D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


mercoledì 10 ottobre 2012

La magistratura sequestra il Muos, «Pericolo di morte fino a 140 chilometri»



Tre mega antenne dal diametro di 18 metri l’una, talmente potenti da essere virtualmente letali in un raggio di 140 chilometri, sono in programma di costruzione da parte dell’esercito degli Stati Uniti in una riserva naturale a Niscemi. Faranno parte, insieme a due torri radio alte 149 metri del Muos, nuovo sistema di comunicazione che consentirà ai militari a stelle e strisce di trasferire informazioni in tempi dieci volte più rapidi degli attuali, in tutto il mondo. A seguito della campagna cittadina No Muos, la magistratura ha disposto momentaneamente il sequestro della struttura.
Si chiama Muos – Mobile User Objective System - è il nuovo sistema di telecomunicazioni satellitare della marina militare americana. Un sistema radar di ultima generazione che permetterà di «raccogliere e smistare» i dati inviati dai reparti militari dispiegati sui più lontanifronti di guerra. L’impianto si avvale di cinque satelliti geostazionari e quattro stazioni di terra. Due sono in territorio Usa: in Virginia e nelle Hawaii, una in Australia. L’ultima ha intenzione di sorgerere in Italia: nei pressi della cittadina siciliana di Niscemi, provincia di Caltanissetta.
Tutte dislocate in zone desertiche. Solo quella che vuole essere realizzata in Sicilia, chissà perché, vedrà la luce in un’area vicinissima ai centri abitati. Da qui la ragionevole e giustificata paura delle popolazioni che si ‘scipperanno’ le radiazioni con effetti sulla loro salute ancora tutti da capire.
A denunciare il pericolo Antonio Mazzeo, giornalista ed attivista antimilitarista, che dal 2005 ha raccolto in un dossier le informazioni sull’opera Usa. Ora il dossier è diventato un libro dal titolo Un eco Muostro a Niscemi, presentato venerdì 1 giugno agli studenti della facoltà di Scienze politiche di Catania. Nel volume si ricostruiscono le tappe del Muos all’interno della riserva naturale Sugherata, zona indicata dalla regione Sicilia nel 2009 pur trattandosi di un sito d’importanza comunitaria e si mette nero su bianco una sconcertante previsione: «L’esposizione alle emissioni elettromagnetiche del Muos può uccidere in meno di sei minuti. Pensate se queste antenne venissero puntate per errore verso le città vicine», dice Mazzeo a CTzen, riferendosi a uno studio dell’americana Analytical graphics, Inc.
Per la realizzazione del Muos gli Usa hanno già pagato oltre sei miliardi di dollari alla multinazionale Lockheed Martin, ma nella cittadina in provincia di Caltanissetta c’è solo il pericolo per la salute, e nessun vantaggio economico: «I dieci milioni di euro di opere pubbliche da realizzare con i soldi degli Usa sono andati a una ditta a cui è stato revocato il certificato antimafia, la Calcestruzzi Piazza Srl. Oltre al danno, la beffa», sostiene Mazzeo.
Il sofisticato sistema di comunicazione ad altissima frequenza integrerà comandi, centri d’intelligence, radar, cacciabombardieri, missili da crociera, velivoli senza pilota e altri strumenti di morte.
La zona di Niscemi, tra l’altro, ospita già dal 1991 uno delle più grandi centrali di telecomunicazioni Usa nella zona del mediterraneo: la base “Ulmo” ha in dotazione ben 41 antenne che si può collegare con l’Asia sud-occidentale, l’Oceano Indiano e Oceano Atlantico.
La base ‘Ulmo’ è sotto il controllo della ‘U.S. Naval Computer and Telecommunication Station Sicily’ che ha sede a Sigonella, la base militare americana dislocata tra gli agrumeti della piana di Catania. La centrale militare statunitense assicura la comunicazione top secret e non di alleati Nato e Stati Uniti. Questo, per grandi linee, il quadro generale dell’egemonia militare a stelle e strisce in Sicilia.
Il sequestro della Magistratura
Fortunatamente la stazione che ospita il sistema satellitare di telecomunicazioni ad altissima frequenza (UHF) delle forza armate Usa, costruita in una riserva naturale a Niscemi (Caltanissetta), Šè stata sequestrata dalla magistratura per violazione delle leggi sull’ambiente. Oggetto del sequestro sono stati l’area e gli impianti del sistema di comunicazioni ‘Mobile usaer objective sistem’ (Mous) della stazione ‘Naval radio transmitter facility’ (Nrtf) di contrada Ulmo.
