D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


mercoledì 24 aprile 2013

L’inciucio? Lo prepara la famiglia Letta: lo zio Gianni, sponda Pdl; il nipote Enrico, sponda Pd


Entrambi siedono nell’Aspen Institute, il Bilderberg italiano. Entrambi sono inciucisti di natura. Entrambi rispondono a logiche che con la politica non c’azzeccano niente ma lisciano il pelo ai Poteri Forti dell’alta finanza internazionale (Goldman Sachs&Co.). Lo zio Gianni e il nipote Enrico, presunti “nemici” politici, visto che vivono su sponde opposte, sono invece i primattori della trattativa che si sta conducendo sottobanco e in silenzio per giungere ad un equilibrio istituzionale che metta tutti d’accordo.


gianni-enrico-letta_aspen_inciucioE alla fine l’atteso incontro c’è stato. Un faccia a faccia di circa un’ora a Montecitorio. Silvio Berlusconi e Pier Luigi Bersani si danno appuntamento nel tardo pomeriggio riuscendo a mantenere, almeno all’inizio, il massimo della riservatezza. I due entrano alla Camera lontano da sguardi indiscreti, e così quando nel Palazzo si diffonde la notizia il vertice è quasi finito. Per i giornalisti resta giusto il tempo di incrociare il Cavaliere all’uscita, scuro in volto, mentre annuncia senza troppa disponibilità che per conoscere i dettagli dell’incontro «ci sarà un comunicato».
Ancora nessun accordo tra le parti. Sarebbe sorprendente il contrario. Ma la trattativa sul Quirinale - e di conseguenza sul prossimo governo - è iniziata. Nei prossimi giorni i vertici di Pd e Pdl torneranno a vedersi. Oltre ai colloqui informali degli ambasciatori non è escluso che si possano organizzare incontri tra Bersani e Berlusconi. Magari a ridosso dell’elezione del presidente della Repubblica. Per ora le distanze restano evidenti. Soprattutto sul nodo dell’esecutivo. Accompagnato dal segretario Angelino Alfano, Berlusconi è ancora convinto che il Paese abbia bisogno di un governo stabile, frutto di un accordo tra le maggiori forze politiche. Il Cavaliere può contare sull’assist del Quirinale: solo 24 ore prima Giorgio Napolitano ha richiamato i partiti alla responsabilità e alla “solidarietà”.

Eppure già in mattinata, incontrando i gruppi parlamentari del Pd, Pier Luigi Bersani ribadisce che non ci saranno scambi tra Quirinale e Palazzo Chigi. Questo non vuol dire che l’intesa sul Colle non possa avvenire. Anzi, nelle dichiarazioni ufficiali l’obiettivo di tutti è trovare un nome condiviso per il successore di Napolitano. Non a caso durante il vertice pomeridiano la discussione verte quasi unicamente sul Colle. È ancora presto per i dettagli. «Al momento si è parlato solo di criteri e metodi per trovare una convergenza, 
nessun nome» raccontano dal Pd. «È stato un buon incontro, siamo solo all’all’inizio» conferma il vicesegretario democrat Enrico Letta.
I profili su cui poter trovare un accordo restano quelli già al centro del dibattito politico di questi giorni. Da Franco Marini a Giuliano Amato. Il Pd è pronto ad avanzare una rosa di nomi. Con una novità. Parlando con i suoi, in mattinata Bersani anticipa alcune priorità per l’individuazione del nuovo Capo dello Stato. Una persona d’esperienza. Forse un politico. Soprattutto, «per la scelta del presidente della Repubblica si dovrà tenere conto della rappresentanza di genere» chiarisce all’assemblea dei suoi parlamentari Bersani. L’Italia è pronta per un capo dello Stato donna?
Berlusconi-idiota_italicoBerlusconi al tavolo si gioca le sue carte. In caso di scontro sa che il centrosinistra potrebbe eleggere un presidente “di parte”. Ma è anche consapevole che Bersani ha alle spalle un partito a rischio spaccatura. Per ora il Cavaliere lancia un avvertimento. «Il capo dello Stato - così sottolinea il comunicato di Alfano poco dopo l’incontro - deve rappresentare l’unità nazionale e non può essere, e neanche apparire, ostile a una parte significativa del popolo italiano». Insomma, quando il 18 aprile si apriranno le votazioni, sarà impossibile non tener conto del Popolo della libertà. Tradotto: il Pd si scordi di votare Romano Prodi. «Noi - aggiunge Alfano - rappresentiamo milioni di cittadini, milioni di elettori e anche in questa circostanza il presidente Berlusconi ha affermato la propria disponibilità a fare ciò che è utile all’Italia e a difesa del consenso che milioni di cittadini anche in questa circostanza gli hanno voluto tributare».

L’incontro è riservato, ma non troppo. Nessuna diretta streaming, come ultimamente va di moda. Anche se alcuni dei protagonisti - Pier Luigi Bersani su tutti - temono che all’esterno possa trasparire l’immagine di una trattativa sottobanco. Peggio, di un incontro riservato per studiare i dettagli di un prossimo inciucio. Ecco perché al Pd chiariscono subito che quello di oggi sarà il primo di una serie di incontri. Anzi, il Partito democratico ha già fissato gli appuntamenti con le altre forze politiche. Giovedì è in programma un 
faccia a faccia con la delegazione leghista. A seguire un nuovo incontro con il Movimento Cinque Stelle (stavolta Bersani non dovrebbe essere presente). A scanso di equivoci, pochi minuti dopo aver saluto Berlusconi, il segretario democrat conferma su twitter: «Noi siamo a disposizione, ma no a governissimi».

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