di Enrico Carotenuto
Già da alcuni anni, su molti siti americani, si trovano fotografie ed articoli che stigmatizzano il modo in cui tablet e smartphone hanno cambiato la nostra vita sociale.
Ormai anche in Italia c’è chi comincia a lamentarsi. In effetti, in molti contesti, specialmente in quelli metropolitani, si vede un cambio netto nelle interazioni tra le persone.
Ormai anche in Italia c’è chi comincia a lamentarsi. In effetti, in molti contesti, specialmente in quelli metropolitani, si vede un cambio netto nelle interazioni tra le persone.
Questi aggeggi ci permettono di esere sempre on-line, e soprattutto di poter essere costantemente presenti sui social networks. E se da un lato è comodo poter accedere in ogni momento all’infinita quantità di dati, tra i quali, ogni tanto, ne troviamo anche qualcuno utile, dall’altro si vedono sempre con più frequenza scene in cui gruppi di adulti e di ragazzi, magari riunitisi in un bar, o in un parco, invece di interagire con le persone fisiche presenti davanti a loro, passano tutto il tempo a chattare con chissà chi, magari per dirgli quanto si stanno divertendo con gli amici che hanno davanti (con cui hanno scambiato si e no tre parole!), oppure scattano e postano foto in continuazione di qualsiasi cosa succede: al ristorante è arrivato il primo? Prima di toccarlo una bella foto per dire atutto il mondo quanto si è contenti che sia arrivata la carbonara! Se poi è scotta, poco male, tanto in foto non si vede.
Questo bel corto di 2 minuti evidenzia il problema:
Alcuni locali pubblici, bar e ristoranti in giro per il mondo, cominciano a prendere contromisure, in quanto, evidentemente, preferiscono che i loro clienti si divertano davvero, e magari, perchè chiacchierando di più, consumano di più, perchè parlare, si sa, secca la bocca…
Quindi cominciano a comparire cartelli di divieto di telefonini e tablet ai tavoli. L’idea più carina però, è probabilmente quella che si vede nella foto qui accanto: un bel cestino per i cellulari sul tavolino, con su scritto: IL PRIMO CHE LO USA PAGA IL CONTO!
Insomma, questi comodissimi aggeggi sembrano funzionare un po’ come l’anello ne “Il Signore degli Anelli” di Tolkien: ti danno si un potere utilissimo, ma lo scotto da pagare a quanto pare è simile a quello che paga “Gollum”: la dipendenza dall’anello/smartphone a mo’ di droga, la schizofrenia di dover essere in due posti contemporaneamente (uno reale, l’altro virtuale), ed una discreta perdita delle capacità di interazione sociale nel mondo reale.
fonte: Coscienze in Rete
letto su: Oltre la Coltre
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