L’11 settembre è una data scavata nella mente di chiunque. Tutti sanno cosa accadde quel giorno, nel 2001, quando gli Usa vennero colpiti nella loro occidentalità, feriti nell’orgoglio e, in pieno centro, a New York, si scatenava l’inferno. Centinaia di morti e una superpotenza messa in ginocchio, a fronte di una cascata di macerie e fuoco.
Chiunque ricorda le immagini di quegli aerei che impattarono contro due grattacieli simbolo della Grande Mela, le Twin Towers, le torri gemelle. Due, come due furono i velivoli dirottati che le distrussero. Eppure, quasi nessuno sa, o ricorda, di come una terza struttura, quello stesso giorno, crollò, inspiegabilmente.
Si tratta della Wtc 7: un grattacielo che si trovava a due isolati dalle Twin Towers. Un edificio che, al loro confronto, poteva quasi apparire piccolo, insignificante: in realtà era una struttura di 174 metri e 47 piani che non venne colpita da nessun aeroplano, ma che, ugualmente, alle 17.20 circa, si trasformò in una montagna di macerie. Fu investita dai detriti più piccoli provenienti dalle torri gemelle, questo sì: ma certo, la nuvola di polvere e detriti che si abbatté su essa non poteva essere in grado di farla collassare. Eppure eccola lì: pochi istanti prima del suo crollo, la polizia e i vigili fecero sgomberare la zona: “L’edificio sta per crollare”, dissero, nonostante all’interno vi fossero solo piccoli principi d’incendio, non certo inquietanti rispetto a quelli che divampavano nelle strutture vicine. Fatto sta che, con un inspiegabile anticipo, qualcuno previde il disastro che infine si vide compiuto: l’attico della parte orientale del grattacielo cedette, qualche secondo prima di quella occidentale. Nel frattempo, l’intero edificio scese in caduta libera, senza mai perdere la propria forma. Ossia, non si verificò nessun cedimento settoriale.
Per anni ci si domandò come potesse essere crollato, in assenza di un impatto. Dopo molto tempo e numerosi dubbi e inquietanti silenzi da parte dellacommissione ufficiale che avrebbe dovuto far luce sugli attentati dell’11 settembre, e dal Nist, a cui venne affidata l’indagine tecnica, alla fine si pensò di andare a indagare anche su Wtc-7 e sul suo crollo. Era ormai il 2008.
Venne stilato anche un dossier al riguardo. In esso si sottolineava come l’edificio non crollò in caduta libera, a scapito dei numerosissimi video che testimoniarono il contrario, e come il collasso avvenne soltanto a causa delfuoco, sempre quei tre o quattro roghi sparsi per i diversi piani. Soltanto dalle fiamme implica che i detriti da cui il Wtc venne investito non contribuirono al crollo: per rendere più chiara questa conclusione, gli esperti del Nist la misero per iscritto: le macerie delle Twin Towers non furono “determinanti nel crollo”. Eppure, nello stesso rapporto, si citano i cedimenti strutturali provocati “anche dalle distruzioni prodotte dai detriti”. Un contraddizione bella e buona, mai chiarita.
Venne stilato anche un dossier al riguardo. In esso si sottolineava come l’edificio non crollò in caduta libera, a scapito dei numerosissimi video che testimoniarono il contrario, e come il collasso avvenne soltanto a causa delfuoco, sempre quei tre o quattro roghi sparsi per i diversi piani. Soltanto dalle fiamme implica che i detriti da cui il Wtc venne investito non contribuirono al crollo: per rendere più chiara questa conclusione, gli esperti del Nist la misero per iscritto: le macerie delle Twin Towers non furono “determinanti nel crollo”. Eppure, nello stesso rapporto, si citano i cedimenti strutturali provocati “anche dalle distruzioni prodotte dai detriti”. Un contraddizione bella e buona, mai chiarita.
