Mentre il Governo Monti dimissionario (con il beneplacito del presidente uscente Giorgio Napolitano) dà un mano logistica al Governo francese per l’ennesima battaglia coloniale in Mali, in palese violazione dell’articolo 11 della Costituzione (comunque annullata dal Trattato di Lisbona), l’Italia trema. Tranquilli: va in onda la solita distrazione di massa in salsa elettorale, funzionale al sistema di potere. L'immaginario collettivo è affollato dalle buffonate di politicanti corrotti, giornalisti venduti, comici alla frutta, magistrati in dismissione e mafiosi in doppiopetto. Chiedere al potere di riformare il potere: che ingenuità, che regressione antropologica.
Basilicata, Calabria e Sicilia rischiano più di tutte le altre regioni, eppuremadre Natura non è responsabile. C’entrano invece, le scosse telluriche innescate dall’ininterrotto conflitto elettronico, invisibile ai comuni mortali, ma documentabile con una semplice attività di “intelligence” per fini di pace.
In altri termini: guerra infinita di Nato & Usa, anche e sempre nei mari d’Italia. Esercitazioni belliche dell’Alleanza atlantica con sommergibili ed unità navali a propulsione ed armamento nucleare su faglie sismiche attive, a ridosso di Sicilia e Calabria. Ecco l’ultimo “Avviso di pericolosità” (il numero 2 del 14 gennaio 2013), emesso dalla Guardia Costiera di Augusta, a firma del comandante Raffaele Macauda (capitano di vascello): «la zona di mare delimitata dai seguenti punti aventi coordinate geografiche (…) Il giorno 17 gennaio 2013 (con riserva il 18 gennaio 2013), dall’alba al tramonto, sarà interessata da esercitazioni di tiri a caldo da parte di unità navali (…) La zona di mare indicate nelle premesse, per la parte ricadente nella giurisdizione del Compartimento marittimo di Augusta, nel periodo sopra citato, è dichiarata PERICOLOSA per la navigazione marittima, all’ancoraggio, alla pesca ed a tutte le attività comunque connesse all’uso del mare».
Atomiche in moto. L’ordinanza della Capitaneria di Porto numero 105/12 rivela l’impensabile. Infatti, si legge: «VISTO il vigente Piano di Emergenza e norme per la sosta di unità militari a propulsione non convenzionale nel porto di Augusta emanato dal Comando Militare Marittimo Autonomo in Sicilia (…) RENDE NOTO che l’area centrata sul punto di coordinate geografiche lat. 37°10’42’’N – long. 015°14’44’’ E (datum WGS 84), in data 03 dicembre 2012, dalle ore 0800Z alle ore 1200Z, sarà interessata da operazioni militari». Idem nelle ordinanze 108, 109, 110, 112 e 113 del 3, 4, 5, 6 e 7 dicembre 2012. Infine, l’ ordinanza numero 115/2012, segnala altre “esercitazioni belliche”: «che la zona di mare interessata (…) sarà interessata dall’alba al tramonto, nei giorni 19 e 20 dicembre 2012, da tiri a caldo, da parte di unità navali. Identico copione il 28 dicembre 2012 (ordinanza 116/2012). Anche l’Ordinanza numero 99, sempre del 2012, segnala «tiri a caldo di unità navali dal giorno 27 al 28 novembre 2012, dall’alba al tramonto». Mentre l’avviso di pericolosità numero 101/12, «rende noto che la zona di mare delimitata dalle seguenti coordinate geografiche (…) nel periodo dalle ore 1200Z del giorno 24 novembre 2012 alle ore 0001Z del giorno 01 dicembre 2012, sarà interessata da manovre navali con unità in immersione. La zona di mare è dichiarata PERICOLOSA». Di stesso avviso anche le ordinanze 103 e 104.
Correlazione: anche i negazionisti più i calliti sanno che vuol dire questa semplice parola.
