D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


giovedì 27 giugno 2013

Euro e Draghi, comincia l’ammaina banderuola

avvoltoio2Come mai sappiamo solo adesso degli 8 miliardi di derivati sottoscritti negli anni ’90 per drogare i bilanci ed entrare nell’euro? C’è chi interpreta la rivelazione in maniera molto casalinga e consona agli usi italiani, come un siluro lanciato a Draghi, al tempo direttore generale del Tesoro,  partito dall’interno di Bankitalia e/o da ambienti vicini a Grilli per questioni di nomine e di potere. Però se l’obiettivo è certamente il capo della Bce le ragioni di questo fendente, sono forse diverse dai duelli per le poltrone: si avvicina sempre di più il tempo del redde rationem per l’euro. Il punto di svolta  è settembre con le elezioni in Germania e il pronunciamento della corte costituzionale tedesca sull’ammissibilità di meccanismi europei che passano completamente sulla testa dei cittadini e offendono la democrazia.
Non lo dico io, lo dice il presidente della corte suprema tedesca, Andreas Vosskuhle per il quale è quanto meno improprio che “le decisioni più importanti a livello europeo vengano negoziate nei corridoi anonimi della burocrazia di Bruxelles, o nelle riunioni del Consiglio d’Europa, o in qualche altro posto senza un’adeguata discussione pubblica e senza che i cittadini europei abbiano alcun potere di influenzare queste decisioni. Sarebbe davvero tragico se dovessimo perdere la democrazia per risolvere i problemi dell’euro o per raggiungere una maggiore integrazione europea”.
E’ abbastanza chiaro che siamo di fronte a radicali mutamenti di umori e pensieri che fatalmente finiscono per avere come oggetto Draghi, vale a dire l’uomo simbolo dell’euro e del governo finanziario. Non a caso gli attacchi al presidente della Bce non si contano in Germania. E adesso questo siluro tutto italiano partito fra l’altro tra un giornale come Repubblica fino a ieri tra i più osannanti. Si potrebbe anche pensare che si cominci ad attaccare il contesto e gli uomini che hanno portato all’ingresso nella moneta unica come per preparare un cambiamento di posizione, rendendo più agevole il giro di valzer, del resto inevitabile vista la situazione insostenibile e senza uscita nella quale ci si trova. E non solo insostenibile, ma anche grottesca visto che il famoso ” mercato” punisce qualsiasi segnale che indichi un rallentamento del flusso di denaro dalle banche centrali.
Naturalmente anche questa è solo un’interpretazione che nasce anche dallo scandalo di oggi e dalla noncuranza invece  con cui venne trattata nel 2012 la chiusura di un’analoga operazione sui derivati con Morgan Stanley che costò al Tesoro più di tre miliardi totali. Non è nemmeno un caso che adesso si rammenti come Kohl conoscesse la vera situazione finanziaria dell’Italia, ma non disse nulla per non creare difficoltà all’entrata nella moneta unica. Insomma la sensazione è che con la scoperta degli altarini dell’operazione euro, si voglia cominciare a prendere le distanze dalla moneta stessa. Anzi quasi quasi mi figuro plasticamente gli “io l’avevo detto” di economisti e di opinionisti, di responsabili economici di partito e belle firme che invece hanno ostinatamente detto il contrario. comincia l’ammaina banderuola.

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