"L'uccisione di Moro è avvenuta per mano delle Brigate Rosse, ma anche e soprattutto per il volere di Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e del sottosegretario Nicola Lettieri". Ferdinando Imposimato, al tempo giudice istruttore della vicenda del sequestro e dell'uccisione di Moro, interviene sul Caso Moro. E lo fa da Reggio Calabria, sul palco della rassegna Tabularasa dell'associazione Urba/Strill.it.
"Se non mi fossero stati nascosti alcuni documenti - ha aggiunto - li avrei incriminati per concorso in associazione per il fatto. I servizi segreti avevano scoperto dove le Br lo nascondevano, così come i carabinieri. Il generale Dalla Chiesa avrebbe voluto intervenire con i suoi uomini e la Polizia per liberarlo in tutta sicurezza, ma due giorni prima dell'uccisione ricevettero l'ordine di abbandonare il luogo attiguo a quello della prigionia".
"Quei politici - ha detto Imposimato - sono responsabili anche delle stragi: da Piazza Fontana a quelle di Via D'Amelio.
Lo specchietto per le allodole si chiama Gladio. A Falcone e Borsellino rimprovero soltanto di non aver detto quanto sapevano, perché avevano capito e intuito tutto, tacendo per rispetto delle istituzioni. Per ucciderli Cosa Nostra ha eseguito il volere della Falange Armata, una frangia dei servizi segreti".
Lo specchietto per le allodole si chiama Gladio. A Falcone e Borsellino rimprovero soltanto di non aver detto quanto sapevano, perché avevano capito e intuito tutto, tacendo per rispetto delle istituzioni. Per ucciderli Cosa Nostra ha eseguito il volere della Falange Armata, una frangia dei servizi segreti".
Lo stesso Imposimato all'inizio di giugno ha presentato un esposto alla Procura di Roma. Secondo il giudice le forze dell'ordine sapevano dov'era la prigione di Moro. Così i magistrati di Roma hanno aperto un fascicolo senza ipotesi di reato né indagati aperto per valutare se esistano nuovi indizi per riaprire le indagini sulla morte di Aldo Moro. "Massima fiducia nella volontà dei giudici di accertare la verità sulla morte di Moro". Nel testo le rivelazioni di 4 appartenenti a forze dell'ordine e armate secondo cui il covo Br di via Montalcini fu monitorato per settimane.
Ma non è l'unica indagine che "riapre" il Caso Moro. Le dichiarazioni di Imposimato arrivano dopo che la procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine relativo alledichiarazioni di due artificieri che spostano alle 11 l'ora del ritrovamento della Renault 4 con il cadavere di Aldo Moro e la presenza dell'allora ministro degli Interni, Francesco Cossiga, in via Caetani.
Già, perché Vitantonio Raso e il suo collega Giovanni Circhetta non sono mai stati interrogati. E nei giorni scorsi hanno deciso di raccontare la propria verità. Gli antisabotatori, che per primi arrivarono all'R4 rossa, con il corpo di Moro nel bagagliaio, in via Caetani, il 9 di maggio di 35 anni fa, spostano l'ora del ritrovamento dell'auto e del cadavere dello statista a prima delle 11, mentre era delle 12.30 la famosa telefonata delle Br che annunciava l'uccisione di Moro ed il luogo dove trovarne il corpo.
- Gli artificieri: "Sapevamo della morte di Moro prima della telefonata delle Br
- Intervista all'artificiere Vitantonio Raso: "Ho visto Cossiga a via Caetani prima della chiamata"
- Intervista al maresciallo Giovanni Circhetta: "C'erano carte e assegni sul sedile dell'R4. Che fine hanno fatto?"
- Claudio Signorile: "Quella mattina ero con Cossiga ed era l'ora del caffè non dell'aperitivo"
- Il Carabiniere Antonio Cornacchia: "Sono giunto in Via Caetani alle 13,20. Gli artificieri sono arrivati dopo"
http://www.huffingtonpost.it
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