In provincia di Siena, nei pressi di Montalcino, mi è capitato di vedere un campo di erba rossa e lo stupore si è ben presto tramutato in indignazione. Nel passato il lavoro dell’uomo, in equilibrio con l’incedere della natura, ha prodotto del cibo nutriente e plasmato dei paesaggi meravigliosi. L’erba divenuta rossa conferma che il patto con la natura è stato rotto. Questo triste spettacolo è causato dall’uso dei pesticidi. Quando l’erba viene bruciata dal glifosate cambia colore e assume diverse tonalità che possono variare dal rosso al giallo, passando per l’arancio.
Il colpevole è il Roundup della Monsanto, un diserbante che distrugge ogni organismo vegetale attraverso una lenta agonia. Il Roundup è utilizzato in agricoltura dagli anni ’70 e ormai ha saturato l’ambiente. Secondo il blog “nutrizione naturale” nei test effettuati sull’aria e sulle acque piovane del Missisipi, Iowa e Indiana è stata trovata traccia del glisofato in circa il 70% dei campioni analizzati. Il glifosato entra nelle foglie, portando la morte come il peggiore dei veleni, e può resistere nel terreno per anni, distruggendo gran parte di quei microrganismi utili alla vita delle piante. Secondo gli studi del Dr Hubert della Purdue University il glisofato annidiandosi nelle foglie delle piante, non può essere dilavato dalla pioggia. Quando il vegetale “trattato” entra nel nostro intestino, altera la microflora e abbassa le difese immunitarie.
Nonostante l’attività criminale delle multinazionali agrochimiche, chi dovrebbe tutelare la salute dorme sonni tranquilli. La Commissione europea ha deciso di posticipare di tre anni, al 2015, la verifica decennale sui diserbanti chimici. Il Sindaco di Siena, Bruno Valentini, interpellato sul fenomeno dei campi di erba “rossa” ha risposto al consigliere comunale 5 stelle, Giorgio Pinotti, che la normativa per i prodotti fitosanitari verrà rivista nel 2016. Fino a quel momento, chi sparge i diserbanti autorizzati dal Ministero della Salute è tenuto, soltanto, a rispettare norme di utilizzo e di comunicazione generiche. Secondo le disposizioni vigenti, le aziende agricole dovrebbero preoccuparsi di spruzzare il diserbante in assenza di vento, lontano duecento metri dai corsi d’acqua, impedire che il terreno trattato venga smosso e di avvertire la popolazione con dei cartelli, come usa in edilizia.
Anche se venisse adottato quanto prescrive la legge, vi sembrano delle misure accettabili per scongiurare una catastrofe che ha già impoverito tanti terreni e ucciso molte persone. Visto che nel teatrino della politica italiana, in un qualche modo, vengono accettate le evasive risposte date dalle autorità competenti, si evince che nessuno, ma proprio nessuno, si sta occupando del bene comune. L’università di Colombo ha stabilito che vi sono delle correlazioni tra i numerosi decessi per malattie renali dei contadini cingalesi e il glisofato. Cosa aspettiamo a mettere al bando, da subito, questa chimica della morte?
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