D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


giovedì 24 gennaio 2013

Moria delle api: stop agli insetticidi neonicotenoidi lo chiede l’Efsa



Pubblicato da Roberto La Pira il 23 gennaio 2013
L’impiego di insetticidi neonicotinoidi costituisce un rischio per le api e, di conseguenza, per i sistemi agricoli e gli ecosistemi naturali. È questa la conclusione cui sono giunti gli esperti dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa), dopo aver condotto su incarico della Commissione europea un’accurata revisione dei dati disponibili. La conclusione è riportata in tre diversi report scientifici pubblicati pochi giorni fa.

I neonicotinoidi, che agiscono sul sistema nervoso degli insetti e sono in genere utilizzati come rivestimento di sementi, sono ormai da anni nell’occhio del ciclone perché, secondo numerosi studi, potrebbero essere collegati alla massiccia moria di api che si registrada una decina di anni in molti Paesi. I principali produttori di neonicotinoidi e alcune associazioni di agricoltori hanno sempre negato questo collegamento, e per questo motivo è scaturita la necessita di fare chiarezza.

Gli esperti dell’Efsa si sono concentrati sui tre sostanze, scelte tra quelle più utilizzate: clothianidin, imidacloprid e thiamethoxam, valutando gli effetti acuti e cronici (anche a basse dosi) sulla vita dell’alveare e dei suoi abitanti. Il gruppo ha preso in esame tre possibili vie di esposizione: le polveri contenenti insetticida rilasciate durante le operazioni di semina; il contatto con residui presenti nel nettare o nel polline delle piante trattate; il contatto con il liquido di guttazione (goccioline emesse dalle foglie in particolari condizioni).

Sono stati analizzati i dati riportati in letteratura scientifica, quelli presentati dai produttori negli iter di approvazione degli insetticidi a livello europeo o di singoli stati membri e gli esiti di progetti di monitoraggio condotti in alcuni paesi (come il progetto Apenet per l’Italia).

I documenti pubblicati insistono più volte sul fatto che i dati disponibili sono parzialmente incompleti, ma la condanna dei neonicotenoidi sembra netta. Ecco le conclusioni per ciascun insetticida considerato:

- Clothianidin : elevato rischio acuto dovuto a esposizione a polveri contaminate durante la semina di mais, cereali e colza. Per quest’ultima, il rischio si pone anche per l’esposizione attraverso il nettare o il polline.

- Thiamethoxam: elevato rischio acuto nel caso di esposizione a polveri contaminate per cereali, cotone, colza, girasole e mais. Per quest’ultimo, il rischio si pone anche per esposizione attraverso il liquido di guttazione.

- Imidacloprid : elevato rischio acuto per esposizione a polveri contaminate per mais, cereali, cotone e colza. Per cotone, colza e girasole, il rischio si pone anche in seguito a esposizione attraverso nettare o polline.

Per gli esperti, queste tre sostanze non dovrebbero essere usate su colture considerate particolarmente attraenti per le api, come mais, colza e girasole. Insomma, il rischio c’è, eccome. L’annuncio ha sollevato risposte immediate da parte di Bayer CropsScience e Syngenta, le grandi aziende produttrici rispettivamente di clothianidin e imidacloprid (la prima) e thiamethoxam (la seconda).


Per Bayer CropScience, che si è dichiarata disponibile a collaborare con la Commissione europea e gli stati membri per colmare i dati mancanti, la moria di api sarebbe dovuta a molteplici fattori, a partire dai danni provocati dal parassita Varroa. Per questo, «ogni decisione politica relativa alla registrazione di neonicotenoidi dovrebbe essere basata su dati scientifici chiari e oggettivi raccolti in realistiche condizioni d’uso e non su un’interpretazione esasperata del principio di precauzione».


Molto più dura Syngenta, secondo la quale l’Efsa sarebbe stata sottoposta a una notevole pressione politica, che l’avrebbe portata a emettere un parere frettoloso, che non terrebbe conto di tutti gli studi che hanno preceduto il lancio sul mercato dei neonicotenoidi. Per Syngenta «il report appena pubblicato è indegno dell’Efsa e dei suoi scienziati».

Ovviamente, il timore dell’industria è che la Commissione europea, sulla base delle conclusioni dell’Efsa, possa decidere un bando totale degli insetticidi neonicotenoidi per buona parte degli usi attualmente autorizzati. In Italia è in vigore per il momento un bando temporaneo all’impiego di sementi trattate con clothianidin, thiamethoxam, imidacloprid (e anche fipronil), che scade a fine gennaio. A questo punto la palla passa all’Europa, che deciderà il futuro di questi insetticidi nei nostri campi.

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