Volendo credere che sia stato solo il fuoco a distruggere l’edificio, s’affacciano nuove incongruenze. Oltre alla difficoltà che si incorrono nel voler supporre che un edificio moderno, per quanto incendiato, possa crollare in caduta libera, vi sono prove e testimonianze inconfutabili al riguardo. Numerosi testimoni, per esempio, parlarono di acciaio fuso che spuntava dalle macerie, dopo il crollo, che rimase raccolto in pozze per settimane e settimane dall’incidente. Ebbene, un incendio che divampa all’interno di un ufficio, e che quindi si nutre di carta e combustibile, non può in alcun modo generare una temperatura vicina ai 1538 gradi, ovvero quanti ne servono per far fondere l’acciaio. Altresì, è possibile però che questo tipo di metallo venga tranciato mediante esplosivi: una tesi che potrebbe quasi apparire complottistica, non fosse per il rinvenimento, sempre tra le macerie del grattacielo, di tracce di nano-thermite, una sostanza esplosiva in grado di sprigionare un calore superiore ai 2500 gradi. Inoltre, sebbene tutto il complesso abbia subito incendi, quel giorno, le pozze d’acciaio fuso vennero trovate soltanto nei pressi delle Torri Gemelle del WTC 7, ovvero negli unici tre edifici crollati completamente. Soltanto qui, dunque, venne utilizzato un materiale in grado di fondere l’acciaio e distruggere le strutture. D’altronde, altri edifici che subirono danni più ingenti e gravi del WTC-7 rimasero in piedi.
Ammettendo come reale la versione ufficiale, secondo cui un incendio nutrito da materiale d’ufficio sia comunque in grado di sciogliere l’acciaio, restano ancora dubbi: è possibile che questo possa ammorbidirsi fino “recidersi” improvvisamente e contemporaneamente, dando vita ad un crollo simmetrico e totale? Fisicamente, no. L’unico modo per ottenere un effetto simile è dar il via ad una demolizione controllata. Senza contare che non è mai esistito nessun grattacielo moderno, prima del Wtc 7, crollato completamente a causa del fuoco, proprio per la loro architettura studiata nei minimi dettagli. Infine, altro punto da non sottovalutare è quello riguardante la presenza degli “squibs”, gli sbuffi di fumo orizzontali e detriti: durante il crollo del Wtc 7 essi compaiono in sequenza rapidissima dal basso verso l’alto, in netta contraddizione con la versione ufficiale diramata dagli Usa. Se, infatti, fossero causati dai piani che espellono aria crollando, sarebbero stati dall’alto verso il basso, mano a mano che l’edificio cadeva. Gli squibs presenti nella terza torre dell’11 settembre sono, piuttosto, gli stessi che si verificano durante una demolizione attraverso esplosivo.
E qualcuno, nel tempo, alla fine l’ha anche ammesso. Di fronte a tutte queste evidenze, è stato infatti sostenuto come effettivamente si possa essere trattata di una demolizione, ma improvvisata dai vigili e dai poliziotti che, temendo che il grattacielo crollasse, decisero di farlo collassare preventivamente. Una teoria che, ovviamente, non regge, in quanto non solo non è possibile pianificare in breve tempo un’operazione del genere, ma pure non avrebbe avuto alcun senso: se esisteva infatti il rischio che, a colpa degli incendi che in esso stavano divampando, l’edificio crollasse da sé, perché intervenire preventivamente anziché attendere? Inoltre, gli altri grattacieli che vennero colpiti dai detriti dell’attentato alle Twin Tower, i Wtc 3,4,5 e 6 riscontrarono danni di molto superiori a quelli subiti dal Wtc 7, ma non solo non rischiarono il crollo; nessuno, neanche, pensò di demolirli in giornata: si dovette attendere qualche giorno, prima di distruggerli per sgomberare l’area e ricostruirli.
La soluzione, dunque, sul come sia crollato il Wtc 7 pare ovvia. Ma resta ancora, dopo tutto, scoprire chi abbia voluto ciò e perchè. E nessuno, negli Usa, nelle diverse commissioni, ha la minima intenzione di spiegarlo.
fonte: articolotre.com
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