Scandalo della carne, l’UE riammette le farine animali nell’alimentazione degli animali
E’ ancora caldo lo scandalo della carne di cavallo nelle lasagne targate Findus ma non solo secondo uno studio della Food standards agency (Fsa) è stata accertata la presenza di Fenilbutazone, un potente farmaco anti-infiammatorio non steroideo vietato nella catena alimentare, nelle carcasse di cavalli in Gran Bretagna che potrebbero essere stati venduti a macelli francesi, anche se ha specificato che il livello di questo medicinale nella carne di cavallo rappresenta un rischio molto basso per la salute umana. Secondo la Fsa, dai test più recenti su 206 carcasse di cavalla abbattuti tra il 30 gennaio ed il 7 febbraio, 8 si sono rivelate positive al Fenilbutazone e 6 di queste sono state esportate in Francia (in Gran Bretagna mangiare carne di cavallo è un tabù alimentare) e potrebbero entrare nella catena alimentare. Le altre due sono state smaltite in base ai regolamenti Ue.
La Fsa ha detto che sta raccogliendo informazioni sulle 6 carcasse inviate in Francia, in collaborazione con le autorità di Parigi ma intanto è di oggi la notizia che la Unione europea intende riammettere le farine animali nell’alimentazione degli animali e questo fatto sicuramente non piacerà a molti. Infatti tali farine furono immediatamente vietate all’epoca del morbo della Mucca pazza.
La Commissione europea assicura che le “nuove” farine alimentari non presentano alcun pericolo e che sarebbero prodotte solo da scarti di carni destinate all’alimentazione umana e che è vietato assolutamente il “cannibalismo”, cioè cibare esemplari da allevamento con farine di carne provenienti dalla stessa specie. Quindi il maiale non mangerà maiale ed il pollo non mangerà pollo. Ma chi controllerà e vigilerà affinchè questo principio venga rispettato?
Mucca pazza, torna la paura. Grave un paziente ad Avellino
Mercoledì, 7 agosto 2013 - 18:28:00
Un uomo, ricoverato giorni fa ad Ariano Irpino per una sospetta variante della sindrome di Creutzfeld-Jacob, è in gravi condizioni. Il paziente, in seguito al peggioramento, è stato trasferito a Napoli. Il direttore dell'Istituto zooprofilattico di Portici, Antonio Limone, rassicura e ricorda che, grazie ai controlli, è difficile che "carne infetta arrivi sulle tavole dei consumatori".
Ma è bastato il peggioramento del paziente a far scattare il panico. In precedenza l'ammalato era stato ricoverato una prima volta nello scorso giugno al "Rummo" di Benevento, dove gli era stata diagnosticata una cisti al terzo ventricolo. Poi, dopo essere stato dimesso, nuovo ricovero, ancora nell'ospedale beneventano, dal quale, in seguito al peggioramento delle condizioni di salute, è stato trasferito a Napoli con la diagnosi di "encefalopatia spongiforme probabile".
I controlli a cui viene sottoposto devono accertare se sia affetto da una variante del morbo della "mucca pazza", legata al consumo di carne infetta. "L'ultimo caso - afferma Antonio Limone, Commissario dell'Istituto zooprofilattico di Portici- è stato registrato tre anni fa ma ho qualche dubbio a ritenere che il paziente abbia mangiato carne affetta dal prione: i nostri controlli ci dicono che un capo bovino su 100mila risulta infetto e che, grazie ai passi avanti nei controlli alimentari in questo settore, non può accadere che carne infetta arrivi sui mercati e sulle tavole dei consumatori".
fonti
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