D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


giovedì 4 aprile 2013

LAGER D'ITALIA: IL CASO PUGLIA - Gianni Lannes. Quante analogie col piu spregevole passato...


Strasburgo - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

di Gianni Lannes  

Fascismo buono? Italiani brava gente? Nei manuali di storia, i lager nazionali non sono affatto menzionati. Rare persone sanno che anche in Italia dal 1940 al 1943 vennero aperti numerosi campi di concentramento. Anzi, il senso comune, anche di chi all’epoca era già nato, ignora queste pagine buie della nostra storia contemporanea. 

Ecco la singolarità del caso inedito e sconosciuto: una sorta di continuità degenerativa di violazione dei diritti umani, civili e sociali. Ironia della sorte: addirittura nel medesimo territorio - la Puglia - in tempi recenti, ad opera e su iniziativa dei governi italiani "civili e democratici”, è sorto un centro di permanenza temporanea destinato a clandestini definiti “extracomunitari”, reclusi per anni, senza avere alcuna colpa se non quella, se così si può affermare, di essere dei migranti in fuga dalla guerra, dalla fame e dall’ingiustizia. C'è una legge indegna del genere umano che porta il nome dell'attuale presidente della Repubblica, tale Giorgio Napolitano. Esatto la norma Turco-Napolitano.

 
Campo di concentramento di Ferramonti - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

L’incipit di questo fenomeno storico parte prima dell'entrata in guerra del 10 giugno 1940. Infatti, la dittatura fascista predispose ed emanò dei provvedimenti per imprigionare, in appositi campi di concentramento tutti gli individui ostili al regime. L'elenco ufficiale del Ministero dell'Interno enumera una quarantina di questi siti di internamento. Si trovavano esclusivamente nell'Italia centro-meridionale: Salsomaggiore e Bagno a Ripoli, Civitella Chiana, Petriolo (in Toscana), Montechiarugolo (Parma), Campagna, Urbisaglia, Tolentino, Lanciano, Pollenza, Ferramonti di Tarsia, Nereto, Lama dei Peligni, Agnone, Isola Gran Sasso, Solofra, Isernia, Notaresco, Casacalenda, Casoli, Tortoreto, Civitella del Tronto, Tostice, Vinchiaturo, Boiano, Ustica, Ventotene, Lipari, Ariano Irpino, Histonium (Vasto), Montalbano, Tollo e Ponza. In Puglia i campi furono 4: Alberobello, Gioia del Colle; le Isole Tremiti e Manfredonia.

Ho ripercorso così, fonti d'archivio alla mano, la vita vissuta dagli internati del campo di concentramento sipontino. La mia ricerca è nata per caso: un fascicolo sul campo di concentramento di Manfredonia, presente nel fondo "Commissariato della P.S. di Manfredonia" all'Archivio di Stato di Foggia, destò la mia attenzione. Ho raccolto diversi documenti: dagli atti che servirono ad allestire il campo di concentramento, fino agli elenchi ed alle schede degli internati (compresi numerosi ebrei, in seguito finiti nei lager nazisti di sterminio), che ho scovato a Roma, presso l'Archivio Centrale dello Stato ed all'Archivio della Polizia.  
Questo campo di concentramento di Manfredonia iniziò a funzionare il 16 giugno del 1940. Fu chiuso nel 1943. Tornò ad essere il macello comunale della città. Risulta dismesso da qualche decennio: sulla strada statale, entrando in Manfredonia provenendo da Foggia, si intravede tuttora. L'amministrazione comunale qualche tempo fa, vi ha apposto una targa ricordo.

Nel 1940 il macello comunale era nuovo di zecca, e piuttosto grande. Per adeguarlo a campo di concentramento, furono effettuati dei lavori. E’ inquietante: nella piantina topografica del campo, la dicitura: "forno crematorio" in realtà mai utilizzato, che contrassegna uno dei vani. La mente corre subito ai famigerati lager nazisti. Il campo di Manfredonia fu, più che altro, un campo di internamento.  

Dai documenti ufficiali, si evince addirittura una visita del nunzio apostolicodi Napoli che si recò in loco per benedire l’opera ed i prigionieri (ebrei e dissidenti politici). Di guardia c’erano c' erano due gruppi tra poliziotti e carabinieri.

Sandro Pertini

Il primo luglio del 1940 giunsero nel campo di Manfredonia 31 ebrei tedeschi ma, per la maggior parte, furono trasferiti quasi subito, il 18 settembre, nel campo di Tossicia, vicino Teramo. A Manfredonia restarono soltanto cinque ebrei fino al febbraio del 1942, quando furono trasferiti a Campagna, in provincia di Salerno. 

