Un solo articolo. Uno, da introdurre nel codice penale, che potrebbe cambiare per sempre la forma di espressione del dissenso. Mercoledì alla Camera, infatti, è approdata la proposta del Pdl, a cura di Ignazio Abrignani, che prevede pene a dire poco severe per chiunque disturbi una manifestazione politica.
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"Chiunque con qualsiasi mezzo impedisce o turba una riunione politica, sia pubblica che privata, è punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da 1.000 a 2.500 euro - recita fedelmente il testo, che aggiunge - se la riunione è di propaganda elettorale la multa è raddoppiata". Prevista anche un aggravante, con la "reclusione da due a cinque anni" se il contestare è un pubblico ufficiale.
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Nell'aula del Transatlantico, però, in ben pochi sono rimasti sorpresi. E' dallo scorso maggio, infatti, che Abrignani lavora a questo disegno di legge. Con esattezza, lo studio era cominciato subito dopo la manifestazione del Pdl a Brescia del 12 maggio, durante la quale non erano mancati momenti di tensione fra i fedelissimi del Cavaliere e i suoi "avversari". In quel caso, il Pdl aveva denunciato di "manifestanti presi a calci" e Berlusconi aveva deciso di annullare tutte le partecipazioni ai futuri comizi.
Nel "day after", il capogruppo del Pdl alla Camera Renato Brunetta si era sfogato su "Il Giornale": "Se non si interviene subito, il virus delle contestazioni sistematiche sarà legittimato e diverrà endemico, così da indurre a rinunciare a incontri pubblici di chi è sgradito a qualcuno". Insomma, era apparso necessario intervenire immediatamente per evitare ulteriori contestazione a Berlusconi.
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Però, nessuna accusa di volere azzerare il dissenso, come aveva spiegato lo stesso Ignazio Abrignani durante la "creazione" del progetto legge: "Si tratta di assicurare la libertà di manifestare, garantita dalla Costituzione". Quindi, una legge che preveda il carcere per chi manifesta "contro qualcuno" serve e garantire la "libertà di manifestare". I cari, vecchi, paradossi italiani.
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