Il provvedimento è stato emesso dal Gip su richiesta della Procura di Caltagirone, a conclusione di indagini avviate nel luglio del 2011. La stazione radio si trova nella riserva naturale ‘Sughereta di Niscemi’, area a inedificabilità assoluta, in un sito di interesse comunitario.
Naturalmente non bisogna abbassare il livello di mobilitazione, perché questo atto formale – il primo compiuto da un organo dello stato italiano per far rispettare le proprie leggi sul proprio territorio anche all’esercito americano – è logicamente impugnabile e soggetto all’intervento del governo; che sappiamo essere assai più “sensibile” alle pressioni Usa.
Ragioni Scientifiche
Ecco come Massimo Zucchetti, scienziato e docente di impianti nucleari al Politecnico di Torino, ha spiegato le ragioni scientifiche dell’opposizione al MUOS:
Io sono un ingegnere e - dicono – uno scienziato. E sono  fermamente  contrario  alla costruzione del MUOS, il mega-sistema di radar militari che gli USA vogliono impiantare vicino a Niscemi, in Sicilia. Il 6 ottobre ci sarà una grande Manifestazione nazionale a Niscemi contro il MUOS: vorrei dare qualche ragione tecnica sul perché faranno benissimo ad esserci, tutti coloro che protesteranno contro questa installazione o che aderiranno o daranno la loro solidarietà.
Perché sono contrario? Prima di tutto perché il MUOS emette onde elettromagnetiche. E non accetto di sentirmi dire che “non fanno male, non sono come le radiazioni ionizzanti”. Negli anni la ricerca è progredita, e si è verificato che anche le radiazioni non ionizzanti, come quelle che emette il MUOS, possono causare una serie di danni alla salute. Si sono studiati gli elettrodotti, così come i telefonini, e studi recenti hanno trattato il fenomeno sotto forma di esposizioni brevi a campi elevati e anche di esposizioni prolungate a campi più bassi.
Sappiamo bene che, quando sono all’opera i militari, si chiude un po’ un occhio. Ma ora è il momento di aprirli. Abbiamo verificato che a Niscemi e dintorni ci sono due situazioni in cui le onde emesse dai radar, molto potenti, possono dar fastidio. La prima è quella di un incidente: nel caso ci sia un errore di puntamento o di malfunzionamento delle parabole Muos, e i fasci venissero diretti in luoghi popolati, dove le persone siano esposte direttamente, e a distanze inferiori ai venti chilometri – e qui parliamo di tutta Niscemi – allora si potrebbero verificare disturbi che vanno dalle cefalee agli effetti neurologici, a danni più elevati. Il campo elettromagnetico interferisce sostanzialmente con le funzioni cerebrali. Si parla di situazioni incidentali con alti campi. L’altra situazione è l’esposizione a campi di intensità inferiore, ma prolungata. Le nostre valutazioni, sotto forma di Rapporto in qualità di consulenti tecnici del Comune di Niscemi, sono state recentemente anche messe agli atti di una audizione al Senato della Repubblica. Esse  mostrano come la sola entrata in funzione dei trasmettitori del Muos, potrebbe avere come conseguenza patologie legate al sistema emolinfatico, leucemie, specialmente infantili. Il dato più recente è l’evidenza di queste malattie in popolazioni che vivono vicini agli elettrodotti, che ha portato ad ampliare le distanze. Tra gli effetti non letali c’è per esempio l’ipertermia. Le onde vengono assorbite dal corpo e lasciano del calore. Per certi tessuti, come il cristallino dell’occhio, questo può provocare l’insorgenza di cataratta. Poi c’è la fauna, che verrebbe danneggiata dai campi. Noi non li percepiamo, ma uccelli e api sì: a questi animali verrebbero scombussolate tutte le bussole naturali. Ulteriori interferenze vi sarebbero poi nel traffico aereo: gli aeroporti di Sigonella, Comiso e Fontanarossa sono vulnerabili. L’inquinamento dello spazio aereo civile non è stato tenuto in conto.