  • Pressburger Alfred di Leopold (deportato ad Auschwitz, deceduto in luogo ignoto dopo il 14 aprile 1944)
  • Rector Arthur fu Simon (ucciso ad Auschwitz il 6 agosto 1944)
  • Scharf Iakob di Jonas
  • Winkler Ugo Israele di Iulius
  • Zeilinger Leopold fu Gustavo
  • Morgestern Hans di Mauritz
  • Moser Louis fu Heinric
  • Kollmann Carl di Sigfrid
  • Kerbes Lemel fu Wilhelm (ucciso ad Auschwitz il 23 maggio 1944)
  • Hutzler Ludwig fu Leopold
  • Gluecksmann Eugen fu Antonio (deportato ad Auschwitz, deceduto in luogo ignoto dopo il 18 gennaio 1945)
  • Heinz Paul di Leopold
  • Leer Oskar di Franz
  • Mandel David fu Leiser
  • Mausner Iakob fu Leiser
  • Josesfsberg Iakob fu Zaibel
  • Kollmann Hans di Sigfrid
  • Schwarz Iulius fu Samuel
  • Tsch Oskar fu Albert
  • Aussenberg Chaskel fu Kaim (ucciso ad Auschwitz il 23 maggio 1944)
  • Lueksmann Ferdinand fu Filippo
  • Zilberstein Markta fu Habraham
  • Sommerfeld Leo fu Max (deportato ad Auschwitz, deceduto in luogo ignoto in data ignota)
  • Koldegg Erwin fu Max
  • Samek Arthur di Adolfo
  • Halperin Benjamin di Giuseppe
  • Lawetzky Franz di Adolfo
  • Nussbaum Ernest Ludwig di Josef (ucciso ad Auschwitz il 23 maggio 1944)
  • Roth Leon di Wolf
  • Schwarzwald Norbert di Isacco
  • Wollner Sieghard di Max

Oltre agli ebrei tedeschi, ai comunisti, ai socialisti, ai sovversivi in genere e agli anarchici, di varia estrazione sociale e provenienti dalle regioni del centro Nord (in particolare dalla Toscana), gli internati più numerosi del campo di Manfredonia furono i cosiddetti 'ex iugoslavi', provenienti dall' Istria e da Fiume. Questi slavofili, prelevati dai luoghi di origine, furono tenuti segregati in loco.  Per breve tempo vi fu recluso anche Sandro Pertini, famoso anche per sei evasioni dalla prigionia fascista. 

Migrante in fuga - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


Aguzzini di viandanti - Oggi mentre nella campagne del Tavoliere gli immigrati sono schiavizzati peggio delle bestie, nella solita disattenzione generale di un Belpaese ormai disintegrato, nell’etica e nella solidarietà, ma più di tutto nella dignità, la Puglia di Nichi Vendola vanta addirittura tre campi di concentramento (Manfredonia, Bari e Manduria) senza che il sovrano governatore  "democratico" abbia mosso  concretamente una falange per indurre lo Stato tricolore a chiudere questa vergogna dell’umanità. Al contrario ha tracimato con la retorica parolaia. 

 
Nicola Vendola, al secolo "Nichi o Nikita" - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


Sono così democratici in Puglia, sindaci compresi (per esempio i primi cittadini di Manfredonia, tale Riccardi e di Carapelle, sig. Palomba) da volere a tutti i costi - violando soprattutto la legge - due inceneritori di rifiuti, uno accanto all'altro. Vendola li ha già accontentati per il primo cancrovalorizzatore della Marcegaglia; ora darà il via libera per il secondo reclamato dalla Caviro di Faenza. Dove è sorto il primo impianto  di morte? Semplice: accanto Cpt di Borgo Mezzanone, proprio dove sono reclusi centinaia di migranti. Insomma camere a gas, a portata di respiro detenuto. Nichi vuoi mettere il progresso tecnologico? E questi poveracci maltrattati come "extraterrestri" (alieni) sotto il tuo naso, al massimo possono servire per una campagna elettorale. Mai discorso, soggetto, attore: sempre oggetto altrui!

 
Italia (anno 2013) - campi di concentramento - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

«Nessuno sapeva di aver vinto un concorso per fare il guardiano di un lager. Facciamo i guardiani di povera gente» rivela Michele Pellegrino, ispettore della Polizia di Stato. Il Centro di permanenza temporanea di Borgo Mezzanone - ubicato dentro un aeroporto dismesso  della seconda guerra mondiale - in agro di Manfredonia. E’ stato bocciato dall’Unione Europea.