Vulcani attivi: parola dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Ecco quanto documenta l’INGV: «Etna: cessazione dell'attività alla Bocca Nuova. L'intensa attività stromboliana all'interno della Bocca Nuova dell'Etna, iniziatasi la mattina del 10 gennaio 2013, è continuata per cinque giorni per esaurirsi nelle ore mattutine del 15 gennaio. Nelle ore notturne degli ultimi giorni, in condizioni di buona visibilità, l'attività è stata ben visibile dai centri abitati intorno al vulcano; spesso i lanci di bombe incandescenti superavano l'orlo craterico di molte decine di metri. Nella serata del 14 gennaio, l'attività era particolarmente intensa, con getti che hanno raggiunto fino a 100 m sopra l'orlo craterico. Nelle prime ore del 15 gennaio, la telecamera di sorveglianza visiva ad alta sensibilità dell'INGV-Osservatorio Etneo sulla Montagnola (EMOH) ha continuato a registrare una vivace attività; nonostante l'arrivo di una copertura nuvolosa si sono registrati forti bagliori fino alle ore 04:00 GMT (=ore locali -1) circa. Questo nuovo episodio di attività eruttiva intracraterica della Bocca Nuova è stato, nelle sue caratteristiche generali, molto simile a quelli avvenuti fra luglio e ottobre 2012, con attività stromboliana da una singola bocca posta alla base sud-orientale della parete craterica. Anche se non è stato possibile effettuare osservazioni dirette dall'orlo craterico, è quasi certo che l'attività stromboliana sia stata accompagnata dall'emissione di lava sul fondo craterico, come negli episodi precedenti. Stromboli: continuano i trabocchi lavici dalla terrazza craterica. Negli ultimi giorni si sono susseguiti ripetuti trabocchi lavici dalla terrazza craterica dello Stromboli, con caratteristiche simili ai trabocchi precedenti (vedi aggiornamento del 10 gennaio 2013). Dopo alcuni giorni con piccole sbavature di lava dall'orlo nord-orientale della bocca più settentrionale sulla terrazza craterica, un nuovo trabocco più voluminoso ha avuto inizio nelle ore mattutine del 12 gennaio ed ha raggiunto la linea di costa in poche ore. Intorno alle ore 04:20 GMT del 14 gennaio, ha cominciato a formarsi un secondo flusso lavico accanto a quello già attivo, più a nord, raggiungendo una lunghezza di circa 100 m; dopo un'ora questo flusso non era più alimentato e in raffreddamento. Tuttavia, il primo flusso continuava la sua discesa senza variazioni di rilievo, e intorno alle ore 06:20 GMT una nuova tracimazione ha cominciato sulle tracce della colatina delle ore 04:20 GMT. Questa volta il flusso era più copioso, formando una colata a forma di ventaglio, che è rapidamente scesa accanto a quella già attiva dalla sera precedente. Durante la giornata, l'interazione fra il materiale caldo della colata e l'acqua del mare ha generato dense nubi di vapore, frammiste con cenere sollevata da numerose piccole frane; questi fenomeni erano particolarmente accentuati nel primo pomeriggio. All'alba del 15 gennaio era attivo solo trabocco di modesta entità, però nel primo pomeriggio il tasso effusivo è nuovamente aumentato, alimentando una colata ben visibile al tramonto».
Va in scena l’intrattenimento televisivo. In fondo, l’impotenza a livello lobotomico del cittadino e delle masse popolari, è la forma specificatamente più moderna di povertà. Democrazia? Meglio: oligarchia. Chi muove i fili? Oggi 18 gennaio 2013, l'INGV ha segnalato anche le seguenti scosse telluriche alla medesima profondità (ipocentro) di 10 chilometri, una firma inconfondibile: "ore 3,34 nell'aquilano, magnitudo 2.4, ore 11,36, Tirreno meridionale, magnitudo 3.1".
