D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


martedì 2 luglio 2013

Pd, la commedia del malpancismo

malpancismo Il simplicissimusQualche mese fa milioni di italiani hanno dato il voto al Pd perché cacciasse Berlusconi ma si sono trovati ad essere alleati e anzi succubi del cavalier di Arcore. Ed è uno sprofondare senza fine, al quale non c’è limite o argine, tanto che si accetta persino la Santanchè, isterico bignami del peggiore berlusconismo, alla vicepresidenza della Camera. Addirittura sostenendo che la carica è un affare interno del Pdl. Del resto il Pd, ben lontano dal rappresentare una qualsiasi posizione politica, è un caos di bande, banche, bandoli, bandi di concorso alla segreteria intenti a rappresentare solo interessi di clan e dal quale non ci si può aspettare più nulla se non una salvifica disgregazione.
E tuttavia  non manca in tutto questo l’aspetto farsesco, il siparietto destinato a far credere al popolo di sinistra o quanto meno agli scippati dei due euro delle primarie, che l’osceno amplesso con il Cavaliere, ma soprattutto con le tesi e le prassi più reazionarie del liberismo, siano uno stato di necessità, una stazione obbligata della via crucis, che l’ubbidire a Silvio sia una corona di spine e non un invito al goloso e ottuso banchetto del declino. Così il Pd ha creato una sua tecnica di scena che si chiama malpancismo, derivata direttamente dalle esperienze dell’eta scolare quando si fingeva di star male per non andare a scuola. Certo, votiamo per gli F 35, diamo l’assenso per precarizzare definitivamente il lavoro, ce ne freghiamo degli esodati, impoveriamo il Paese in nome dei diktat della finanza, ci facciamo qualche banca, baciamo sulla guancia Berlusconi e ci asteniamo sulla Santanchè, però non crediate che non siamo di sinistra: facciamo tutto questo, ma col di pancia.
Li chiamano giovani turchi, ma dovrebbero più propriamente battezzarli Buscopan perché sono proprio loro che usano e abusano del mugugno come succedaneo della politica. A parte qualche personaggio come Civati, gli Orfini, i Fassina, gli Orlando fingono una gastrite cronica, senza però tentare di curarla con un bel no.  Dicono sì e si massaggiano la pancia, ahi che dolor. Del resto come potrebbero distinguersi tra dalemiani, bersaniani, renziani, lettiani, bindiani, veltroniani, prodiani, realacciani, franceschiniani, serracchianidi e tutte le altre sottospecie e incroci? Li distingui perché sono quelli non piegati in posa turpe, ma in posa malata. E si lamentano. Immagino che avranno anche loro canovacci di aria fritta per far finta di avere politicamente un senso: tanto di cappello ai ghost writers costretti a tanto, ma il vero senso lo acquistano con una parte in commedia che tenta di mostrare un Pd in imbarazzo nel massacro sociale e nella fratellanza di sangue col Cavaliere. Ma non si può abusare perché gli elettori potrebbero finalmente decidere che è venuto il momento che si liberino. E di mandarli… indovinate voi a fare che.

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