D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


mercoledì 3 aprile 2013

Un Paese che dovrebbe uscire dall'euro

http://www.youtube.com/watch?v=fhzwE1oNA30

 di Valerio Valentini

"Ebbene sì: questo Paese dovrebbe uscire dall’euro. Immediatamente. La ragione è molto semplice: restare nell’euro comporta una depressione incredibilmente aspra, che durerà per molti anni e vanificherà qualunque sforzo di ricostruire il settore delle esportazioni. Abbandonare l’euro, invece, e svalutare in modo sensibile la nuova moneta, accelererebbe notevolmente quel processo di ricostruzione.

Se si analizzano i dati relativi al commercio del Paese, risulta evidente quanto è grande il danno che esso sta per subire. Si tratta di un mercato estremamente aperto il cui unico settore davvero attraente per l’estero, o almeno l’unico rimasto ancora in piedi, è il turismo. Ora, gli organismi internazionali (UE, BCE, FMI), continuano ad imporre nuove misure di austerità, anche se il Paese ha un saldo primario (cioè senza contare gli interessi sul debito) attivo, con un surplus cheammonta a 15,6 miliardi per il 2011. Non mi sorprenderebbe, però, se a furia di austerità il Pil reale crollasse del 20%.
 Qual è, dunque, la strada da seguire? Questo Paese ha bisogno di un vero e proprio boom del turismo, insieme ad una rapida crescita delle esportazioni, utilizzando come settore trainante quello dell’agricoltura, che deve essere rivitalizzato. L’unica soluzione per far ciò è una forte svalutazione; questo contribuirebbe con ogni probabilità ad attrarre turisti ed investitori stranieri. Se invece si volessero ottenere gli stessi risultati ricorrendo al taglio drastico degli stipendi pubblici e del welfare, il processo sarebbe molto più lungo, e causerebbe molti più danni, sia in termini sociali sia in termini economici. Stabilito questo, si potrebbe discutere su come praticamente attuare queste soluzioni, cioè attraverso una temporanea chiusura della banche e un controllo del flusso dei capitali; e anche per quanto riguarda il contante, si potrebbe intanto ricorrere a degli appositi bancomat, senza dover per forza aspettare che qualcuno corra a stampare le nuove banconote.
 È vero: tutto suona dannatamente disperato ed improvvisato. Ma la situazione in cui ci troviamo è, appunto, disperata! Se rifiutassimo questa strategia, ci ritroveremmo ad accettare le stesse misure di austerità che stanno devastando la Grecia, o forse anche peggiori. Ma sono sicuro che nulla di tutto quello che ho proposto accadrà. E questo perché le istituzioni del Paese temono il salto nel buio rappresentato dall’uscita dall’euro, e preferiscono invece la certezza dello sfacelo che deriva dal rimanere all’intero della moneta unica. Come ho già detto, io sono convinto che abbandonare l’euro sia adesso la cosa migliore da fare."
A pronunciare queste parole – al netto di qualche trascurabile differenza – è stato non un antieuropeista, disfattista e irresponsabile, ma il premio nobel per l’economiaPaul Krugman. Però potete tranquillizzarvi: Krugman si riferiva a Cipro, non all’Italia.

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