DI VALERIO PASSERI
Il timore di non arrivare a fine mese e la necessità di essere sempre al passo con i tempi sono un un insieme di fattori che avvelenano, deteriorano e lentamente “uccidono” la nostra vita. Vestiti firmati, cellulari di ultima generazione, ma anche il rendersi schiavi di una banca per comprare una casa fanno parte della normalità.
Nel sistema politico-economico che ormai ingloba il nostro ed altri paesi, la vita umana viene valutata meno di zero, ogni individuo è un ingranaggio e vive per il sistema, non per se stesso. In questo non c’è distinzione tra ricchi e poveri, si è portati a vivere una vita insignificante, non si riesce a provvedere alla propria felicità perché non si riesce più a comprendere come essa possa essere raggiunta. Sempre più frequentemente si assiste ad una resa totale ad un sistema dove c’è l’illusione che solo chi possiede molto denaro possa essere felice, peccato che il concetto di “molto” sia relativo ed in realtà irraggiungibile. “I soldi non fanno la felicità” - dovrebbe essere ovvio: dei pezzi di carta stampata non possono produrre uno stato d’animo puro e ricercato, eppure oggi molti sentono come falso ed ipocrita un concetto simile. Anche se non si vuole dare a vedere, si riesce a dare un prezzo alla vita stessa, il concetto delle guerre è proprio questo, milioni di persone sacrificabili in cambio di un pozzo di petrolio. Come se il sistema economico non bastasse, anche quello politico-giuridico presente in molti paesi che consideriamo civilizzati contribuisce alla perdita di questo valore, utilizzando la pena di morte come punizione per i reati peggiori. A completare il quadro, l’assuefazione da notizie di stragi, assassini e morti fornita dai media, influisce non poco a questa lenta ed inesorabile svalutazione. Il nostro cervello, abituato a ricevere quotidianamente queste notizie, automaticamente sminuisce la gravità di omicidi ed esecuzioni, essi diventano consuetudine portando a rispettare sempre meno la vita altrui e inconsapevolmente anche la propria. Se solo si riuscisse a capire realmente e profondamente che la qualità della vita è in verità il bene più prezioso che abbiamo e che essa non ha un valore paragonabile a nient'altro, allora tutte le leggi e punizioni che ci autoinfliggiamo non avrebbero ragione di esistere. Per arrivare ad un risultato simile è primario che si cominci a rispettare l’esistenza degli altri ed opporsi, non appoggiare tacitamente, tutte quelle pratiche che vanno contro di essa per qualsivoglia tipo di ragione che sia politica, economica o religiosa.
Infine non dimentichiamoci che la vita che abbiamo a disposizione è una soltanto e sprecarla interamente per fare cose che sentiamo di "dovere fare" e non "volere fare" è un vero peccato. L’unico obbligo che in realtà abbiamo è verso noi stessi non verso il nostro capo o il sistema di cui facciamo parte.
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