza sul contrasto alla corruzione, trasforma la concussione per induzione in una corruzione minore. Sarà collocata – chissà poi perché – dopo la corruzione in atti giudiziari, implicando la reclusione da tre a otto anni rispetto all’attuale pena da quattro a dodici anni. L’estensione della punibilità al soggetto che oggi definiamo concusso renderà assai più difficile la denuncia di questo delitto, condannandolo al sottobosco illecito inutilmente denunciato dalla Corte dei conti.
Di cosa potrà andare fiero il nostro Paese? Della fine – per abrogazione del reato o per prescrizione – di almeno la metà dei processi per concussione oggi in corso? In verità la Guardasigilli deve avere avuto questa preoccupazione, commissionando al suo ufficio statistico un’indagine sul campo. L’illustrazione di questi dati, prevista in Senato, non è però avvenuta, forse per tacitare sul nascere gli antipatici ortotteri.
Ci sono ortotteri parlanti dappertutto. Ce ne sono nell’Anm, che dovrà inaugurare un’apposita sezione entomologica, ce ne sono tra i penalisti e pure tra i giornalisti: persino tra quelli di Repubblica, che con entusiasmo ha contribuito alla causa della legalità con una petizione oceanica. Severino dovrà usare un insetticida.
Un’ultima osservazione da insetto, questa volta pensando all’impotenza dolorosa di Gregor Samsa: l’esecutivo onesto ha cominciato ad avvalersi dell’uso compulsivo del voto di fiducia, svuotando il parlamento porcello di ogni funzione anche simbolica. Nelle stesse ore al Senato si è votata la fiducia sulla legge anticorruzione, alla Camera quella sul decreto sanità: quello che riorganizza il sistema sanitario, falcia la colpa medica, promuove i nostri sani stili di vita e favorisce l’impiego “economicamente compatibile dei medicinali da parte del Servizio Sanitario Nazionale” dopo la beffa della prescrizione del principio attivo. Mentre i concussori saranno assolti, molti malati gravi dovranno pagare i farmaci che prima ottenevano gratis. Questo è il governo di cui l’Italia dovrebbe sentirsi orgogliosa, visto dagli occhi di un grillo parlante.
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