D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


giovedì 17 gennaio 2013

"MI VERGOGNO DI ESSERE ITALIANO" Lo sfogo del padre di Stefano Cucchi


Lo sfogo del padre di Stefano Cucchi
Giovanni Cucchi è furioso. Non condivide la superperizia della Corte, che individua nei medici i responsabili del decesso di suo figlio "malnutrito e malcurato", ma soprattutto non accetta che i suoi consulenti non abbiano potuto fare domande agli esperti nominati dalla Corte d'assise, chiamati a stabilire perché Stefano, arrestato il 16 ottobre 2009, sia morto nel reparto giudiziario dell'ospedale Pertini sei giorni dopo. 

Di fatto, la perizia, illustrata ieri in aula da Marco Grandi e Luigi Barana attribuisce le responsabilità ai medici, che non avrebbero trattato il paziente in maniera adeguata "determinandone il decesso". Cucchi non sarebbe stato curato: "I medici non hanno saputo individuare il quadro patologico. Hanno avuto una condotta colposa a titolo di imperizia o negligenza, quando non di mancata osservanza delle disposizioni codificate". Per gli esperti, la causa della morte è "una sindrome da inanizione, ossia una mancanza (o grande carenza) di alimenti e liquidi" e non c'è un nesso di causalità tra la morte e la frattura al coccige o le ecchimosi al capo. Cucchi "doveva essere trasferito in una struttura di terapia intensiva", dicono i periti, dove sarebbe stato "probabilmente ancora consentito di recuperare il paziente". 

Il padre ha scritto questa lettera su Huffington Post: 

Ora dico veramente basta. Ci sentiamo presi in giro. Non condividiamo nulla della perizia. Ieri abbiamo assistito ad uno spettacolo letteralmente indecoroso. Abbiamo impegnato ogni risorsa per portare qui i nostri consulenti. Si era creata la possibilità, su richiesta del nostro difensore, di poter far fare le domande a loro stessi, senza dover passare per il tramite degli avvocati.

Ne avrebbe guadagnato il processo e, soprattutto, la verità. I difensori degli imputati erano d'accordo, evidentemente anche loro volevano dare un contributo di verità o comunque non ne erano preoccupati. Invece no! I PM si sono opposti senza alcun rispetto! Di che cosa avevano paura i PM??

Continuiamo ad avere nel processo più rispetto dagli imputati che dai PM ai quali sembra prema di difendere i loro consulenti più di ogni altra cosa. I periti affermano che Stefano è morto per negligenza medica e non per abbandono. I periti assolvono gli infermieri, portati quindi davanti alla corte d'Assise per nulla.

Ed allora cosa c'é da difendere ancora? Allo Stato abbiamo consegnato nostro figlio sano e vivo. Lo Stato ce lo ha restituito morto ed in quelle terribili condizioni. Noi vogliamo le scuse dal ministro per l'atteggiamento tenuto dai suoi due PM.

Siamo stanchi di sentirci dire da tutti e dico tutti, che abbiamo ragione. Noi siamo cittadini rispettosi da sempre delle istituzioni e che pagano regolarmente le tasse. E' per noi inaccettabile che ci si riservi questo trattamento da persone che rappresentano lo Stato e per lo Stato lavorano.

Nostro figlio è stato giudicato come albanese senza fissa dimora ed è morto come italiano di Roma senza diritti. Ed ora nel processo lo Stato dimostra tutta la sua coerenza ancora una volta.

Mi vergogno di essere italiano.

Giovanni Cucchi 

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