In attesa del peggio… non posso osservare il silenzio.
documentazione utile:
http://cnt.rm.ingv.it/
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http://www.ct.ingv.it/
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ESPERIMENTI BELLICI IN ITALIA
di Gianni Lannes
In Italia è in atto da tempo una sperimentazione di guerra ambientale del padrone Usa (pardon “alleato”) su ampia scala e sempre più pericolosa. Le cavie siamo noi. A parte le scie chimiche, ormai perenni su tutto lo Stivale. Ecco qualche riscontro (Avviso di pericolosità n. 02/2013):
«Il Capitano di Vascello Raffaele Macauda, Capo del Circondario marittimo e Comandante del Porto di Augusta: VISTO il msg. N. 00009/N/B – Operativo datato 08 gennaio 2013 di Marisicilia; RITENUTA la necessità di prevenire il verificarsi di possibili danni (…) RENDE NOTO che la zona di mare delimitata dai seguenti punti aventi coordinate geografiche (datum WSG 84): A) – 37° 15’00’’N – 015°35’00’’E; B) 37°25’00’’N – 015°35’00’’E; C) – 37°25’00’’N – 015°48’00’’E; D) – 37°15’00’’N – 015°48’00’’E. Il giorno 17 gennaio 2013 (con riserva il 18 gennaio 2013), dall’alba al tramonto, sarà interessata da esercitazioni di tiri a caldo da parte di unità navali (…) La zona di mare indicata nelle premesse, per la parte ricadente nella giurisdizione del Compartimento marittimo di Augusta, nel periodo sopra citato, è dichiarata PERICOLOSA per la navigazione marittima, all’ancoraggio, alla pesca ed a tutte le attività comunque connesse all’uso del mare».
E’ incredibile la coincidenza geografica e temporale. Nella stessa area marina, ovvero il Golfo di Catania, alla medesima latitudine e longitudine, dove la NATO spara e fa esplodere ordigni in acqua, sempre dove si aggirano e fanno la guerra elettronica sommergibili USA a propulsione ed armamento nucleare (ricoverati per la bisogna nel porto civile di Augusta) e dove è presente la più pericolosa faglia sismica attiva della Penisola, stanotte, dalle ore 2 alle ore 3 e 35, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ha registrato 5 scosse telluriche (magnitudo da 2.2 a 2.6) a profondità variabile da 2,7 a 29,4 chilometri. In altri termini, l’ipocentro (il punto nel sottosuolo in cui il terremoto ha origine) è superficiale.
I soliti esperti di turno, obietteranno che “la Penisola italica si trova quasi esattamente tagliata tra la zolla africana e quella eurasiatica; ed in conseguenza di ciò, le spinte tra le due zolle tettoniche provocano forti tensioni, che a volte scaricano la loro energia muovendosi rapidissimamente e causando in tal modo i veloci scuotimenti del terreno”. In parte è vero: torna utile questa copertura accademica allo zio Sam. Ma è altrettanto realistico riconoscere che il potente gendarme a stelle e strisce innesca i terremoti a piacimento, utilizzando e dirigendo l’energia elettromagnetica e nucleare su determinati punti critici della crosta terrestre, particolarmente nel Mediterraneo. A maggior ragione, in un territorio, come quello italiano, dove la sismicità, vale a dire la forza e la frequenza dei terremoti stessi risulta elevata, e la vulnerabilità sismica è grande. Per il terremoto de L’Aquila, è stata addirittura identificata con precisione la faglia che l’ha causato. Ma gli scienziati civili che hanno l’incarico militare (ovviamente non scritto) di scremare i dati sensibili - perché basta l’analisi di un sismogramma per comprendere l’origine di un sisma - si sono ben guardati dal vuotare il sacco. I tecnici hanno perfino previsto numero di vittime ed entità dei danni nel Sud Italia. Chi controlla i controllori? Disarmante: nessuno. Ecco perché ci tengono tanto a realizzare comunque abusivamente e contro la volontà popolare il MUOS in Sicilia. E' ora di sventare questa catastrofe imminente.
FONTE
HAARP: UN CRIMINE MONDIALE USA
Estratto di una Relazione del Parlamento Europeo (14 gennaio 1999):
"HAARP - Un sistema di armamenti con effetti devastanti sul clima
Di Gianni Lannes
Il 5 febbraio 1998 la sottocommissione "Sicurezza e disarmo" del Parlamento europeo tenne un'audizione in cui si parlò anche di HAARP. Benché invitati, i rappresentanti della NATO e degli USA preferirono non partecipare. La commissione deplora che gli USA non abbiano inviato nessuno all'audizione e non abbiano approfittato dell'occasione per commentare il materiale presentato (22).
