Bisogna sempre leggere tra le righe, dove in teoria ci dovrebbero essere solo spazi bianchi. Tra le righe si può leggere quello che nelle righe nessuno scrive. In qualunque altro Paese, così come nel nostro fino al novembre 2011, un partito o una coalizione si propongono per governare in base a un programma. Durante la campagna elettorale dicono: "se saremo noi a vincere, faremo questo o quell'altro". Non esiste un solo Paese al mondo dove un candidato leader si presenti agli elettori dicendo: "se vincerò io, si farà così, mentre se non sarò io a vincere, allora si farà in quest'altra maniera". Tranne la Russia e la Cina, si intende. Fino a prova contraria, in democrazia si decide solo se si prendono più voti, altrimenti, essendo chiaro che si è soggetti alle scelte dei vincitori, si tace.
Ma noi siamo creativi. Fino a poco tempo fa ci accontentavamo di avere solo la finanza creativa, oggi abbiamo anche la democrazia creativa. Ieri a Omnibus, parlando dell'eventualità di una seconda tornata di interventi lacrime e sangue, il noto cultore della democrazia Mario Monti ha detto "Io la manovra la escludo, ma non escludo niente in certi casi di esiti del voto, speriamo non sia così". Al che viene spontaneo chiedersi se qualcuno gli abbia spiegato che lui, di "certi casi di esiti del voto", non dovrebbe neppure preoccuparsi. Esiste cioè un solo caso di "esito del voto" nel quale lui è chiamato a fare la cosa che promette, cioè "non fare nessuna manovra", ed è il caso in cui vinca, ovvero quello per cui si sta proponendo e in prefigurazione del quale risponde alle domande nei dibattiti pubblici. In tutti gli altri "casi di esiti del voto" lui non ha nessun potere di garantire e tantomeno di "non garantire" nulla, e dunque non se ne deve preoccupare. Ci mancherebbe che Berlusconi, per esempio, si mettesse a dare garanzie su cosa farebbe Bersani, qualora a vincere fosse il Pd.
A meno che, si intende, Monti non sappia già che qualunque sia il risultato finale di questa tornata elettorale, lui sarà chiamato comunque a presidere un "Monti Bis". In quel caso, e solo in quello, ha senso prospettare diversi scenari di programma in base ai "casi di esiti del voto", garantendo di non realizzare nessuna manovra correttiva nel caso in cui Scelta Civica conquisti la maggioranza, e mettendo le mani avanti nel caso in cui non la conquisti e dunque la maggioranza che verrebbe a sostenere il suo Governo fosse diversa. E' questo l'unico scenario ragionevole in cui ha senso non dare garanzie sulle proprie scelte per "certi casi di esiti del voto". Perché è chiaro che uno garantisce solo quando è a capo dell'esecutivo, mica se ha una seggiola al Senato e un bottone da schiacciare.
Monti parla nel totale disprezzo della formula democratica, dimostrando anche nel suo eloquio comune quanto poco tenga in considerazione gli stessi principi espressi nella carta costituzionale. E' una forma mentis, la sua: è il parlare del faraone che sente come "suo" un ruolo cui i sudditi non hanno né il diritto né un modo pratico di farlo abdicare. E' l'impostazione mentale di uno che è stato a lungo al vertice di una organizzazione che ha prodotto documenti come Crisis of Democracy, nel quale la democrazia era vista come un impiccio, al punto da funzionare solo nel caso in cui il popolo se ne sta in apnea, ovvero ai margini del dibattito politico. Una follia costituzionale e, soprattutto, una grande presa per i fondelli comunicata così, come se fosse acqua fresca, con la consueta noncuranza indice di profonda disistima nei confronti del livello di consapevolezza istituzionale del popolo italiano. Evidentemente sa che siamo già in apnea da un bel pezzo.
Nel video che vi mostro, Irene Tignali, economista laureata alla Bocconi (qualcuno aveva dubbi in merito?), consulente manco a dirlo della Commissione Europea, che tenta di rispondere a Ilaria D'Amico sul tema dell'affermazione di Monti. Una lunga arrampicata sugli specchi nella quale Ilaria D'Amico non ha saputo assestare l'unica obiezione che aveva senso fare: "parlate come se foste già sicuri che ci sarà un Monti Bis, ma come fate a saperlo?".
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