Ecco come funziona la «pioggia a comando» |
Molti strumenti per un unico scopo |
Il sogno di un risiko a colpi di uragano |
Il sogno è antico quanto l'uomo: dominare gli elementi atmosferici, piegarli al proprio volere e bisogno. Ma se il sogno è rimasto tale per millenni, da qualche tempo l'uomo sta imparando a trasformarlo in realtà. Anche se con enormi difficoltà e qualche clamoroso infortunio. Come quello subtito dalle autorità cinesi una decina di giorni or sono, quando un tentativo di tramutare in pioggia alcune nubi di passaggio su Pechino, afflitta da due mesi di siccità, si è trasformato in disfatta: un fronte freddo ha cambiato la pioggia in neve e la conurbazione Pechino-Tientsin (oltre 30 milioni di abitanti) si è fatta cogliere impreparata, con una conseguente paralisi dei trasporti per varie ore.
Il primo serio tentativo di modificare il clima può essere ritenuto l'invenzione del cannone antigrandine: Albert Stiger, sindaco della città austriaca di Windisch-Feistritz nonchè viticoltore, nel 1896 ne ideò un esemplare il cui principio di funzionamento secondo alcuni era di tipo acustico, secondo altri si basava sulla produzione di denso fumo le cui particelle confluivano nella nube creando nuclei di condensazione supplementari per aumentare la dispersione delle gocce. Sulla prima tipologia (onde d'urto, generate da acetilene mescolato con ossigeno iniettato sotto pressione) si basano gli ultimi tipi di cannone in sperimentazione. Secondo molti meteorologi, si tratta comunque di mezzi del tutto inutili (e di uso sempre più limitato): l'effetto si concentra sui 4mila metri, mentre la grandine, alle nostre latitudini, si forma ad altezze comprese tra 6-7.000 e 10-11.000 metri.
Sali portentosi
In epoca contemporanea l'innovazione di maggior successo è giunta invece da Bernard Vonnegut, scienziato americano della General Electric, che nel novembre 1946 constatò come nuclei di ioduro d'argento fossero in grado di catalizzare l'umidità contenuta nelle nubi trasformandola, a seconda della temperatura dell'aria, in acqua o in neve.
Il processo è divenuto ormai molto comune grazie soprattutto al perfezionamento dell'impiego che Israele per primo ne fece negli anni 50 e 60 al fine di sfruttare ogni possibile risorsa idrica per il proprio suolo assai arido. Oggi non meno di 40 paesi utilizzano questa tecnica, con 150 progetti in esecuzione e un consumo mondiale annuo di circa 50 tonnellate di sali d'argento – anche se si vanno moltiplicando le denunce sulla loro possibile pericolosità per la salute umana. Se considera che la "dose" normale singola utilizzata per provocare la precipitazione è di 20-30 grammi, significa che annualmente avvengono circa 2 milioni di "trattamenti", la metà dei quali effettuati dalla Cina. Il metodo più promettente, nato in Sudafrica e rapidamente diffusosi fino in Messico, appare però quello del ricorso a sali igroscopici (calcio e sodio).
Ovviamente può essere ancor più importante limitare le piogge che produrle. Specie nel caso di tifoni e uragani. Per fare ciò, è possibile cospargere le nuvole da trattare con un apposito polimero polverizzato, in grado di assorbire acqua fino a 1.500 volte il proprio peso. La reazione forma una sostanza gelatinosa che cade al suolo, riducendo così l'intensità della precipitazione.
Ma quali sono i principali paesi che puntano a realizzare modifiche climatiche? Oltre a Israele, già citata, naturalmente troviamo gli Usa, sia con programmi di piogggia artificiale sugli Stati più aridi dell'Ovest, sia con l'ambiziosa speranza di poter deviare gli uragani e i tornado che affliggono il paese. Infatti, secondo un recente studio del National Hurricane Center che ha esaminato il periodo dal 1900 al 2005, la media annua dei danni è risultata di circa 10 miliardi di dollari, con punte di 150 miliardi nel 2004-05 e di 140-157 ai valori attuali per l'uragano che nel 1926 devastò Miami.
Il caso Chernobyl
La Russia, che durante la Guerra fredda aveva tentato di sviluppare un programma di controllo meteo in risposta agli analoghi sforzi Usa, ha largamente accantonato queste velleità anche per la grave carenza di fondi statali. E non si sa quindi quali siano le reali capacità raggiunte in materia, oltre alla padronanza nell'impiego dello ioduro d'argento (vedi cronologia a lato). Nel novembre 1997 – secondo quanto scrisse la giornalista americana di origine malese Chen May Yee per il Wall Street Journal – Mosca si offrì di aiutare la Malaysia, minacciata dal fumo degli enormi incendi che stavano devastando la vicina isola di Sumatra, creando un tifone per spegnere i focolai. Con mezzi e risultati peraltro ignoti. Più probabile che sia riuscito il disperato tentativo d'inseminare di ioduro d'argento le nubi causate dall'incidente di Chernobyl, per circoscrivere la diffusione di dosi micidiali di radioattività.
