Fallisce il tentativo di mediazione
tra il sindaco Doria e lavoratori
tra il sindaco Doria e lavoratori
INVIATO A GENOVA
Terzo giorno di straordinario caos. Settantadue ore ininterrotte di ordinaria follia. Genova ancora travolta e paralizzata dallo sciopero selvaggio degli autisti dei bus, cui si sono aggiunti i dipendenti di Aster (manutenzioni stradali) e di Amiu (igiene urbana) e persino un gruppo di taxisti a tutto clacson. E oggi si replica, visto che la trattativa fra Comune e sindacati ieri sera è fallita. Si annuncia un venerdì nero per il traffico. Con migliaia e migliaia di genovesi appiedati ed esasperati, come ieri. La vita e l’organizzazione di una città di 600 mila abitanti sconvolte.
I «rivoltosi» sono accomunati dal sacro fuoco contro le (presunte) privatizzazioni che il sindaco Marco Doria si appresterebbe a varare. E poco importa che lui si accalori a spiegare che «no, per tutto il 2014 gli autobus dell’Amt rimarranno a gestione pubblica». Semplicemente, i 1.500 colletti azzurri non gli credono. In un vortice di rabbia cieca, disperazione, antipolitica e di tutti contro tutti che si autoalimenta fino allo sfinimento. Dove il diritto sacrosanto a scioperare e manifestare finisce per calpestare i diritti altrui, altrettanto sacrosanti.
Come osserva un vecchio dirigente della sinistra, Roberto Speciale, «Genova ribolle e sembra lasciata a se stessa». C’è una sgradevole sensazione di vuoto della politica, inadeguata a dare risposte ai bisogni dei cittadini. Un’incapacità evidente a reagire con proposte, idee e decisioni in grado di governare un cambiamento ineludibile, di reagire a una decadenza altrimenti ineluttabile.
In una città dove un genovese su quattro è a rischio povertà, dove ci sono 10 mila cassintegrati e oltre 26 mila disoccupati (dati 2012, ultimi disponibili: oggi la situazione è ulteriormente peggiorata) non sono in crisi solo i bus. C’è la Carige, la banca dei genovesi, azzoppata e depredata da una classe politico-economica famelica. C’è un’Ilva appesa al futuro dell’ex gruppo Riva. C’è la gloriosa Compagnia dei portuali piegata dalla crisi. C’è una Fincantieri in bilico perenne fra chiusura e rilancio. Ci sono le aziende di Finmeccanica falcidiate dalle continue ristrutturazioni. C’è un tessuto di piccole e piccolissime aziende che non tiene più: centinaia di posti di lavoro che spariscono in silenzio. Ieri il consiglio comunale si è tenuto in maniera surreale, a porte chiuse come auspicato dal prefetto Balsamo, sotto l’assedio di 1.500 manifestanti. Non era mai avvenuto.
Fin dalle 13 i colletti azzurri invadono via Garibaldi, la cinquecentesca Strada Nuova celebrata da Rubens per i suoi straordinari palazzi, patrimonio Unesco dell’umanità. Cori, urla, insulti e slogan sulla falsariga di quelli intonati a Marassi dai tifosi di Genoa e Sampdoria. Nel mirino sempre lui, il sindaco Doria, simpatizzante di Sel, il marchese rosso, nobile lignaggio e fede comunista: «Dimissioni, dimissioni», ritma a gran voce la folla.
C’è tanta rabbia «di base» nella protesta, ma non è solo un movimento spontaneo, nè un’iniziativa di cani sciolti. Il sindacato, con grande imbarazzo delle organizzazioni confederali e del Pd, c’è eccome. E se il motore della protesta è la Faisa Cisal, oggi maggioritaria in Amt, in piazza ci sono pure bandiere e striscioni di Cgil, Cisl e Uil. E se il leader della protesta appare sempre più Andrea Gatto (Faisa), in prima linea troviamo Andrea Gamba, Michele Monteforte e Camillo Costante della Filt Cgil, accanto ad Antonio Vella della Cisl e Giuseppe Gulli della Uil. E’ proprio Gatto a ribadire come un mantra un concetto semplice: «Se il sindaco e il presidente della Regione non si siedono al tavolo delle trattative con delle proposte concrete, si sciopera a oltranza».
Dentro Palazzo Tursi il faccia a faccia tra assessori, azienda e sindacati è un dialogo fra sordi. Alle 17 interviene anche il sindaco, ma è subito rottura. «I conti aziendali non tornano», sibila il sindacalista Gatto. «Per sospendere l’agitazione - dice invece Doria - la richiesta dei sindacati Amt è stata la sospensione della delibera, ma una trattativa non può andare avanti se una parte non sospende una lotta illegittima». E poi: «Nel 2013 il contributo del Comune (30 milioni di euro) e dei lavoratori Amt (8 milioni) ha permesso di mantenere in equilibrio i conti di Amt. Il contributo dei lavoratori poteva essere riproposto anche nel 2014, i sindacati hanno detto no». Lo sciopero prosegue. Secondo alcune voci, pullman di tranvieri di Milano, Torino e Roma arriveranno oggi in città per sostenere la lotta dei genovesi. Per Genova una nuova giornata di sofferenza.