 
Puglia - lavoratori "stranieri" sfruttati - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

Nel pomeriggio del 19 settembre 2006 al Centro di permanenza temporanea di Borgo Mezzanone c’è stata a visita della commissione mista d’ispezione, guidata dall’ambasciatore dell’Onu Staffan De Mistura. Quest’ultimo, da oltre trent’anni impegnato nell’Organizzazione delle nazioni unite, è stato incaricato dallo stesso ministro dell’Interno, Giuliano Amato, di prendere visione della situazione dei Cpt in Italia, per poi proporre delle soluzioni che possano superare l’attuale fase. L’organismo guidato dallo svedese De Mistura avrà sei mesi di tempo per tracciare una relazione approfondita sulle condizioni dei centri per immigrati. Della commissione fanno parte esponenti del ministero dell’Interno, i prefetti Pasquale Piscitelli e Nicola Prete, esponenti dell’Associazione nazionale comuni italiani, nonchè rappresentanti di numerose associazioni umanitarie italiane ed internazionali, come Caritas, Arci, Amnesty International e Medici senza frontiere. Al Cpt di Borgo Mezzanone erano presenti circa 360 gli immigrati; un argomento “caldo”, quello dell’immigrazione, in provincia di Foggia, dove le condizioni di vita degli stranieri nei lavori agricoli risultano al limite della schiavitù.  

Lager di sterminio nazista - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


Nel 2008 l'Europa ha bocciato tutti i Cpt italiani: «cibo scadente, gabbie e sbarre opprimenti, mancanza d'igiene, carenza d'assistenza medica e legale». La fotografia, scattata a fine dicembre 2007 dalla Commissione per le libertà civili e la giustizia dell'Europarlamento, è una ferma condanna di tutti i centri di permanenza temporanea per immigrati in Italia. Indice puntato anche contro il Cpt di Borgo Mezzanone a Foggia. Le principali problematiche sollevate dagli stranieri, perlopiù afghani ed iracheni, sono le condizioni di caldo estremo nei container, perennemente esposti al sole, la mancanza di telefoni (7 per 500 persone) e l'assenza d'informazioni rispetto alla durata della permanenza nel centro. I cpt, introdotti dalla leggeTurco-Napolitano e potenziati dalla Bossi-Fini, hanno specifico scopo di trattenere gli immigrati irregolari in attesa d'espulsione. Ma, evidentemente, l'organizzazione fa acqua da tutte le parti. Nel 2006, su 124.383 clandestini individuati dalle forze dell'ordine, solo il 36,5% (45.449) è stato effettivamente rimpatriato. Nel 2005 sono transitate nel territorio nazionale 16.163 persone, di cui solo il 60% è stato espulso, mentre nel 1999 fu il 64,1%.

Puglia, migrante afghano in fuga - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


Eppure, nonostante la palese illegalità, anzi l’abominio in atto, sono tuttora attivi e funzionanti, come questa prigione nella zona di Manfredonia, a nord della Puglia.
I CPT dall’acronimo apparentemente innocuo nascondono ai nostri occhi gli indesiderabili della modernità opulenta che vive di sfruttamento di territori altrui. Provate a domandare quanti sanno che esistono a margine o dentro le nostre splendide città dei lager dove si rinchiudono esseri umani solo perché hanno impresso a fuoco sul viso il marchio sofferente del migrante. Esseri viventi detenuti senza aver commesso alcun tipo di reato. Donne e uomini segregati per mesi e mesi, spesso per qualche anno, senza ragione etica. In fondo la nostra democrazia consumista convive, o meglio, ha introiettato l’eredità totalitaria nazifascista.

 
Forni crematori nazisti - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

Lo scrittore Erri De Luca non ha dubbi: «Del resto i nazisti chiamavano distretto abitativo (wohnungsbezirk) i ghetti in cui insaccare le vite da distruggere. Oggi si condannano senza alcun grado giudiziario degli esseri umani a scontare pena in un recinto di appestati. E’ la nostra storia delle colonne infami e un giorno dei figli chiederanno certo conto ai padri di quello che hanno lasciato fare, permesso, incoraggiato col silenzio. Verrà una generazione che sputerà in faccia ai persecutori di oppressi ed esalterà i pochi nomi di italiani da salvare dal macero».

foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

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