HAARP, il programma di ricerca sulle radiazioni ad alta frequenza (High Frequency Active Auroral Research Project) è condotto congiuntamente dall'aeronautica militare e dalla marina militare americane e dall'Istituto di geofisica dell'Università dell'Alaska di Fairbanks. Progetti analoghi vengono condotti addirittura in Norvegia, probabilmente in Antartide, ma anche nell'ex Unione Sovietica (23). HAARP è un progetto di ricerca in cui, attraverso impianti basati a terra e una serie di antenne, ciascuna alimentata da un proprio trasmettitore, si riscaldano con potenti onde radio parti della ionosfera (24). L'energia così generata riscalda talune parti della ionosfera provocando buchi e lenti artificiali.
Lo HAARP può essere impiegato per molti scopi. Manipolando le proprietà elettriche dell'atmosfera si diventa in grado di porre sotto controllo forze immani. Facendovi ricorso quale arma militare, le conseguenze potrebbero essere devastanti per il nemico. Attraverso HAARP è possibile convogliare in una zona prestabilita energia milioni di volte più intensa di quella che sarebbe possibile inviare con qualsiasi altro trasmettitore tradizionale. L'energia può anche essere indirizzata verso un obiettivo mobile, per cui si potrebbe applicare anche contro i missili del nemico.
Il progetto consente anche di migliorare le comunicazioni con i sommergibili e di manipolare la situazione meteorologica globale. Ma è possibile anche il contrario, cioè disturbare le comunicazioni. Manipolando la ionosfera è possibile ostacolare le comunicazioni globali facendo però arrivare a destinazione le proprie. Un'altra applicazione del sistema è quella di scandagliare a raggi X la terra per vari chilometri di profondità (con un'apposita tomografia a effetto penetrante) per esplorare campi di petrolio e di gas, ma anche attrezzature militari sotterranee. Radar in grado di vedere oltre l'orizzonte e di definire gli oggetti a grande distanza sono un'altra delle applicazioni del sistema HAARP. Ciò consente di individuare gli oggetti in arrivo da dietro la curvatura del pianeta.
A partire dagli anni '50 gli Stati Uniti hanno effettuato esplosioni di materiale nucleare nelle fasce di Van Allen (25) per sondare gli effetti delle esplosioni atomiche ad un'altezza così elevata sulle trasmissioni radio e le operazioni radar in virtù dell'intenso impulso elettromagnetico scatenato dalle deflagrazioni. Esse crearono nuove fasce di radiazione magnetica comprendenti quasi tutta la terra. Gli elettroni correvano lungo linee di campo magnetiche creando un'aurora boreale artificiale sopra il Polo Nord. Con questi test militari si rischia seriamente di danneggiare per molto tempo la fascia di Van Allen. Il campo magnetico terrestre può essere distrutto in vaste aree impedendo le comunicazioni via radio. Secondo scienziati americani ci vorranno probabilmente molte centinaia di anni prima che la fascia di Van Allen si stabilizzi nella sua posizione normale. Il sistema HAARP può provocare mutamenti delle costanti meteorologiche. Esso può anche influenzare tutto l'ecosistema, soprattutto nella sensibile area antartica.
Un'ulteriore seria conseguenza del sistema HAARP sono i buchi ionosferici causati dalle potenti onde radio inviate. La ionosfera ci protegge dalle radiazioni provenienti dal cosmo. Si spera che i buchi giungano a riempirsi nuovamente, ma le esperienze compiute con i mutamenti dello strato di ozono puntano in direzione contraria. Ciò significa che esistono buchi non indifferenti nella fascia protettiva della ionosfera.
