di Paolo Cardenà -
La Grecia esca dall'euro. E' l'unica possibilità che ha di restituire al suo popolo un futuro più dignitoso di quello che, altrimenti, lo attenderebbe rimanendo nell'euro. Mandasse a quel paese tutti gli eurocrati del piffero, preoccupati, più che altro, di salvare gli interessi delle banche (soprattutto tedesche) esposte sul debito greco e dell'industria bellica, sempre pronta a vendere ad un Paese fallito, sottomarini a suon di miliardi di euro, nonostante la popolazione ridotta alla fame e addirittura priva di medicinali.
Oggi, il Primo Ministro ellenico Samaras ha rilasciato un intervista al giornale tedesco Handelsblatt, rilanciata dal Il Sole 24 Ore, e ha tratteggiato un futuro inquietante per lo stato ellenico (e per il resto dell'Europa N.d.r.).
Da Il Sole 24 Ore:
Siamo come la Repubblica di Weimar
La situazione della Grecia è paragonabile a quella della Repubblica di Weimar: «La democrazia greca si trova probabilmente di fronte alla sua sfida più grande». Lo ha detto il primo ministro greco Antonis Samaras in un'intervista concessa al quotidiano tedesco Handelsblatt. La tenuta della società «è messa in pericolo dalla disoccupazione crescente, come è stato in Germania alla fine della Repubblica di Weimar», ha spiegato Samaras.
L'ascesa dell'estrema destra: o ci aiutate o rischiamo il nazismo
Per Samaras la società «nel suo insieme» è minacciata dai populisti dell'estrema sinistra e «da qualcosa che non si era mai visto prima nel nostro Paese: la crescita di un partito dell'estrema destra, si potrebbe dire fascista, neonazista». Alba dorata, questo il nome della formazione citata da Samaras, nei sondaggi «è già la terza forza politica in Grecia, tendenzialmente in crescita», ha ricordato il premier ellenico.
I tagli ci hanno ridotto all'osso
«I tagli che abbiamo già implementato ci hanno ridotto all'osso. Siamo al limite di ciò che si può chiedere al nostro popolo», ha dichiarato il premier greco, precisando che i greci «sono pronti a fare sacrifici, ma vogliono anche vedere la luce alla fine del tunnel». Un paese allo stremo Samaras descrive un paese allo stremo. I tagli sono già andati a colpire in profondità e «siamo al limite di ciò che possiamo aspettarci della nostra popolazione». Più della metà dei giovani ha perso il lavoro, la povertà aumenta e «sempre più greci devono andare a mense per i poveri della Chiesa e del volontariato per avere un pasto caldo»
Sappiamo già da tempo che la situazione in Grecia è insostenibile. E questo è il risultato di quello che gli eurocrati hanno definito il salvataggio della Grecia.
Ma noi di questo abbiamo già scritto abbastanza e sappiamo benissimo che la Grecia è fallita e (ri)fallita più volte.
L'unica alternativa ad una lunga, lenta e straziante agonia che conduce a morte certa, è quella che la Grecia esca dalla moneta unica, ripudiando il debito e tornando alla sovranità monetaria. Sicuramente non sarà una cosa indolore. Anzi tutt'altro. Ma dopo un primo periodo di shock causato da una nuova Dracma fortemente svalutate e da grande inflazione, potrebbe tornare a sperare e mettere a frutto le grandi risorse storiche, culturali e turistiche di cui dispone. Ma ai pifferai finti europeisti, questa, è una soluzione che fa paura, e per diverse ragioni.
La prima. A circa un anno dalle elezioni in Germania, la Merkel dovrebbe spiegare agli elettori tedeschi (che sono anche contribuenti) che fine ha fatto il fiume di aiuti di denaro pubblico destinato al salvataggio della Grecia e come mai sono finiti nel cesso. Imbarazzante, non credete?
La seconda. E qui si porrebbe subito un problema a proposito della tanto decantata irreversibilità dell'euro. Nel senso che, in caso di uscita dalla Grecia, i mercati, contrariamente a quanto Draghi si sforza di dire, percepirebbero immediatamente che l'euro è reversibile, e poi come. A quel punto, si attesterebbe, de facto, che qualsiasi paese può uscire dalla moneta unica reintroducendo valute nazionali, con ovvie ripercussioni (perdite) sui portafogli degli investitori. La Spagna, che somiglia sempre più alla Grecia, verrebbe bersagliata dalla vendite. Poi sarebbe la volta dell'Italia e magari della Francia, fino a colpire l'intera Europa, nessuno escluso.
La terza. E questa costituisce una vera e propria risorsa per il paese ellenico. Con la grande tradizione storica e le altrettante risorse turistiche di cui la Grecia dispone, con una nuova dracma fortemente svalutata, si creerebbe una sorta di zona franca nel mediterraneo dove investire fiumi di denaro. Più o meno tutti vorrebbero avere una casa su un isoletta greca comprata a quattro soldi e i grandi gruppi finanziari sarebbero pronti ad investire in hotels, strutture ricettive, ristoranti, servizi turistici ecc ecc. In pratica si creerebbe una piccola enclave economica, dove è facile attrarre capitali esteri. E questo a due passi dall'area dell'euro. (suggerisco di approfondire il tema sul blog Il Grande Bluff, che è uno che non sbaglia un colpo.)
La quarta. L'effetto emulazione. Altri Paesi malconci tipo Portogallo, Spagna e Italia, vedendo che la Grecia c'è riuscita, potrebbero essere tentati di fare la stessa cosa e avventurarsi, sebbene in condizioni differenti, nello stesso percorso della Grecia. E in questo caso, l'euro non avrebbe più ragione di esistere.
In realtà di motivazioni ce ne sarebbero anche altre, ma lasciamo stare. Ciò che non dovrebbe mai fare la Grecia, è svendere il proprio patrimonio permanendo nell'euro, ma sembra che questo processo sia già avviato.
Ah, dimenticavo! Benché sia noto alle cronache, giova sempre ricordare che la Grecia è entrata nella moneta unica truccando i conti, grazie alle consulenza di Goldman Sachs di cui Mario Draghi, a quell'epoca, era il numero uno in Europa. Ma questo è solo un piccolo dettaglio. Quello che fa la differenza.
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