I progressi più vistosi li sta comunque compiendo la Cina. Il gigante asiatico ha creato un "Dipartimento per la modifica del clima", nell'ambito dell'Accademia cinese delle scienze meteorologiche, forte di ben 35-37mila tecnici – alcuni dei quali agricoltori cui sono affidati cannoni anti-aerei modificati e razzi anti-grandine, pare in numero superiore a 12mila pezzi, oltre a una trentina di aerei totalmente dedicati a tale compito. Il budget di Pechino è enorme, specie in confronto alle risorse ben più modeste mobilitate dagli altri paesi: ben 500 milioni nell'ultimo quinquennio. Ma gli obiettivi (e le necessità) sono altrettanto grandi. La Cina mira a contrastare gli effetti di distorsioni ambientali di crescente gravità: siccità sempre più frequenti, desertificazione che dilaga nella regione lungo il confine mongolo, alluvioni e tifoni disastrosi, inquinamento elevatissimo, specie a Pechino, che pioggie più frequenti potrebbero alleviare. Anche se i risultati già ottenuti appaiono notevoli: l'agenzia d'informazioni cinese valuta in 250 miliardi di tonnellate la pioggia artificiale prodotta tra il 1999 e il 2006.
Cristalli igroscopici
Aumentano le sostanze adatte
Alcune sostanze, dette glaciogene, favoriscono il formarsi di cristalli di ghiaccio. La più nota di queste è lo ioduro d'argento che, per le sue caratteristiche chimico-fisiche, agisce come nucleo di congelamento. Se un cristallo di ioduro d'argento viene a contatto con goccioline d'acqua, facilita il loro congelamento, cioè la formazione di cristalli di ghiaccio. Lo ioduro d'argento fu inizialmente utilizzato poichè i suoi cristalli hanno una forma simile a quella esagonale dei cristalli d'acqua. In seguito si è compreso che tale caratteristica geometrica non è indispensabile: vi sono infatti molte altre sostanze (sali) che hanno cristalli delle più diverse forme e agiscono al pari dello ioduro d'argento.
I tentativi recenti
2 novembre - Pechino
L' "Ufficio per la modifica e il controllo del clima" decide d'impiegare 186 dosi di ioduro d'argento per inseminare un sistema nuvoloso in transito, allo scopo di limitare i danni di una persistente siccità. Ma un repentino calo della temperatura trasforma la pioggia in un'abbondante nevicata.
16 ottobre - Mosca
Il sindaco della capitale russa, Yuri Luzkhov, s'impegna a garantire alla città un inverno senza neve disperdendo le perturbazioni in arrivo. Costo stimato: 6 milioni di dollari (contro 10 milioni per lo sgombero neve).
1° ottobre - Pechino
18 aerei attrezzati "trattano" le nubi che minacciano la parata militare che celebra i 60 anni della Rpc: in effetti, essa si svolge all'asciutto.
Il primo serio tentativo di modificare il clima può essere ritenuto l'invenzione del cannone antigrandine: Albert Stiger, sindaco della città austriaca di Windisch-Feistritz nonchè viticoltore, nel 1896 ne ideò un esemplare il cui principio di funzionamento secondo alcuni era di tipo acustico, secondo altri si basava sulla produzione di denso fumo le cui particelle confluivano nella nube creando nuclei di condensazione supplementari per aumentare la dispersione delle gocce. Sulla prima tipologia (onde d'urto, generate da acetilene mescolato con ossigeno iniettato sotto pressione) si basano gli ultimi tipi di cannone in sperimentazione. Secondo molti meteorologi, si tratta comunque di mezzi del tutto inutili (e di uso sempre più limitato): l'effetto si concentra sui 4mila metri, mentre la grandine, alle nostre latitudini, si forma ad altezze comprese tra 6-7.000 e 10-11.000 metri.
Sali portentosi
In epoca contemporanea l'innovazione di maggior successo è giunta invece da Bernard Vonnegut, scienziato americano della General Electric, che nel novembre 1946 constatò come nuclei di ioduro d'argento fossero in grado di catalizzare l'umidità contenuta nelle nubi trasformandola, a seconda della temperatura dell'aria, in acqua o in neve.
Il processo è divenuto ormai molto comune grazie soprattutto al perfezionamento dell'impiego che Israele per primo ne fece negli anni 50 e 60 al fine di sfruttare ogni possibile risorsa idrica per il proprio suolo assai arido. Oggi non meno di 40 paesi utilizzano questa tecnica, con 150 progetti in esecuzione e un consumo mondiale annuo di circa 50 tonnellate di sali d'argento – anche se si vanno moltiplicando le denunce sulla loro possibile pericolosità per la salute umana. Se considera che la "dose" normale singola utilizzata per provocare la precipitazione è di 20-30 grammi, significa che annualmente avvengono circa 2 milioni di "trattamenti", la metà dei quali effettuati dalla Cina. Il metodo più promettente, nato in Sudafrica e rapidamente diffusosi fino in Messico, appare però quello del ricorso a sali igroscopici (calcio e sodio).