A causa delle sue notevoli ripercussioni sull'ambiente, HAARP è una questione che riguarda tutto il mondo e bisogna anche chiedersi se i vantaggi di sistemi del genere controbilancino effettivamente i rischi. Le conseguenze ecologiche ed etiche vanno analizzate approfonditamente prima di qualsiasi altra ricerca e sperimentazione. HAARP è un progetto quasi totalmente sconosciuto all'opinione pubblica, ed è importante aumentare la consapevolezza di quest'ultima in proposito.
HAARP è il proseguimento di cinquant'anni di ricerca spaziale intensiva di chiaro stampo militare, portata avanti anche nel quadro delle "guerre stellari" per il controllo delle fasce più alte dell'atmosfera e delle comunicazioni. Tale ricerca va considerata seriamente nociva per l'ambiente, con conseguenze incalcolabili per la vita umana. Nessuno è oggi in grado di dire con sicurezza quali possono essere le conseguenze di HAARP. La cultura della segretezza nell'ambito della ricerca militare dev'essere combattuta. E' necessario promuovere il diritto alla trasparenza e alla verifica democratica dei progetti di ricerca militari, come pure il controllo parlamentare.
Tutta una serie di atti normativi internazionali ("Convenzione sul divieto dell'utilizzo a scopi militari
o ad altri scopi ostili delle tecniche di modificazione dell'ambiente", "The Antarctic Treaty", "Trattato recante principî per il comportamento degli Stati nell'esplorazione dello spazio esterno, compresi la luna e gli altri corpi celesti" e la Convenzione dell'ONU sulle leggi del mare) fanno risultare HAARP assai dubbio non soltanto dal punto di vista umano e politico, ma anche da quello giuridico. Il trattato sull'Antartide prevede che l'Antartide possa essere utilizzata unicamente a scopi pacifici(26). Ciò potrebbe anche significare che HAARP rappresenta una violazione del diritto internazionale. Tutte le conseguenze dei nuovi sistemi di armamenti devono essere valutate da organismi internazionali indipendenti. Vanno inoltre elaborati altri accordi internazionali tesi a proteggere l'ambiente da inutili devastazioni in caso di guerra.
Impatto ambientale delle attività militari
Non sono soltanto i sistemi di armamenti, ma anche in generale tutte le attività militari ad avere una qualche forma di impatto ambientale, anche le esercitazioni realizzate in tempo di pace. Tuttavia, nel discutere del degrado ambientale, il ruolo delle forze armate in generale non è mai stato toccato, essendo stato criticato soltanto l'impatto ambientale della società civile. Vi sono almeno due spiegazioni per questo(27). Le attività militari sono più complicate da discutere a causa della loro segretezza ed è difficile controbattere con motivazioni ambientali l'interesse supremo di una nazione che è la sua sicurezza e la sua difesa. Oggidì tuttavia, visto il carattere di grave minaccia alla sicurezza delle catastrofi ambientali e naturali, queste argomentazioni risultano più dubbie.
In tempo di pace le forze armate si addestrano ad esercitare compiti tipici dei periodi di guerra in condizioni quanto più realistiche possibile. Le esercitazioni vengono pertanto realizzate in condizioni analoghe a quelle di una guerra, ciò che comporta grandi sollecitazioni sull'ambiente, come dimostrano ad esempio il ritiro delle truppe sovietiche e l'abbandono delle basi militari nell'Europa centrale e dell'Est che hanno lasciato notevoli tracce sull'ambiente locale. Le esercitazioni militari comportano notevoli danni al paesaggio e alla fauna. Le esercitazioni di truppe espongono notevoli superfici di terreno a un degrado ambientale non indifferente. I campi di tiro dell'artiglieria e i siti di lancio dei missili tattici tendono a occupare vastissime superfici a scopi militari. Anche la produzione di materiale bellico e l'industria dei prodotti militari causano notevoli problemi ambientali.