Tranvieri,ora è effetto domino
e Roma si unisce alla lotta
Segnali di solidarietà dall'Atac, l' azienda dei trasporti romana: atteso l'arrivo di lavoratori dalla capitale per unirsi alla protesta. La cronaca della protesta con i cortei che hanno coinvolto anche Aster e Amiu
UN EFFETTO domino. La protesta di Amt dilaga e raggiunge Roma, dove si sentono i primi tamburi di guerra e le minacce del blocco dei bus, dopo che la scure del governo ha tagliato i fondi per il trasporto pubblico nazionale. La lotta si fa sempre più dura. Genova oggi risponde con il quarto giorno di sciopero selvaggio di fila contro il rischio di privatizzazione dell'Azienda, al termine di una giornata ad alta tensione per via della trattativa, poi interrotta, con il Comune, caratterizzata dal malcontento, ma anche dalla partecipazione, della gente (11.000 adesioni alla pagina dedicata su Facebook) per i bus ancora fermi nelle rimesse e il traffico paralizzato dai cortei. I lavoratori hanno atteso ore davanti a Tursi l'esito dell'incontro con il sindaco Marco Doria, ma le parole dei sindacalisti sono state una doccia gelata: "L'amministrazione ha proposto di rinnovare i contratti di solidarietà e i tagli agli stipendi anche per il 2014. È inaccettabile, la lotta deve continuare". Stamattina si ricomincia a marciare. Alle Sala Chiamata in Porto si terrà l'assemblea generale. È previsto l'arrivo dalla capitale di pullman con autoferrotranvieri che parteciperanno alle manifestazioni in segno di solidarietà e non escluso che ci siano i lavoratori del porto e gli studenti.
Il terzo giorno consecutivo di sciopero è iniziato alle 8.30, con i cortei partiti dai depositi di Sampierdarena, Cornigliano e Gavette, a Staglieno. In centinaia si muovono verso il centro. Alla protesta si uniscono anche i lavoratori Amiu (ieri non hanno effettuato la raccolta della spazzatura), e Aster (manutenzioni). In Val Bisagno i mezzi di Amiu bloccano via Adamoli, mentre a Brignole c'è tensione quando i lavoratori fermano il "Solidarbus" messo a disposizione delle associazioni consumatori (il servizio oggi verrà sospeso). I cortei si incrociano tra Fiume-Cadorna e sono aperti da due striscioni: "Tutti a Tursi" e "Ora e sempre resistenza". Dopo aver sfilato lungo via XX Settembre (dove sotto il Ponte Monumentale si fermano per un minuto a ricordo dei morti dell'alluvione in Sardegna, con il silenzio suonato alla tromba da un lavoratore Amt), raggiungono via Roma e Corvetto con l'obiettivo di arrivare in via Garibaldi e andare in Comune. I delegati sindacali mantengono l'ordine e dopo un'ora di blocco a Corvetto, centinaia di persone tornano a De Ferrari davanti alla Regione. Tra cori e insulti contro il sindaco Doria, il governatore Claudio Burlando e Matteo Renzi, nonostante la pioggia e il vento, i manifestanti rinunciano a raggiungere la sede del Pd in piazza della Vittoria e ritornano a Corvetto. Per qualche tratto, si uniscono anche alcuni taxi, in segno di solidarietà. Fischietti, tamburi, trombe scandiscono il ritmo della protesta durante il percorso nelle due gallerie fino all'arrivo poco dopo le 13.30 in via Cairoli, dove il "serpentone" si dirige in Comune.
Alle 16.30 inizia il consiglio comunale a porte chiuse. Il portone viene chiuso, a presidiarlo solo una decina di poliziotti, tra i quali il vicario Vincenzo Ciarambino e il vicecapo della Digos, Patrizia Bonalumi. Più di
mille manifestanti "assediano" l'edificio per tutto il pomeriggio. Ragazzi suonano i tamburi, viene offerto caffè caldo. Alle 18.30 Andrea Gatto, sindacalista del Faisa-Cisal, esce dal palazzo e prende in mano il megafono. "Il Comune ha ribadito che non intende rispettare gli accordi. Ci chiedono ulteriori sacrifici che non siamo disposti a sopportare. Torniamo tutti a casa". I lavoratori riprendono a marciare. Oggi il quarto round.
Sciopero Amt a Genova: la protesta va avanti a oltranza
I tranvieri non mollano. Quarto giorno di stop al servizio. In arrivo delegazioni da Roma, Milano e Torino. Venerdì 22 nessuna manifestazione annunciata
La protesta di Amt non si ferma
Lo sciopero dei dipendenti di Amt va avanti a oltranza. Anchevenerdì 22 novembre, nessun mezzo di trasporto pubblico circolerà per le vie del capoluogo ligure. Dopo l'incontro, infruttuoso, di giovedì 21 novembre tra la delegazione sindacale dell'azienda di mobilità e trasporti e la Giunta Comunale guidata dal sindaco Marco Doria, i tranvieri hanno deciso diproseguire lo sciopero e di non arretrare di un millimetro.
La lotta dei lavoratori sembra non voler finire. A nulla sono valse le precettazioni e le multe (fino a mille Euro, poco meno di uno stipendio mensile) inflitte dal prefetto Giovanni Balsamo, che avrebbe giudicato lo sciopero dei tranvieri irresponsabile e intollerabile per la città e per i cittadini.
Nonostante i forti disagi alla viabilità che colpiscono soprattutto chi vive nelle zone periferiche della città, il sostegno dei cittadini alla protesta dei lavoratori non sembra fermarsi.
Dopo aver incontrato il sostegno dei dipendenti di Aster, Amiue di una delegazione di tassiti, che hanno manifestato nella giornata di giovedì 21 novembre affianco ai tranvieri, la lotta di Amt ha trovato l'appoggio di altre aziende di trasporto pubblico fuori dai confini cittadini. È previsto infatti l'arrivo in città didelegazioni di tranvieri da Roma, Milano e Torino.
In queste ore non è ancora chiaro se ci saranno mobilitazioni o manifestazioni in giro per la città, né quando lo sciopero sarà interrotto. Intanto lunedì 25 novembre incroceranno le braccia anche i tranvieri della Spezia, per uno sciopero di 8 ore.
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