Nel 2005 avevo scritto un libro sulla presenza militare come ‘tumore sociale che genera tumori reali’. E ma mi fa piacere che dopo qualche anno si inizi a capire che il nostro Paese non è un deserto.Vogliono costruire a tutti costi il Muos? Non che se ne senta il bisogno, è un detestabile spreco di risorse per costruire qualcosa di deprecabile, ma se proprio lo sentissero necessarissimo, lo vadano a costruire nel deserto. Gli altri pochi sistemi simili sono tutti in luoghi isolatissimi, non in mezzo alla popolazione. E gli USA devono finirla di considerare il territorio italiano come uno dei suoi Backyards – cortiletti – dove poter costruire tutto quello che gli pare, come in centroamerica. La popolazione siciliana non è fatta di gente di serie B, sacrificabile come “buon prezzo da pagare” per alimentare il proprio delirio imperialista. A questo proposito, ho un suggerimento chiaramente surreale: non hanno appena conquistato la Libia “ad una nuova civiltà”? Ebbene, nel deserto libico c’è un sacco di spazio, perché non provano a proporlo alle popolazioni della Libia, loro paese “amico”? Vediamo come risponderanno.
Come si è arrivati al Muos di Niscemi.
Tutto comincia nel 2001, quando viene siglato un accordo bilaterale tra gli Usa e l’Italia. I vertici della base militare di Sigonella inviano la documentazione dell’impianto alla Regione Siciliana il 24 gennaio 2007. La documentazione, inoltrata dall’Aeronautica militare italiana agli uffici della Regione, rimane nei cassetti dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente sino al 3 aprile 2008, quando viene trasmessa al Comune di Niscemi. Per la
cronaca, quando si verificano questi fatti sulla plancia di comando dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente c’è Rossana Interlandi che, guarda caso, è nativa proprio di Niscemi. L’allora assessore Interlandi non sembra abbia opposto
particolari resistenze al progetto. Almeno ufficialmente. Dice la stessa Interlandi: “Io non ho firmato nulla, non mi sono occupata di questa faccenda. La pratica è stata seguita dai tecnici di allora”.
Dopo un mese e mezzo arriva al Comune di Niscemi una relazione paesaggistica e la valutazione d’incidenza predisposta dai militari di Sigonella. Mentre l’assessorato regionale al Territorio e Ambiente si limita a convocare una ‘conferenza di servizi’. I funzionari del Comune di Niscemi, che hanno un po’ più di coraggio degli ‘autonomisti’ dell’ex governo regionale, dopo le opportune verifiche ambientali sul progetto Muos, danno un parere contrario alla realizzazione della struttura militare.
Il “no” del Comune è servito a poco, però. Nella base Ulmo, infatti, inizia l’ opera di edificazione vera e propria. La Telecom, per esempio, posiziona i cavi per la stazione internet. Il resto è un susseguirsi di manifestazioni e opposizioni dell’ex sindaco di Niscemi, Giovanni Di Martino, e dei Comuni del Nisseno e a nulla valgono i tentativi di persuasione operati dal presidente della Regione, Raffaele Lombardo, e dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa,
favorevoli alla “centrale da guerra”. Il 28 giugno 2011 dagli uffici del Territorio e Ambiente della Regione siciliana arriva il “sì” definitivo per il proseguimento dei
lavori. “L’Arpa Sicilia – diice l’ex commissario Salvatore Cocina – ha fatto delle misurazioni elettromagnetiche vicino alla base di Niscemi riscontrando dei valori nella norma. Non la pensa allo stesso modo il dott. Massimo Zucchetti e Massimo Curaddu del politecnico di Torino. I due fisici pensano che il Muos puo’ causare grave rischi per la salute dei cittadini. ““Si tratta di effetti acuti, legati a esposizioni brevi, a campi di elevata intensità; e di effetti dovuti a esposizioni prolungate a campi di intensità inferiore”, spiegano nella loro documentazione i due fisici, Zucchetti e Coraddu.
Intanto la questione Muos sta diventando di ordine nazionale. Settimane fa una delegazione del comitato No Muos ha preso parte a due audizioni alla Commissione Difesa della Camera e alla Commissione d’Inchiesta sull’uranio impoverito del Senato . In audizione i delegati hanno spiegato, fornendo una vasta documentazione, le ragioni di quanti si oppongono fermamente alla costruzione della stazione di terra del sistema Muos all’interno della Riserva Naturale Sughereta di Niscemi. Hanno altresì denunciato i pericoli rappresentati dalle radiazioni elettromagnetiche e il processo di militarizzazione che i territori e i cittadini siciliani sono costretti a subire.
La Commissione d’Inchiesta sull’uranio impoverito ha ritenuto che sussistono le basi per una moratoria, sia per quanto riguarda la costruzione del Muos, sia per il sistema di antenne già presente nella riserva.
