Ad Atene sta morendo l’Europa. Agonizza per le strade bastonata dalla stessa Europa dei banchieri e dei burocrati. Se non fosse per il dramma che ormai fa mancare anche le medicine e il cibo per i bambini sembrerebbe buffo e paradossale che la signora Merkel, circondata dalla manifestazioni, vada a dire che “qui è in gioco il destino dell’Unione Europea”. Ma certo che è in gioco, avvilita proprio dalle ricette liberiste e dai malintesi interessi nazionali di cui la Merkel è una sintesi quasi perfetta. Diremmo un sinolo in onore di Aristotele.
La ragione stessa che ha indotto la cancelliera alla fugace comparsa sotto il Partenone, fa parte integrante del veleno che sta distruggendo gli ideali europei: il tentativo di dare sostegno a un governo in bilico e assicurarsi che obbedisca all’ennesimo memorandum che implica nuove misure di impoverimento. Un governo- va detto- di schiacciante minoranza che si è potuto creare solo grazie a una bizzarra legge elettorale che prevede sia uno sbarramento sia un sostanzioso premio al partito primo in classifica. Ricorda qualcosa a noi che stiamo veleggiando verso gli stessi esiti?
Certo la Merkel si aspettava le dimostrazioni e non l’hanno per nulla impressionata: le interessava solo assicurarsi che il “governatore” greco non abbia crisi di coscienza nel dare il via all’ennesimo massacro: che la gente muoia purché sia salvo l’euro, l’arma letale utilizzata per il ricatto continentale. Sta proprio in questo il senso dell’Europa attuale: la totale noncuranza verso i popoli e l’attenzione ai centri finanziari, ai loro emissari e semmai anche al sistema di repressione che non a caso proprio in questo periodo è diventato di attualità con il progetto di polizia europea. Questa visita lampo, dove probabilmente sono state fatte anche promesse personali, dà visivamente l’idea di tutto questo, la gente in piazza che si ribella e l’olimpica calma dei potenti separati da proletari in divisa che sono vittime esse stesse del ricatto del lavoro.
La cancelliera forse non si rende conto che sempre di più l’appello alla “salvezza dell’Ue” , di questa Ue, sta perdendo il suo carattere di deterrenza e diventa invece una speranza, la liberazione da un tiranno invisibile, ma non meno ottuso di quelli in carne ed ossa. Non si rende conto che la Grecia è al bivio tra euro e democrazia, sentiero sul quale anche altri si vanno incamminando. O forse lo sa benissimo, ma palude in cuor suo a quella regressione di diritti, stato, welfare, lavoro di cui è impastata la costituzione reale europea creata dalla spinta finanziaria. Ma è come se tutto fosse trascinato dal fato e dalla necessità, compresa quello che nasconde gli errori. E l’idea di libertà solo un’incauta distrazione. E questo varrà più prima che poi anche per la Germania: come diceva Hegel, la cui lettura deve mancare alla Merkel: “Possiamo essere liberi solo se tutti lo sono”.
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