D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


giovedì 24 gennaio 2013

Sapete chi è la signora bionda accanto ad Angelino Alfano?



Sapete chi è la signora bionda accanto ad Angelino Alfano? Si chiama Danila Subranni ed è la portavoce di Alfano da quando era Ministro di Grazia e Giustizia. E' la figlia dell'ex Generale dei Carabinieri dei ROS Antonio Subranni, oggi sotto processo a Palermo per la Trattativa Stato-mafia. Era colui che Paolo Borsellino indicò come "Punciuto" (affiliato alla mafia) pochi giorni prima di morire, alla moglie Agnese Borsellino.



Dal Sole 24 ore:
Una simbiosi scandita anche dai passi ormai perfettamente sincronizzati: Angelino Alfano avanti, sempre sorridente, mentre lei, imperturbabile, lo tallona. Sono cose che non s'imparano, che devi avere nel sangue. La fedeltà, il silenzio, persino l'andatura marziale di questa quarantenne, sono tutti tratti ereditari. Danila è figlia del generale dei carabinieri Antonio Subranni, capo dei Ros dal 1990 al 1993, un investigatore della benemerita che per quelle strane coincidenze del destino ha incrociato tre fatti cruciali della storia della mafia in Sicilia: nel '78, allora giovane maggiore a Palermo, svolge le indagini per l'omicidio di Peppino Impastato, il militante di estrema sinistra di Cinisi che si ribellò allo straporte mafioso di Tano Badalamenti. Fu Subranni, insieme con tutto lo staff investigativo, a propendere per la tesi, che poi si rivelerà totalmente infondata, secondo la quale Impastato fosse vittima di un attentato terroristico ordito da lui stesso; nel '93, secondo i giudici della Corte d'assise di Firenze, Subranni, nella qualità di comandante dei Ros, fu informato dal colonnello Mario Mori, suo sottoposto, della trattativa instaurata con l'organizzazione mafiosa Cosa Nostra per il tramite di Vito Ciancimino; infine, colleziona un'indagine di favoreggiamento alla latitanza del boss Bernardo Provenzano, da cui è stato in parte scagionato (il Pm ha chiesto l'archiviazione). 

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