D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


martedì 3 settembre 2013

La Siria si prepara all'attacco degli Usa, possibili obiettivi le basi americane in Sicilia

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A Damasco, in Siria, il regime di Assad si sta preparando per un attacco degli Stati Uniti contro la capitale. Nonostante un probabile ritardo in qualsiasi azione militare, il governo siriano sta sollecitando evacuazioni civili, ha spostato i soldati in appartamenti vuoti ed emesso nuove minacce di ritorsione. Il New York Times descrive così la situazione attuale nel paese. 
Lunedì un alto funzionario siriano ha dichiarato che sia l'esercito siriano che il suo alleato Hezbollah, il gruppo sciita libanese, in caso di un'offensiva guidata dagli Usa avrebbero reagito attaccando le navi da guerra americane ora nel Mar Mediterraneo.
Riferendosi a Hezbollah come alla resistenza, Khaled Abboud, un membro del parlamento e confidente del presidente Bashar al-Assad, ha detto al Wall Street Journal: "La resistenza e le forze armate sono ormai nella mia valutazione un corpo solo, Hezbollah si schiererà con la Siria in alcune operazioni che hanno di mira le navi da guerra nel Mediterraneo".
I preparativi del governo Assad sono continuati, nonostante la mossa dell presidente Barack Obama di chiedere al Congresso l'autorizzazione per attaccare, dopo che Washington ha affermato che Damasco ha ucciso più di 1.400 persone il mese scorso in un attacco chimico.
Il governo siriano ha messo in guardia i residenti invitandoli ad abbandonare le basi militari fuori Damasco, mentre le truppe hanno cominciato a posizionarsi per la prima volta nei quartieri residenziali della città che ospitano militari, impianti di sicurezza e uffici governativi.
Gli Stati Uniti, nel frattempo, stazionano nel Mediterraneo con cinque cacciatorpedinieri armati con missili da crociera e una nave anfibia con diverse centinaia di marines a bordo, in preparazione per possibili attacchi sulla Siria.
Fanno paura anche all'Italia, intanto, le dichiarazioni rilasciate al Tg1 da Hisham Jaber, generale libanese in pensione: "Obama ha parlato di attacco rapido, ma questo dipenderà dalla reazione di Assad." Riguardo alla possibile reazione del regime siriano, ha poi aggiunto: "Il conflitto potrebbe allargarsi alle basi americane".
E la Sicilia si trova in prima linea, con le sue sedici basi Nato sparse nell'isola. Certo, un attacco sul continente potrebbe avere conseguenze enormi anche per la Siria. Ma se il Papa lancia un appello contro la guerra, "Mai più guerra. Violenza chiama violenza", questo monito fa intuire che il rischio di un conflitto più ampio del previsto non è un'ipotesi improbabile. Obama avrà tanto da pensare prima di fare ogni piccola mossa.
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