D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


giovedì 30 agosto 2012

Manipolare il clima: ecco la super-bomba del futuro!



Estati torride di terra secca e assetata, primavere scosse da nubifragi e alluvioni. Che il clima stia cambiando sotto ai nostri occhi è ormai accettato da tutti. E’ solo frutto del nostro stile di vita o dipende anche da altri fattori, che non siamo in grado di controllare? Ovvero: quanto influiscono sul meteo i sempre più numerosi esperimenti di manipolazione climatica? E a che scopo vengono effettuati? Per combattere il surriscaldamento globale oppure per accelerarlo? L’allarme è rilanciato dagli ambientalisti, concentrati sulla riduzione delle emissioni nocive, ma anche dai “complottisti”, convinti dell’esistenza di un vero e proprio “crimine climatico”, una manipolazione planetaria per colpire a comando la popolazione e l’economia di svariate aree del pianeta: molti esperimenti studiano come modificare artificiosamente il clima, causare pioggia o siccità, innescare tornado e nubifragi.
Tempo fa, racconta Andrea Degl’Innocenti sul “Cambiamento”, è stato lo stesso “Guardian” a pubblicare una mappa mondiale della geoingegneria prodotta dall’Etc Group, un’organizzazione internazionale che si batte per la sostenibilità e i diritti umani. Geoingegneria: tecniche artificiali di intervento umano sull’ambiente fisico, dall’atmosfera agli oceani, dalle acque alle rocce. Sempre il quotidiano inglese mostra anche un elenco di istituzioni, enti e multinazionali coinvolte negli esperimenti sul clima. Secondo il dossier, i primi test risalgono addirittura agli anni ’40, quando la United Fruit Company, oggi Chiquita, tentò di condizionare il clima dell’Honduras. In tutto 115 pagine piene di dati certificati, che attestano un proliferare di esperimenti su come modificare il clima terrestre, per vari scopi. I più frequenti sono quelli riguardanti l’aumento o la diminuzione delle piogge; solo l’Italia ne conta ben 7, dagli anni Settanta fino ai giorni nostri. Gli ultimi sono quelli del progetto “Climagri”, con test per la riduzione della pioggia.
«Il documento – scrive “Il Cambiamento” – dimostra in maniera inequivocabile che sono in corso, da ormai più di sessant’anni, studi ed esperimenti su come manipolare il clima terrestre, condotti dai governi di tutto il mondo con il contributo di imprese private, istituti, multinazionali». Ma fin dove si può spingere la manipolazione climatica, e per quali obiettivi? Qui non ci sono ancora certezze vere e proprie, ammette Degl’Innocenti, per una serie di motivi: «Mancanza di documentazioni, reticenza da parte dei media e della classe politica ad affrontare apertamente queste tematiche, oscurantismo e tentativi di nascondere i veri scopi delle operazioni in questione». Restano solo le ipotesi, suffragate dalle più disparate teorie. Per la scienza ufficiale, la capacità umana di influire sul clima è minima. Esperimenti a porte chiuse, protetti dai servizi di intelligence? «Alcuni dati – 
Khalifa bin Zayed Al Nahyan
sostiene “Il Cambiamento” – sembrano dimostrare che la capacità di manipolazione climatica va molto oltre la posizione ufficiale della comunità scientifica».

Un recente articolo del “Daily Mail” svela il lavoro di un’équipe di scienziati assoldati segretamente dal presidente degli Emirati Arabi Uniti, lo sceicco Khalifa bin Zayed Al Nahyan. Missione compiuta: quei ricercatori sono stati in grado di generare 50 potenti temporali ad Abu Dhabi. Poi la Cina: già nel 2007, il governo di Pechino ha annunciato di aver provocato la prima nevicata artificiale sulla città di Nagqu. Inoltre, «è dimostrato che si possono generare artificialmente tornado anche di grandi dimensioni, di cui si sta persino provando a trarre energia pulita». Spettacolari le dimostrazioni di un pioniere italiano, il professor Pierluigi Ighina, esibitosi anche davanti alle (esterrefatte) telecamere di “Report”: già allievo di Guglielmo Marconi, Ighina mostrava come addensare o disperdere le nuvole tramite uno strumento da lui realizzato, un’elica coperta di polvere di alluminio che – a seconda del senso di rotazione – si caricava positivamente o negativamente, con effetti opposti sulle nubi: le poteva attirarle fino scatenare un temporale o, al contrario, 
Pierluigi Ighina
disperderle al punto da far tornare il sereno.