Le forze armate sono responsabili dell'emissione di svariati gas che hanno un'influenza sul clima, innanzitutto biossido di carbonio, ma anche della combustione di combustibili fossili e dell'emissione di freon, responsabile dell'assottigliamento dello strato di ozono(28). L'utilizzo di combustibili per l'aeronautica rappresenta una notevole fonte di emissioni di sostanze acidificanti, come ossidi di azoto e ossido di zolfo. Le forze armate sono responsabili di gran parte dei consumi totali dei combustibili per l'aeronautica e sono responsabili di grandissima parte delle emissioni complessive degli aerei(29). Un impatto particolarmente nocivo sull'ambiente è quello degli aeroplani d'alta quota e dei missili, tanto sotto forma di inquinamento acustico che di emissioni gassose. Tutti i missili alimentati a combustibile solido emettono enormi quantità di acido cloridrico e ogni volo di una navicella spaziale rilascia circa 75 tonnellate di cloro altamente nocivo per l'ozono. Ma anche l'inquinamento acustico provocato dalle esercitazioni militari con l'impiego di munizioni di grosso calibro può provocare disturbi all'ambiente.
Con le esercitazioni di tiro la natura viene inquinata dall'emissione di metalli. Molto spesso viene impiegato un gran numero di munizioni di piccolo calibro contenenti piombo, per cui notevoli quantitativi di questo metallo vengono dispersi nella natura. Non si dispone purtroppo di informazioni complessive circa il consumo dei metalli.
Le conseguenze del disarmo sotto forma di problemi ambientali sono state messe in risalto soltanto di recente. Ogni anno vengono distrutti grossi quantitativi di sostanze esplosive, la maggior parte dei quali per via industriale. Certe munizioni non possono per vari motivi essere distrutte in questo modo ma devono essere fatte esplodere. Questo smantellamento è certamente necessario e positivo, ma il processo andrebbe portato avanti in modo compatibile con l'ambiente. Occorre mettere a punto una tecnologia valida e compatibile con l'ambiente per la distruzione degli armamenti.
Svariati paesi hanno già iniziato a sfruttare le possibilità di utilizzare le risorse militari per ripristinare l'ambiente distrutto dalle forze armate. Come qualsiasi settore della società, anche il settore militare deve assumersi una propria precisa responsabilità nei confronti dell'ambiente. Le questioni ambientali devono, come per gli altri settori della società, formare parte integrante delle attività delle forze armate ed essere contemplate nel processo decisionale e finanziario. Nel maggio del 1993 l'organismo ambientale delle Nazioni Unite UNEP (Programma ambientale delle Nazioni Unite) decise di esortare i governi nazionali a definire norme nazionali per il settore militare ("Application of Environmental Norms to Military Establishments"). Un paese come la Finlandia ha messo a punto un "Libro verde" per disciplinare l'impatto ambientale delle attività delle forze armate. Anche la Svezia ha operato in tal senso(30). Nel giugno del 1996 la Svezia ha altresì elaborato, insieme agli USA, delle direttive ambientali per le attività militari(31). Le forze armate dovrebbero definire obiettivi ambientali e proposte di misure in modo da contribuire a un minore impatto sull'ambiente in conformità dell'Agenda 21 e della "Dichiarazione di Rio"(32). Esse dovrebbero altresì elaborare relazioni in cui si specificano i fattori che al loro interno hanno un'influenza sull'ambiente. Anteriormente all'avvio di nuovi progetti e negli appalti pubblici per l'acquisto di materiali per uso civile e militare, occorre realizzare valutazioni dell'impatto ambientale.
Ciascun governo dovrebbe repertoriare il proprio fabbisogno ambientale e definire le risorse militari disponibili per finalità ambientali, elaborare piani ambientali nazionali e riferire le proprie esperienze ad un apposito organismo in seno all'Unione europea e alle Nazioni Unite.
Tutto il personale militare e anche i soldati di leva dovrebbero ricevere una formazione di base in materia di scienze ambientali. Si ritiene che le forze armate americane abbiano compiuto notevoli progressi in materia ambientale, soprattutto per quanto riguarda i materiali, ma anche sul piano della formazione. L'Unione europea dovrebbe cooperare in più ampia misura e procedere a uno scambio di informazioni in materia con gli Stati Uniti".
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