In Italia ammonta a quasi quattro milioni il numero di persone affette da diabete, la malattia cronica del fegato causata dalla mancanza di insulina e conseguente eccesso di glucosio nel sangue. La comunità scientifica è in allarme e comincia a parlare di vera e propria “epidemia” sebbene, salvo rari accenni, l’informazione di regime non muova un passo che sia uno. Le recenti stime mondiali confermano: “sfondato il tetto trecentosessanta milioni”. Ma vi è di più: si calcola che, nel 2030, il numero di diabetici potrà scavalcare quota mezzo miliardo. Nemmeno gli under15 possono dichiararsi sereni/e. Tra costoro, nel Mondo industrializzato, i/le pazienti sfiorano il mezzo milione.
Il 14 Novembre si celebrerà la “Giornata mondiale del diabete”. È auspicabile sperare che, oltre alle secchiate di retorica di rito, qualcuno tra esperti e ricercatori possa trovare il coraggio di richiamare alle proprie responsabilità le multinazionali produttrici di cibi e bevande nocive per la salute; le medesime che (guarda caso) traggono, tra le fasce giovanili di consumatori, i maggiori ricavi. Ma non sarà facile assistere ad un atto simile. E le ragioni sono sostanzialmente due: 1) la ricerca è gestita – manco a dirlo – dalle multinazionali farmaceutiche le quali non avrebbero alcun interesse acciocché si giunga ad arginare il bacino di “consumatori di medicine”; 2) se anche dovesse levarsi una voce fuori dal coro non sarà difficile ridurla al silenzio nell’arco di breve. Duclis in fundo, le multinazionali del cibo, delle bevande e del farmaco sono imbrigliate l’una all’altra e condividono un unico obbiettivo: fare soldi.
fonte: Andrea Signini per Signoraggio.it
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