Ighina, le cui teorie non sono mai state riconosciute dalla comunità scientifica, sosteneva anche di aver inventato un macchinario capace evitare i terremoti: una sorta di grande valvola attraverso la quale trova sfogo l’energia racchiusa nel sottosuolo. «In fatto di condizionamento atmosferico – continua “Il Cambiamento” – Ighina non è certo l’unico esempio di scienziato fuori dal coro: ancor prima di lui furono in molti a studiare i comportamenti dell’energia e della sua trasmissione». Nikola Tesla, nell’ultimo periodo della sua vita, stava lavorando ad un metodo di trasmissione dell’energia senza fili detto “teleforce”, ribattezzato dai media statunitensi “raggio della pace” o “raggio della morte” per via delle sue potenzialità distruttrici. Scomparso Tesla, molti dei suoi documenti furono sequestrati dalle autorità governative statunitensi e bollate come “top secret”.
Riprendendo gli studi di Tesla, negli anni Ottanta il fisico texano Bernard Eastlund, del Mit di Boston, registrò una serie di brevetti, di cui il primo chiamato “Metodo ed attrezzatura per modificare una regione dell’atmosfera, magnetosfera e ionosfera terrestre”. Anche i suoi brevetti furono “secretati” e infine utilizzati per lo sviluppo del progetto Haarp, “High Frequency Active Auroral Research Program”. Scopo dichiarato di Haarp: studiare l’effetto delle onde elettromagnetiche sulle comunicazioni. Molti però i sospetti: Haarp potrebbe servire per testare interventi di manipolazione climatica. Non lo affermano solo i “complottisti” ma anche la Duma, il Parlamento russo: «Sotto il programma Haarp, gli Stati Uniti stanno creando nuove armi geofisiche integrali, che possono influenzare gli elementi naturali con onde radio ad alta frequenza». Secondo Mosca, «il 
Haarp
significato di questo salto è comparabile al passaggio dall’arma bianca alle armi da fuoco, o dalle armi convenzionali a quelle nucleari».

E’ verosimile che lo sviluppo della tecnica sia giunto al punto di poter condizionare in maniera sensibile il clima, fino a poter provocare catastrofi a comando? Le notizie ufficiali restano frammentarie. Nel gennaio 2002, Roma e Washington firmarono un accordo chiamato “Cooperazione Italia-Usa su scienza e tecnologia dei cambiamenti climatici”. Obiettivo dichiarato: sviluppare tecnologie per le energie rinnovabili. Ma già all’interno del rapporto, rileva Andrea Degli’Innocenti, si leggeva che fra gli scopi vi era la “esecuzione di attività di ricerca eco-fisiologica su diversi siti sperimentali italiani dove vengono modificate artificialmente le condizioni ambientali a cui è esposta la vegetazione”. Tra gli obiettivi della cooperazione italo-americana, anche la “progettazione di tecnologie per la manipolazione delle condizioni ambientali con particolare riferimento al controllo della temperatura e della concentrazione atmosferica di CO2”.
Più di recente, due ingegneri dell’università di Harvard hanno annunciato l’intenzione di immettere solfati nell’atmosfera attraverso palloni aerostatici: una sorta di spray, che sarebbe in grado di riflettere parte dei raggi solari, diminuendo così la temperatura del pianeta. «L’esperimento si svolgerebbe per adesso soltanto su aree ristrette, ma i due non negano l’ipotesi di un futuro uso più esteso del metodo», precisa “Il Cambiamento”. D’altronde c’è chi sostiene che sostanze in grado di modificare il clima vengano già comunemente immesse nell’atmosfera: «Secondo una teoria molto diffusa in rete, miliardi di nanoparticelle verrebbero quotidianamente 
scie chimiche
diffuse attraverso le cosiddette “scie chimiche”, scie di pulviscoli bianche e persistenti rilasciate in cielo da aerei non segnalati». Una recente scoperta, proveniente ancora da Harvard, sembrerebbe confermare alcune intuizioni dei teorici delle “chemtrails”.

Secondo il “Daily Mail”, l’atmosfera sarebbe cosparsa in quantità diversa di «particelle atmosferiche della dimensione di una frazione di capello umano», che «potrebbero influire sul cambiamento climatico». E da dove provengono, queste particelle? Gas di scarico delle auto? Inceneritori? «Non si può escludere l’eventualità che siano state rilasciate appositamente nell’atmosfera per manipolare artificialmente il clima». A quale scopo? Fondazioni, multinazionali e governi che investono nella ricerca sulla manipolazione del clima sostengono che l’obiettivo è uno solo: combattere il surriscaldamento globale e studiare i possibili scenari futuri. Ma i test militari sono ormai 
Naomi Klein
storia: con l’Operazione Popeye, durante la guerra del Vietnam, è noto che gli Usa tentarono di prolungare la stagione monsonica sul Laos caricando le nuvole di ioduro d’argento.

Mettere le mani sul clima, conclude “Il Cambiamento”, è di per sé un gioco rischioso e dalle conseguenze imprevedibili. Secondo un team internazionale di scienziati coordinato dalla European Geosciences Union, «una soluzione geoingegneristica ai cambiamenti climatici potrebbe causare una notevole riduzione delle piogge e avere effetti indesiderati per la Terra ed il genere umano». Esperimenti per nuove armi invisibili e sogni di dominio? O anche, più semplicemente, una cinica motivazione economica. Lo spiega Naomi Klein nel suo “Shock Economy”: le multinazionali più potenti del pianeta traggono enormi profitti dai cataclismi e dal surriscaldamento globale. «I futuri disastri – scrive la giornalista canadese – non avranno bisogno di cospirazioni segrete». Secondo la Klein, tutto lascia pensare che i disastri continueranno a succedersi con intensità sempre più feroce. «La generazione dei disastri, dunque, può essere lasciata alla mano invisibile del mercato: questa è un’area in cui il mercato funziona davvero».

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