Casomai mancasse una conferma ufficiale, l’Italia è dei paraculi edegli scafessi. Dopo il “continua” c’è un video, appena arrivato su Youtube, durante il quale pronuncia queste parole Mario De Biase, il commissario alle bonifiche della Campania, la terraavvelenata dai rifiuti nella quale i malati di cancro aumentano in modo impressionante.
De Biase in questi giorni ha ammesso che la discarica cava Resit aGiugliano (Napoli) è impossibile da bonificare: semmai potrà essere messa in sicurezza. Si tratta di 220 ettari completamente inquinati che diffondono sostanze pericolose per la salute in circa 2000 ettari. Quei terreni continuano ad essere coltivati ma – dice De Biase – i prodotti non risultano avvelenati.
Puntualizzazioni linguistiche. “Scafesso” in napoletano significa “inetto”, mentre il dizionario italiano Hoepli on line definisce “paraculo” colui che “è opportunista e agisce per il proprio tornaconto, per lo più senza dare nell’occhio”. Ecco il video.
Accanto al commissario, il prete con la camicia azzurra è don Maurizio Patricello, il parroco anticamorra e antiveleni di Caivano.
Come si sente (seppure in modo confuso) nel filmato, i problemi della discarica Resit nascono dal fatto che per decenni ha inghiottito ogni sorta di monnezze e schifezze ma non è impermeabilizzata: per cui i veleni filtrano nella sottostante falda d’acqua ed insieme all’acqua si diffondono in lungo e in largo nel sottosuolo.
Il quotidiano di Napoli Il Mattino riporta che, anche se sottoterra c’è di tutto, secondo l’Iss (Istituto superiore di sanità) ciò che cresce sopra la terra è sano. In quell’area, come è moto, vengono coltivati essenzialmente frutta e ortaggi.
Alla luce dei dati disponibili, ottenuti con le procedure analitiche selezionate – scrivono gli esperti dell’Istituto superiore di sanità nel dossier su Giugliano – si evince che, al momento, la presenza dei composti organici volatili, maggiormente rilevati nelle acque dei pozzi, non influenza le matrici ortofrutticole coltivate nell’area oggetto di studio. Quanto detto lascia presupporre che non ci sia, per i Cov (le sostanze volatili cancerogene, ndr), un passaggio diretto di contaminazione dalle acque alla pianta e di conseguenza alla parte edibile della pianta stessa». Secondo i tecnici dell’Iss, insomma, frutta e ortaggi non sono avvelenati. Com’è possibile? «La spiegazione è che, a contatto con l’aria, le sostanze cancerogene volatili vaporizzano – sottolinea De Biase – Stiamo ora verificando che cosa succede nelle serre. A novembre avvieremo i primi esami. Nel frattempo, comunque, continuiamo a monitorare tutti i prodotti che crescono nei 2mila ettari».
De Biase – lo afferma anche nel video – dice che la bonifica è impossibile perchè si tratterebbe di svuotare la cava e trasferire tutti i rifiuti tossici in un imprecisabile, introvabile altrove. E’ peròpossibile, sostiene, impedire che i veleni continuino a filtrare nel sottosuolo e nell’acqua: e a questo si sta lavorando.
C’è un accenno, sempre nel video, alla possibilità di convertire in colture no food i terreni avvelenati: potrebbero crescerci – aggiungo io – fiori, canapa per bioedilizia, piante che forniscono fibre tessili… Per il momento ci crescono frutta e ortaggi. Che – sappiatelo – non risultano avvelenati.
Nessun commento:
Posta un commento
In un ottica di reciproco scambio di opinioni i commenti sono graditi. Solo da utenti registrati. Evitiamo ogni abuso nascondendoci nell'anonimato. Grazie