Ovviamente può essere ancor più importante limitare le piogge che produrle. Specie nel caso di tifoni e uragani. Per fare ciò, è possibile cospargere le nuvole da trattare con un apposito polimero polverizzato, in grado di assorbire acqua fino a 1.500 volte il proprio peso. La reazione forma una sostanza gelatinosa che cade al suolo, riducendo così l'intensità della precipitazione.
Ma quali sono i principali paesi che puntano a realizzare modifiche climatiche? Oltre a Israele, già citata, naturalmente troviamo gli Usa, sia con programmi di piogggia artificiale sugli Stati più aridi dell'Ovest, sia con l'ambiziosa speranza di poter deviare gli uragani e i tornado che affliggono il paese. Infatti, secondo un recente studio del National Hurricane Center che ha esaminato il periodo dal 1900 al 2005, la media annua dei danni è risultata di circa 10 miliardi di dollari, con punte di 150 miliardi nel 2004-05 e di 140-157 ai valori attuali per l'uragano che nel 1926 devastò Miami.
Il caso Chernobyl
La Russia, che durante la Guerra fredda aveva tentato di sviluppare un programma di controllo meteo in risposta agli analoghi sforzi Usa, ha largamente accantonato queste velleità anche per la grave carenza di fondi statali. E non si sa quindi quali siano le reali capacità raggiunte in materia, oltre alla padronanza nell'impiego dello ioduro d'argento (vedi cronologia a lato). Nel novembre 1997 – secondo quanto scrisse la giornalista americana di origine malese Chen May Yee per il Wall Street Journal – Mosca si offrì di aiutare la Malaysia, minacciata dal fumo degli enormi incendi che stavano devastando la vicina isola di Sumatra, creando un tifone per spegnere i focolai. Con mezzi e risultati peraltro ignoti. Più probabile che sia riuscito il disperato tentativo d'inseminare di ioduro d'argento le nubi causate dall'incidente di Chernobyl, per circoscrivere la diffusione di dosi micidiali di radioattività.
I progressi più vistosi li sta comunque compiendo la Cina. Il gigante asiatico ha creato un "Dipartimento per la modifica del clima", nell'ambito dell'Accademia cinese delle scienze meteorologiche, forte di ben 35-37mila tecnici – alcuni dei quali agricoltori cui sono affidati cannoni anti-aerei modificati e razzi anti-grandine, pare in numero superiore a 12mila pezzi, oltre a una trentina di aerei totalmente dedicati a tale compito. Il budget di Pechino è enorme, specie in confronto alle risorse ben più modeste mobilitate dagli altri paesi: ben 500 milioni nell'ultimo quinquennio. Ma gli obiettivi (e le necessità) sono altrettanto grandi. La Cina mira a contrastare gli effetti di distorsioni ambientali di crescente gravità: siccità sempre più frequenti, desertificazione che dilaga nella regione lungo il confine mongolo, alluvioni e tifoni disastrosi, inquinamento elevatissimo, specie a Pechino, che pioggie più frequenti potrebbero alleviare. Anche se i risultati già ottenuti appaiono notevoli: l'agenzia d'informazioni cinese valuta in 250 miliardi di tonnellate la pioggia artificiale prodotta tra il 1999 e il 2006.
Cristalli igroscopici
Aumentano le sostanze adatte
Alcune sostanze, dette glaciogene, favoriscono il formarsi di cristalli di ghiaccio. La più nota di queste è lo ioduro d'argento che, per le sue caratteristiche chimico-fisiche, agisce come nucleo di congelamento. Se un cristallo di ioduro d'argento viene a contatto con goccioline d'acqua, facilita il loro congelamento, cioè la formazione di cristalli di ghiaccio. Lo ioduro d'argento fu inizialmente utilizzato poichè i suoi cristalli hanno una forma simile a quella esagonale dei cristalli d'acqua. In seguito si è compreso che tale caratteristica geometrica non è indispensabile: vi sono infatti molte altre sostanze (sali) che hanno cristalli delle più diverse forme e agiscono al pari dello ioduro d'argento.
I tentativi recenti
2 novembre - Pechino
L' "Ufficio per la modifica e il controllo del clima" decide d'impiegare 186 dosi di ioduro d'argento per inseminare un sistema nuvoloso in transito, allo scopo di limitare i danni di una persistente siccità. Ma un repentino calo della temperatura trasforma la pioggia in un'abbondante nevicata.
16 ottobre - Mosca
Il sindaco della capitale russa, Yuri Luzkhov, s'impegna a garantire alla città un inverno senza neve disperdendo le perturbazioni in arrivo. Costo stimato: 6 milioni di dollari (contro 10 milioni per lo sgombero neve).
1° ottobre - Pechino
18 aerei attrezzati "trattano" le nubi che minacciano la parata militare che celebra i 60 anni della Rpc: in effetti, essa si svolge all'asciutto.
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