D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


venerdì 18 gennaio 2013

Umbria: scoperta tratta dei bambini schiavi


Sono 80 mila i bambini mendicanti che “vivono” in Italia: ognuno di loro porta mediamente 20 euro il giorno a casa, per una cifra complessiva che supera i 40 mln mensili e che in un anno diventa addirittura di 500 milioni, una somma stratosferica che è in mano clan prevalentemente serbo-albanesi, mentre i

bambini vivono privati di ogni singolo diritto. Lo afferma il giornalista Mario Campanella, Presidente di Peter Pan Onlus. E’ incredibile come le istituzioni locali e centrali abbiano legittimato questo triste fenomeno che si consuma davanti alle nostre case, nelle metropolitane, nell’indifferenza generale, disapplicando sia la convenzione di New York, sia le leggi sul trattato di Schengen.
I flussi migranti che giungono nella nostra penisola traggono dalla mendicità la prima “fonte di reddito“ che alimenta il mercato della droga e del traffico di merce illegale. Nonostante la Corte di Cassazione abbia validato i termini della legge sanzionatoria che prevede anche l’allontanamento dei minori dai figli – prosegue il giornalista – né i comuni, né le procure la applicano: si tratta della norma Prestigiacomo che ha ormai sette anni. Se è vero che i bambini non votano è altrettanto vero che lo stillicidio cui si assiste giornalmente è motivo di riflessione per l’opinione pubblica. Mancano politiche di integrazione ed alberga nei nostri amministratori locali, forse per le ristrettezze dei bilanci, una preoccupante contraddizione di termini che distingue l’infanzia tra razze ed etnie: è un concetto-conclude Campanella- incostituzionale, ingiusto e normativamente terribile. Ladri, borseggiatori, scippatori, “cavallini” per la droga. L’importante è che siano minori e non imputabili. La nuova frontiera del traffico di persone dall’Est Europa è questa: far entrare in Italia ragazzi massimo quattordicenni, accompagnati da documenti falsificati, e utilizzarli poi nel mondo del crimine. Se li fermano li possono, al massimo, mandare in qualche centro o casa famiglia. I casi di cronaca non mancano. Dai ragazzini che aprivano le porte e svaligiavano gli appartamenti a Foligno, ai due minori fermati a Todi sempre per furti in abitazione: uno dei due era già stato fermato undici volte a soli 13 anni. L’accattonaggio è praticato soprattutto da minori rom o dei paesi della ex-Jugoslavia: bambini molto poveri e talvolta con problemi fisici, la cui disabilità viene sfruttata perché considerata molto redditizia dagli sfruttatori che li “reclutano”, anche pagando i loro genitori o i tutori o i responsabili degli orfanotrofi. Dopo essere stati condotti in Italia, i minori sfruttati nell’accattonaggio trascorrono intere giornate su strada. La tratta di minori a scopo di sfruttamento in attività illegali è poco conosciuta e coinvolge bambini e adolescenti, per lo più rumeni. Reclutati nei paesi di origine, vengono condotti in Italia per compiere furti e scippi. Ed è riferibili a questo fenomeno l’ultimo caso scoperto dalla questura di Perugia e finito davanti al giudice, con alcune implicazioni giuridico-burocratiche di rilievo. Il ragazzo, rumeno, è arrivato in Italia a bordo di un pulmino. Uno di quelli che fanno la spola carichi di persone dalla Romania all’Italia e il percorso inverso con scatoloni, bagagli e rimesse di badanti e lavoratori. Per entrare in Italia non ci sono tanti adempimenti, visto lo status comunitario, ma sui documenti doveva risultare che il ragazzo era maggiorenne, altrimenti avrebbe avuto bisogno di un genitore o un tutore che lo accompagnasse. Per questo era fornito di un passaporto con identità ed età falsificati. I suoi trafficanti, logicamente, hanno fatto perdere ogni traccia.


Solo che il ragazzo, sveglio, ha capito di avere una sola possibilità di fuggire alla schiavitù: appena ha visto un poliziotto ha subito detto di essere minore e che non si chiamava come la persona indicata sul passaporto. Ed è anche entrato nel progetto “Free woman” contro la tratta degli esseri umani. Per lui i problemi sono stati molteplici. In primo luogo è finito davanti al giudice minorile, difeso dagli avvocati Alessandra Donatelli Castaldo e Antonietta Confalonieri, per le false generalità; ma ha ottenuto il perdono giudiziale. Adesso deve affrontare l’udienza davanti al giudice di pace per il falso del passaporto. Falso che non ha compiuto lui, perché il documento è stato contraffatto da chi voleva “trafficare” il ragazzino in Italia. Secondo il rapporto di “Save the children”, la regione è interessata dai traffici che utilizzano «l’asse umbro-casentinese romagnolo (verso nord-est) e senese (verso ovest), ossia la direttrice centro-settentrionale interna che si snoda sul territorio nazionale e che interessa direttamente l’area perugina, dove confluiscono le arterie provenienti da Sud-ovest con epicentro Roma, quelle provenienti dalla costiera adriatica con epicentro l’area anconetana e picena e quelle provenienti da Nord, che hanno come snodi principali da una parte Firenze e dall’altro Forlì-Cesena-Rimini. Le città che ne fanno parte sono Terni (a sud in direzione di Roma- Viterbo), appunto Perugia, Arezzo-Siena e verso Nord Cesena-Forlì-Ravenna.

art: http://www.ternimagazine.it/96659/il-fatto/umbria-scoperta-tratta-dei-bambini-schiavi.html

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