Il ruolo del movimento di protesta
Anche grazie al suo lavoro di informazione sono sorti fin dal 2009 comitati No-Muos in tutta la Sicilia orientale, un movimento di protesta che cresce sempre più, soprattutto sul web. A marzo un esposto con l’ipotesi di disastro ambientale è stato presentato alla procura della repubblica di Caltanissetta dal comune di Niscemi, dall’associazione Italia Nostra e dai cittadini dei comitati, chiedendo il sequestro dell’opera, già in una fase molto avanzata di costruzione. «Per fortuna l’attivazione del Muos non è prevista prima del 2015 – spiega Antonio Mazzeo – anche perché in quel territorio c’è una base Usa costruita nel 1991, che è già fonte di emissioni elettromagnetiche superiori ai limiti di legge, come rilevato dal Politecnico di Torino». Con il Muos, impianto globale che si compone di cinque satelliti e quattro stazioni terrestri – oltre a Niscemi, le altre tre si trovano in zone poco abitate di Hawaii, Virginia e Australia – «la situazione peggiorerà enormemente, ponendoci anche in grave pericolo dal punto di vista militare», ragiona Mazzeo.
Oltre alla pericolosità delle onde, lo studio dell’ Analytical graphics, Inc. consultato da Mazzeo per il suo dossier rileva la totale incompatibilità dell’opera con una zona abitata e i «gravi pericoli al traffico aereo, fortemente disturbato dalle emissioni», una circostanza che ha pesato nel 2007 sull’individuazione di un sito alternativo alla base di Sigonella, inizialmente indicata come sede del Muos, e che oggi ospita il sistema Nato di sorveglianza della superficie terrestre (Ags) che comanda i cosiddetti droni , aerei armati senza pilota. Sigonella che, insieme all’aeroporto di Catania Fontanarossa, si trova comunque all’interno dei 140 chilometri di raggio di influenza delle antenne del Muos. «Ma ancora più grave è che nei pressi di Niscemi c’è l’aeroporto civile di Comiso. Il governo di Raffaele Lombardo ha avuto la possibilità di negare all’esercito americano l’autorizzazione alla costruzione dell’opera, che avverrà senza nessuna ratifica di trattati internazionali, come prevederebbe invece l’articolo 80 della Costituzione», spiega Mazzeo.
Il Muos è infatti un sistema di comunicazione di esclusiva proprietà dell’esercito degli Stati uniti, al di fuori dei trattati Nato, e per Mazzeo «probabilmente viola anche l’articolo 11 della Costituzione, che ripudia la guerra come mezzo di offesa: servirà all’esercito Usa nelle guerre in tutto il mondo, non solo negli interventi stabiliti dalla Nato». I comitati No-Muos intanto vanno avanti nella propria opera di sensibilizzazione, che avrà una importante tappa oggi, 4 giugno, con il passaggio della Carovana antimafie di Libera proprio nel territorio di Niscemi. «Quella della carovana antimafia è un importante segnale di attenzione sul problema del Muos – afferma Mazzeo – Purtroppo non c’è più spazio per ricorsi amministrativi alla sua realizzazione, si deve solo portare il tema davanti all’opinione pubblica, in modo che se ne discuta in Parlamento». Un compito, quello della comunicazione sui pericoli per la salute del Muos, che subisce però anche i primi tentativi di delegittimazione. Racconta Mazzeo: «A Niscemi il figlio di Vincenzo Piazza, il proprietario della ditta a cui sono affidati i lavori di urbanizzazione per l’opera che – secondo quanto scritto dal giornalista Giovanni Tizian – avrebbe rapporti diretti con il boss Giancarlo Giugno, caso di cui si sta occupando la Dda di Caltanissetta - ha minacciato di bruciarsi vivo in piazza proprio il giorno delle elezioni. Sostenendo che “la campagna antimafia gli ha tolto le commesse”. E adesso l’opinione pubblica tentenna, perché s’è presentato come un onesto imprenditore in difficoltà». Ma le manifestazioni continuano numerose, come quella di 50 giovani coppie che hanno dichiarato di rifiutare di sposarsi se il Muos non verrà bloccato. «Si tratta di una dichiarazione solo apparentemente simbolica, ma che ha il valore della protesta contro i missili nucleari a Comiso degli anni ’80: con un pericolo come quello del Muos costruire una famiglia, fare dei figli a Niscemi potrebbe davvero diventare impossibile» conclude Mazzeo.

Fonti

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